Aboliremo gli scontrini?
Sì, ha detto ieri la direttrice dell'Agenzia dell'Entrate, che li ha definiti «inefficaci»: ma solo una volta attuata la «completa tracciabilità» dei pagamenti
La direttrice dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, è intervenuta giovedì durante un seminario organizzato della commissione Finanze della Camera intitolato “Il contrasto dell’evasione fiscale”. Nel corso del suo intervento, Orlandi ha parlato fra le altre cose della necessità di un «miglioramento del rapporto di fiducia tra fisco e contribuenti» puntando sulla «autocorrezione del contribuente», e in generale della necessità di modernizzare alcune attività dell’Agenzia. Dai giornali di oggi è stato ripreso un passaggio in particolare del discorso di Orlandi, nella quale veniva spiegato che «in prospettiva, l’attuazione della completa tracciabilità comporterà l’abbandono di alcuni strumenti risultati inefficaci (come i misuratori fiscali e le ricevute fiscali)». Gli scontrini, quindi.
Poco dopo aver definito una priorità «incentivare l’uso di strumenti tracciabili per effettuare pagamenti in ogni ambito», cioè fondamentalmente l’utilizzo dei sistemi di pagamento elettronico, Orlando ha suggerito che col tempo andranno eliminati i registratori di cassa che emettono scontrini – che documentano la cessione di un bene – e le ricevute fiscali, i loro equivalenti per quanto riguarda la prestazione di un servizio (il governo Monti nel 2012 ha provato a incentivare l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronico limitando a 1000 euro la soglia di pagamento in contanti per l’acquisto di un bene, sebbene con alcune deroghe). Il Sole 24 Ore suggerisce che questo tipo di pratica possa essere sostituita dalla fatturazione elettronica da parte dai commercianti, un sistema già in uso nella pubblica amministrazione che permette l’accumulo di dati sulle vendite o la prestazione di servizi in un archivio digitale.
Lo scontrino fiscale è stato introdotto a partire dall’1 luglio 1983 come strumento per contrastare l’evasione fiscale. Nei suoi primi tre anni di esistenza l’obbligo di emissione è stato introdotto progressivamente, e ha riguardato man mano i commercianti che dichiaravano un volume fiscale sempre più basso. Lo scontrino deve contenere la data e ora di emissione, il proprio numero progressivo, alcune informazioni sull’attività commerciale che lo emette, la sua partita IVA, l’importo pagato e il “logotipo fiscale”, un numero appartenente al registratore di cassa che lo ha emesso. Non devono emetterlo, per legge, benzinai, tabaccai e giornalai. Negli anni è stato molto criticato dai commercianti perché ritenuto molto invasivo – motivo per cui alcuni non rispettano l’obbligo di emissione – e sono nate campagne per incentivare i clienti a richiederlo sempre: in pratica è diventato il «simbolo leggero della sfiducia profonda di clienti, ristoratori e commercianti fra loro», come ha scritto Beppe Severgnini sul Corriere della Sera.
Ancora oggi la sua introduzione viene difesa dall’economista Franco Reviglio, che fra il 1982 e il 1983 era ministro socialista del Bilancio e della Programmazione economica: in un’intervista pubblicata oggi da Repubblica Reviglio definisce la ricevuta e lo scontrino «strumenti efficaci di lotta all’evasione fiscale» e dice che lo scontrino ha avuto «una funzione educativa non di secondaria importanza: il contribuente ha capito di essere portatore di un interesse specifico nell’azione di contrasto all’evasione fiscale».
L’attuazione di una maggiore tracciabilità dei pagamenti porterà al superamento degli scontrini fiscali e anche all’abbandono dei blitz sul territorio. Lo ha spiegato il direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi parlando in un dibattito sulla lotta all’evasione in corso alla Camera. «In prospettiva – ha detto Rossella Orlandi – l’attuazione della completa tracciabilità comporterà l’abbandono di alcuni strumenti risultati inefficaci (come i misuratori fiscali e le ricevute fiscali), con minori oneri per le imprese ed il progressivo abbandono di controlli massivi sul territorio da parte dell’amministrazione finanziaria».
Controlli punteranno più all’auto-correzione
Illustrando le novità previste dalla legge di stabilità su ravvedimento operoso e dichiarazione integrativa, Rossella Orlandi ha detto che l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione dei contribuenti i dati in proprio possesso acquisiti direttamente o indirettamente tramite le diverse banche dati. L’obiettivo è quello di ”cambiare verso” ai controlli: per puntare «sull’autocorrezione del contribuente e concentrare il contrasto alle frodi e ai contribuenti meno collaborativi».Migliorare il rapporto di fiducia fra fisco e contribuente
La delega fiscale «comporta la revisione del sistema tributario, con l’obiettivo di trovare delle soluzioni di semplificazione, di conseguenza mira a favorire la ripresa dell’economia ponendo le basi per il miglioramento del rapporto di fiducia tra fisco e contribuenti», ha affermato il direttore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi.
(Continua a leggere sul sito del Sole 24 Ore)
foto: RENATO FRANCESCHIN / LAPRESSE