Le opere di Amedeo Modigliani a Pisa
Fino a febbraio 2015 sono esposte le opere del famoso pittore e scultore livornese e degli artisti della Scuola di Parigi, da Constantin Brancusi a André Derain
di Francesco Marinelli – @frankmarinelli
Il 3 ottobre scorso è stata inaugurata a Palazzo Blu di Pisa la mostra Amedeo Modigliani et ses amis, in cui sono esposte molte delle opere realizzate dal pittore e scultore italiano, uno dei più importanti del Novecento. La mostra di Palazzo Blu – che proseguirà fino al 15 febbraio 2015 – è stata concepita in modo da ricreare l’atmosfera culturale in cui visse Modigliani, dal periodo della sua formazione a Livorno, dove nacque il 12 luglio 1884, fino agli anni vissuti a Parigi, dove morì il 24 gennaio 1920, a 35 anni, per una tubercolosi.
La maggior parte delle opere esposte appartiene al periodo della cosiddetta Scuola di Parigi, termine coniato dal critico d’arte André Warnod: ci si riferisce a quel gruppo di artisti, riuniti a Parigi nel primo decennio del Novecento, che vollero sperimentare e approfondire le tecniche moderne della pittura concentrandosi sulla figura, a differenza dell’altra corrente dominante all’epoca che si rifaceva all’astrattismo tipico di alcune avanguardie come il Cubismo, il Futurismo, il Surrealismo, il Dada.
Modigliani in Italia
La prima sezione della mostra racconta l’infanzia di Modigliani, resa difficile da numerosi problemi di salute e dalla sua contrarietà ad adeguarsi alle regole della comunità ebraica cittadina, di cui faceva parte la sua famiglia. Sua madre, Eugenia Garcin, cercò comunque di assecondare la sua vocazione artistica, consentendogli di interrompere gli studi per iscriversi a un corso di pittura tenuto da Guglielmo Micheli. Amedeo Modigliani iniziò a dipingere a 13 anni: soprattutto ritratti e paesaggi ispirati allo stile dei Macchiaioli, come si evince dal dipinto “Piccola strada di campagna”. La sua produzione artistica si concentrò presto però sui ritratti. Tra i primi, e più importanti, ci fu “Ritratto di una donna coinvolta in una seduta spiritica”: la persona raffigurata nel quadro ha uno sguardo intenso e testimonia la passione di Modigliani per lo Spiritismo, che sperimentò insieme a un amico conosciuto nello studio di Micheli.
Gli anni di Parigi
Modigliani arrivò a Parigi nell’inverno del 1906 e con i soldi della madre affittò un appartamento nei pressi di Place de la Madeleine. Fin da subito iniziò a frequentare gli artisti che abitavano nella zona di Montmartre, come i pittori Moise Kisling, Juan Gris, Diego Rivera, i poeti Guillaume Apollinaire e Jean Cocteau: in modi e in tempi diversi tutti contribuirono a influenzare lui e il suo stile. In quegli anni Modigliani conobbe i fratelli Paul e Jean Alexandre, due collezionisti d’arte che comprarono molte delle sue opere: questo gli consentì di vivere in tranquillità per un po’, grazie alle numerose commissioni di ritratti che i fratelli Alexandre riuscirono a procurargli.
Modigliani dipinse anche il padre dei due, Jean-Baptiste: in mostra è esposto il disegno preparatorio. Nel 1908, sempre per il tramite dei fratelli Alexandre, Modigliani conobbe lo scultore rumeno Constantin Brancusi, con il quale divenne molto amico.
Le sculture
Dal 1909 al 1914 Modigliani si dedicò quasi esclusivamente alla scultura, sperimentando la tecnica del taglio diretto piuttosto che quella della modellazione. Le sue sculture raffiguravano teste e colli dalle forme allungate e occhi scuri privi di pupille. Avevano quasi sempre una postura ieratica e si ispiravano alle opere che risalivano all’arte egiziana, quella delle Cicladi e dei primitivi iberici che Modigliani aveva scoperto visitando il museo del Louvre.
