L’ora legale serve davvero?
Il convenzionale cambio di orario durante primavera ed estate aiuta a risparmiare energia oppure no? Secondo diversi studi, forse non serve più
Domenica 26 ottobre in Italia e in molti altri paesi si è conclusa l’ora legale e si è tornati a seguire l’ora solare. L’ora legale è una convenzione: si decide di portare avanti l’orologio di un’ora, durante il periodo estivo, per aumentare la luce solare nel tardo pomeriggio e risparmiare energia. L’inizio dell’ora legale cambia da paese a paese: nell’Unione Europea entra in vigore l’ultima domenica di marzo e termina l’ultima domenica di ottobre, mentre negli Stati Uniti comincia la seconda domenica di marzo e finisce la prima domenica di novembre. In Italia l’ora legale venne introdotta per la prima volta nel 1916, per risparmiare energia elettrica durante la Prima guerra mondiale; fu poi abolita e ripristinata più volte negli anni seguenti, fino al 1965, anno in cui venne adottata definitivamente.
Qualche giorno fa, più o meno in corrispondenza della fine dell’ora legale, un articolo del Wall Street Journal ha esplorato la questione della sua reale utilità, citando studi favorevoli e contrari. Uno degli studi più recenti, condotto dal dipartimento dell’Energia americano nel 2007, aveva cercato di capire se ci fosse un effettivo risparmio energetico: aveva quindi esteso l’ora legale di quattro settimane (all’inizio e alla fine dell’entrata in vigore) per raccogliere dati e compararli con lo stesso periodo dell’anno precedente. Gli studiosi esaminarono i dati, forniti da 77 aziende che producevano i due terzi del consumo totale di energia degli Stati Uniti, e li compararono ai dati dello stesso periodo del 2006, quando non c’era l’ora legale: risultò che c’era una riduzione dei consumi dello 0,5 per cento in primavera e dello 0,38 per cento in autunno.
Hendrik Wolff, professore di economia all’università di Washington, fu consultato dallo stesso dipartimento dell’Energia su questa ricerca: disse che l’analisi era limitata e non aveva un controllo scientifico dei dati, il che rendeva impossibile determinare se i cambiamenti erano avvenuti per l’ora legale o se fossero stati influenzati da altre situazioni.
Lo stesso Hendrik Wolff portò avanti una ricerca sull’ora legale nel 2007, analizzando i dati del consumo elettrico di due stati dell’Australia nel 2000, che adottarono l’ora legale due mesi prima del solito per facilitare lo svolgimento delle Olimpiadi di quell’anno a Sydney. Per evitare che il consumo dell’energia per le Olimpiadi condizionasse lo studio, i ricercatori esclusero le due settimane di svolgimento dei Giochi dalle analisi. Esaminarono i dati del consumo elettrico (considerati a intervalli di mezz’ora ciascuno) dello stato del Victoria che, come il New South Wales, estese l’ora legale ma non ospitò i Giochi. Come dati di controllo presero in considerazione il vicino stato della South Australia, che non estese l’ora legale, e compararono i dati dei due stati su un periodo di sette anni, dal 1999 al 2005.
Lo studio, che fu pubblicato dal Journal of Environmental Economics and Management, sosteneva che l’uso dell’elettricità scendesse nelle ore serali, ma aumentasse al mattino: in definitiva non c’era nessun risparmio di energia. Wolff disse: «Possiamo confutare l’ipotesi del risparmio energetico. Lo studio riporta anche che la scoperta può avere validità anche negli Stati Uniti, particolarmente in California, dove le condizioni ambientali sono simili a quelle del Victoria».
