Chi ha scritto la musica di Bach?
Nel documentario "Written by Mrs Bach" alcuni ricercatori sostengono che tre dei più importanti capolavori del compositore tedesco furono in realtà scritti dalla moglie
di Fred Barbash - Washington Post
Anna Magdalena condusse una vita difficile. Era una cantante e una musicista piuttosto dotata, ma si sposò con un genio egotico e ostinato che credeva che il mondo dovesse ruotare intorno a lui e si lamentava quando non lo faceva. Anna lavorava costantemente per portare avanti gli affari di famiglia, cioè la musica, mentre rimase incinta ogni anno tra il 1723 al 1737. Partorì tredici figli di cui sette morirono in giovane età. Dopo la morte di suo marito, Anna divenne semplicemente “la vedova Bach”. Suo marito, Johann Sebastian Bach, in realtà non morì mai. Il “padre di tutte le armonie”, come venne chiamato da Beethoven, vive nell’immortalità. Oggi un nuovo documentario cerca di riportare Anna, e per estensione tutte le altre donne i cui traguardi musicali sono stati ignorati nel corso della storia, al posto che le spetta.
Nel documentario “Written by Mrs Bach” (“Scritto dalla signora Bach”), che tra poco sarà proiettato in prima visione a Londra e che quindi sarà distribuito in Germania, tre esperti sostengono l’ipotesi che Anna Magdalena Bach scrisse alcuni dei più importanti lavori attribuiti al marito. Si tratta di tre capolavori immortali.
– La “Suite per violoncello”, che conta sei diverse composizioni (la prima delle quali è stata resa popolare dal film Master & Commander Sfida ai confini del mondo).
– L’aria all’inizio e alla fine delle “Variazioni Goldberg”.
– Una porzione de “Il clavicembalo ben temperato”.
“Scritto da Mrs Bach” si basa sul lavoro di tre persone: Martin Jarvis – direttore, musicista e professore di musica all’università Charles Darwin in Australia – Sally Beamish – compositrice inglese – e Heidi Harralson – esperta americana in documenti forensi. I tre non hanno dimostrato la veridicità della loro tesi al di là di ogni ragionevole dubbio, e non sostengono di averlo fatto. «Ci sono prove circostanziali della nostra tesi», ha detto però Jarvis in un’intervista con il Washington Post. «E in più ci sono forti prove “musicali». Insomma: è una teoria, ed è plausibile. L’argomento si basa su tre gambe: secondo i ricercatori, le composizioni deviano dagli altri lavori di Bach in maniera significativa sia per quanto riguarda gli aspetti tecnici che per quanto riguarda quelli strutturali. Tra le carte di Anna Magdalena sono stati inoltre ritrovati manoscritti con le tre composizioni che avevano scritto in francese “composto da Mrs Bach”. Infine, non ci sono prove che le composizioni siano state scritte da Bach, ma soltanto l’assunzione che Bach abbia davvero scritto tutto quello che gli è stato successivamente attribuito. Bach, infatti, lasciò pochissimi documenti che possono aiutare effettivamente a documentare il suo lavoro.
La compositrice Beamish ha detto in un’intervista al Washington Post: «Quando mi è stata raccontata questa teoria ho pensato: “È impossibile, non può averle scritte lei!”. E ho pensato di nuovo: “Ma che cosa sto dicendo? Io stessa sono un compositrice professionale”. Così ho voluto indagare più a fondo per cercare di capire le ragioni per cui per secoli si è pensato che donne non potessero comporre musica». Jarvis, il direttore d’orchestra che per primo ha elaborato la teoria, cominciò a sospettare che non fosse Bach l’autore dei pezzi quando per la prima volta si trovò a doverli suonare alla scuola di musica. «Fu il momento in cui cominciai davvero a pensare che queste musiche non fossero state scritte da Bach», ha raccontato durante una lezione nel 2012. «Fu l’inizio del mio viaggio durato 34 anni per scoprire chi fosse il vero compositore delle “Suite per violoncello”».
Jarvis riconosce che le sue teorie lo hanno reso una specie di paria tra molti storici della musica che hanno accolto la sua teoria con molto scetticismo. Ma i suoi argomenti sono intriganti. Anna Magdalena era una cantante dotata che arrivava da una famiglia di musicisti e sposò Bach nel 1721 dopo la morte della prima moglie di lui. Bach lavorò come musicista di corte e poi come “Kapellmeister”, cioè direttore e insegnate di musica, per diversi principi tedeschi, chiese e città, come Weimar, Köthen e Lipsia. Il suo lavoro richiedeva una produzione regolare di musiche religiose: in sostanza, una composizione a settimana. A queste si aggiungevano anche tutte le composizioni da realizzare per le occasioni speciali. Questa forte domanda di lavoro spiega in parte perché Bach era così prolifico: era costretto a produrre. Il suo catalogo include più di 1.100 composizioni, senza contare i lavori che probabilmente sono andati persi.
Rispettare questa elevata richiesta di composizioni musicali richiedeva un lavoro da parte di tutta la famiglia. «Sappiamo che i suoi figli lo aiutavano con le composizioni. Perché non poteva farlo anche la moglie?», sostiene Jarvis. In effetti Bach offriva ai committenti la sua intera famiglia come una specie di “pacchetto”. Un giorno scrisse a un possibile datore di lavoro: «Siamo tutti musicisti e vi posso assicurare che la mia famiglia può già formare una piccola orchestra. La mia attuale moglie è una buona soprano e la mia figlia più anziana può unirsi senza sfigurare». Anna Magdalena era una cantante piuttosto apprezzata, racconta Jarvis, e ad esempio fu assunta e ben pagata per i suoi servizi dal principe Leopoldo di Köthen.
Anna Magdalena sapeva di sicuro come scrivere musica. Tra gli altri suoi lavoro c’era anche quello di riprodurre le partiture di suo marito per distribuirle: il che spiega perché non è difficile trovare copie dei lavoro di Bach scritte a mano. Gli autori del documentario sostengono però che sarebbe strano trovare variazioni dei temi di Bach su partiture che invece ne dovrebbero essere la copia esatta. Eppure è proprio quello che i tre hanno trovato. Tra i documenti che appartenevano ad Anna, sono state ritrovate alcune partiture che non sembrano copiate da un’altra fonte, ma piuttosto sembrano manoscritti originali che contengono modifiche e variazioni, come se qualcuno ci avesse lavorato sopra. Quel qualcuno probabilmente è la stessa Anna.
Sostenere che Anna ha realizzato alcuni lavori normalmente attribuiti a suo marito non diminuisce di nulla la grandezza di Bach, ha detto Jarvis. Quelli messi in dubbio dal documentario non sono nemmeno i primi lavori la cui attribuzione a Bach è già messa in discussione. Bach, ha detto Jarvis, è «una costruzione della Germania della metà Ottocento. Ai tedeschi serviva un eroe culturale e Bach lo divenne».
@Washington Post