Nel 1914 Amedeo Modigliani iniziò ad avere dei gravi problemi di salute, causati soprattutto dall’alcol e dalle sostanze stupefacenti, di cui abusava. Il suo stato di salute, d’altronde, era già precario a causa della tubercolosi contratta quando aveva 16 anni. Inoltre, Modigliani cominciò a risentire degli effetti dannosi per i polmoni causati dall’inalazione delle polveri prodotte dalla lavorazione della pietra: la gravità della situazione, le poche commesse ricevute e le pressioni del suo mercante, Leopold Zborowski, lo spinsero ad abbandonare la scultura per tornare a dedicarsi alla pittura. La prima mostra personale di Amedeo Modigliani si tenne il 3 dicembre 1917 alla Gallerie Berthe Weil: in quell’occasione Modigliani ebbe diversi problemi con il capo della polizia di Parigi che rimase scandalizzato per i suoi nudi. Modigliani fu costretto a chiudere la mostra poche ore dopo l’inaugurazione.
Il rapporto controverso con il Cubismo
Amedeo Modigliani cercò sempre di non farsi influenzare troppo dalla corrente artistica dominante in quel periodo, il Cubismo, di cui Picasso e Braque rappresentavano gli artisti principali: «Non parlate dei cubisti; cercano soltanto i mezzi, senza occuparsi della vita che li utilizza. Il genio deve penetrarla immediatamente», sosteneva. Le sue opere, tuttavia, appaiono in parte influenzate da diversi principi che si rifacevano al Cubismo, anche se definiva quella poetica troppo cerebrale e teorica. Modigliani voleva rappresentare la fisionomia stessa dell’essere umano, cioè la sua fisicità. Scomporne le membra sarebbe stato impensabile per lui: «Per lavorare ho bisogno di un essere vivente, vedermelo davanti. L’astrazione arida e muta è un vicolo cieco», disse.
Lo “stile Modigliani”
A differenza delle opere degli altri pittori appartenenti alla Scuola di Parigi, i dipinti di Modigliani non raffiguravano nulla del contesto circostante alla persona che veniva raffigurata. I personaggi apparivano autonomi e rivelavano poco del loro tempo e del loro ambiente, se non per i dettagli che si potevano dedurre dalle acconciature e dall’abbigliamento. I modelli di Modigliani si trovavano in un rapporto frontale rispetto allo sguardo del pittore (e dell’osservatore). Nei nudi, solitamente, le modelle posavano con un atteggiamento esibizionista, scoprendo il seno, il ventre e il pube. Per arrivare a un risultato soddisfacente Modigliani passava attraverso numerose fasi preparatorie, come dimostrano i disegni, a volte più di cento, che faceva prima di iniziare a dipingere sulla tela. Modigliani disegnava con grande rapidità, senza mai ritoccare le linee. Piuttosto che tornare sulla linea appena tracciata preferiva ricominciare, finché non riusciva a ottenere il profilo desiderato attraverso un unico getto. Tra i disegni più belli presenti alla mostra ci sono la serie dei nudi, come “Nudo femminile seduto”.
Amedeo Modigliani e Jeanne Hébuterne
Molti dei dipinti esposti a Pisa raffigurano Jeanne Hébuterne: nel complesso Modigliani la ritrasse in più di venticinque quadri. Amedeo Modigliani la conobbe a Parigi nel 1917: all’epoca era una giovane pittrice e insieme si trasferirono in Provenza, dopo che lei rimase incinta. Il 29 novembre 1918 nacque la loro prima figlia, a cui venne dato lo stesso nome della madre. Tornarono insieme a Parigi nel 1919: in quell’anno dipinsero numerosi ritratti l’uno dell’altra e di tutti e due assieme.
Quando Modigliani morì, il 24 gennaio 1920, Jeanne Hébutern era quasi arrivata al nono mese di una seconda gravidanza. Il giorno dopo la sua morte, si gettò da una finestra al quinto piano della casa dei suoi genitori. Oggi sono sepolti insieme al cimitero di Père Lachaise di Parigi. La carriera artistica di Amedeo Modigliani fu complessivamente molto breve e, durante la sua vita, molto poco di successo. Oggi è considerato invece uno dei più grandi personaggi dell’arte moderna: le sue opere sono esposte nei più importanti musei del mondo e sono valutate per cifre molto elevate.