Matthew Kotchen, professore di economia a Yale, riuscì a studiare nel 2006 un altro caso americano particolare, quello dell’Indiana: quell’anno infatti l’Indiana introdusse per la prima volta ufficialmente l’ora legale in tutto il territorio (prima solo 15 delle 92 contee utilizzavano questa convenzione). Kotchen esaminò il consumo elettrico prima e dopo l’introduzione dell’ora legale e prese in considerazione due gruppi diversi: una contea che utilizzava l’ora legale per la prima volta e una che la utilizzava già precedentemente. Lo studio, pubblicato sulla Review of Economics and Statistics, analizzò solamente i dati residenziali, ma gli studiosi erano convinti che i dati sui consumi commerciali non avrebbero alterato le loro scoperte. Kotchen spiegò: «I grossi negozi non spengono l’illuminazione a seconda della luce esterna, nei palazzi commerciali le luci sono sempre accese quando c’è gente dentro che lavora».
La ricerca di Kotchen sosteneva addirittura che l’ora legale aumentasse il consumo di elettricità, piuttosto che diminuirlo. Le condizioni avrebbero potuto variare da stato a stato, ma gli studiosi conclusero che le condizioni in Indiana rappresentassero una buona parte della nazione. Questo non voleva dire che l’ora legale non aveva mai funzionato dalla sua introduzione, ma secondo Kotchen il mondo era cambiato: l’illuminazione rappresentava solo una piccola parte del consumo elettrico in casa, mentre i consumi maggiori venivano dal riscaldamento e dall’aria condizionata.
Un articolo del Washington Post del marzo 2012 riporta numerose ricerche sugli effetti dell’ora legale. Molti hanno cercato di provare che l’effettiva riduzione dei consumi elettrici viene influenzata dal riscaldamento e dall’aria condizionata e che quindi in definitiva non ci sono benefici. Diversi studi, tra cui uno del 2008 condotto da Myriam B.C. Aries, professoressa all’Università tecnica di Eindhoven, suggeriscono anche che l’ora legale aumenti il consumo di benzina: il buio scende un’ora prima, quindi chi guida deve accendere i fari della macchina, che consumano energia. La ricerca del 2008 del dipartimento dell’Energia americano però non aveva riscontrato incrementi significativi nel consumo di benzina nel 2007, durante l’estensione dell’ora legale di quell’anno.
Ci sono anche discussioni sul fatto che l’ora legale riduca o incrementi gli incidenti stradali. Da un lato, infatti, l’ora legale permette a un numero maggiore di persone di guidare un’ora in più con la luce del giorno e rende quindi più sicure le strade, secondo uno studio del 2005, pubblicato dall’American Journal of Public Health. Dall’altro lato, però, il cambio d’ora in primavera sottrae un’ora di sonno ai guidatori e incrementa il rischio di incidenti in quel periodo: nel 1996 il ricercatore Stanley Coren pubblicò uno studio sul New England Journal of Medicine argomentando che durante la primavera il numero di incidenti si alzava sensibilmente, mentre si riabbassava dopo la fine dell’ora legale.
L’ora legale influisce anche sulle attività commerciali: l’ora di luce in più permette di avere più gente in negozio fino a tardi, ma ha un impatto sui cinema e sull’audience della prima serata in tv, perché le persone preferiscono passeggiare all’aperto piuttosto che stare di fronte a uno schermo chiuse in casa.
Per quanto riguarda invece gli effetti sulla salute, i risultati degli studi sono molto contrastanti. L’ora di luce in più fa bene per la sintesi della vitamina D, importante per l’organismo, ma la variazione nelle ore di sonno può far male. Una ricerca del 2012, pubblicata dall’università dell’Alabama, sostiene che i lunedì e i martedì dopo l’entrata in vigore dell’ora legale si possono associare a un incremento del 10 per cento del rischio di avere un attacco cardiaco. Uno studio del 2009, pubblicato dal Journal of Applied Psychology, sostiene che i lavoratori stanchi a causa dell’ora legale siano molto più a rischio per quanto riguarda gli incidenti sul lavoro.
In questa mappa del Washington Post i paesi in blu e in arancione sono rispettivamente i paesi dei due emisferi, nord e sud, che oggi utilizzano l’ora legale; in grigio chiaro sono evidenziati i paesi che una volta usavano l’ora legale (e ora non più), mentre in grigio scuro i paesi che non l’hanno mai introdotta.