Il nuovo disco dei Pink Floyd
È uscito oggi, è fatto di 18 canzoni di cui una sola cantata, e sarà anche l'ultimo: la sintesi delle recensioni è "mah"
I Pink Floyd, una delle più famose rock band di sempre, hanno pubblicato The Endless River, che è il loro quindicesimo disco. È diviso in quattro parti ed è composto da 18 canzoni, tutte basate su materiale registrato dai Pink Floyd nel 1993, quando era ancora vivo lo storico tastierista del gruppo Richard Wright (morto di cancro nel 2008).
Il giornalista musicale del Guardian Alexis Petridis l’ha per questo definito un “nuovo” disco, fra virgolette: è infatti composto per la maggior parte da canzoni strumentali, basate su giri di chitarra o di tastiera appena accennati. L’unica canzone accompagnata dalla voce è l’ultima, “Louder Than Words”, scritta dal chitarrista David Gilmour assieme a sua moglie Polly Samson. The Endless River sarà molto probabilmente l’ultimo disco dei Pink Floyd, che fra l’altro non hanno in programma alcun tour per promuoverlo. Gilmour, l’unico membro della band ancora vivo insieme al batterista Nick Mason – ha detto durante un’intervista alla BBC di essere «piuttosto sicuro» che il disco «non avrà un seguito».
Come ci siamo arrivati
I Pink Floyd, al contrario di numerose altre rock band, non hanno cambiato musicisti e – di conseguenza – stile musicale tante volte. La loro carriera si può dividere sostanzialmente in tre grandi blocchi: dalla loro fondazione, nel 1965, fino approssimativamente al 1972, erano una band di rock progressivo/psichedelico (di cui fino al 1968 fece anche parte Syd Barrett, leggendario musicista e pittore, ritiratosi dopo un disco coi Pink Floyd e due da solista alimentando una montagna di voci sulle proprie condizioni e sulla propria influenza sui successivi dischi della band).
Dopo, nel giro di sei anni, uscirono i tre dischi più celebri e apprezzati dei Pink Floyd: The Dark Side of the Moon (il terzo disco più venduto della storia) nel 1973, Wish You Were Here nel 1975 e The Wall, nel 1979 (quest’ultimo realizzato su un’idea del bassista Roger Waters). Waters uscì dalla band nel 1985 per non tornarci mai più (a parte una estemporanea reunion per il Live Aid del 2005: ha già detto di non avere avuto niente a che fare con The Endless River): gli altri tre – Gilmour, Mason e Wright – hanno poi fatto uscire tre dischi (compreso The Endless River), influenzati dallo stile pacato e ripulito di Gilmour. L’ultimo tour fatto dalla band è quello che servì a promuovere il disco Division Bell, del 1994: è il disco le cui registrazioni preparatorie compongono The Endless River.
E com’è, questo The Endless River?
Non granché, pare. La nota rivista musicale NME gli ha attribuito un voto di 5 su 10, spiegando che si tratta di una specie di «postscriptum, piuttosto che di un canto del cigno» e che «suona esattamente come quello che è, di fatto: una raccolta di canzoni escluse da Division Bell, messe in ordine». Rolling Stone, invece, ne ha fatto una recensione piuttosto buona, assegnandogli 3 stelle e mezzo su un massimo di 5 e apprezzando il fatto che «scorra via come un requiem attraverso un suono familiare». Petridis, sul Guardian, riconosce che dentro al disco ci sono suoni familiari e musica molto ben fatta. Detto questo, però, dice:
«Ci sono anche momenti in cui il disco suona come una serie di prologhi musicali messi in fila. Ascolti qualcosa come il pezzo “Anisina” e pensi: carino, ma vi sarebbe costato molto lavorarci su e ricavarne una canzone? Anche perché l’unica volta in cui lo fanno, in occasione di Louder Than Words, viene fuori una gran cosa: la canzone è maestosa, sincera e commovente. Il disco poteva averne bisogno, di un altro paio così».