L’Ungheria rinuncia alla tassa su Internet
Dopo giorni di proteste, il governo di Viktor Orban ha ritirato la contestata proposta di legge
Il primo ministro dell’Ungheria, Viktor Orban, ha deciso di ritirare il progetto di legge della cosiddetta “tassa su Internet”, dopo giorni di proteste a Budapest e in altre città del paese. La legge avrebbe imposto il pagamento di circa 50 centesimi di euro per ogni gigabyte di traffico utilizzato; il partito di governo, Fidesz, dopo le prime proteste, aveva presentato un emendamento che introduceva un tetto massimo mensile di circa 2,30 euro per i privati e di 16 euro per le imprese. Orban ha annunciato la rinuncia al progetto durante una trasmissione della radio pubblica ungherese: ha detto che considera ancora giusto il progetto ma che «non siamo comunisti, non governiamo contro il popolo ma per il popolo».
Orban ha annunciato che nel 2015 si terrà una grande consultazione nazionale sulle telecomunicazioni per decidere come “regolamentare Internet” e come fare arrivare allo Stato una parte “degli enormi profitti che si creano con Internet”. Quindi non è escluso che il governo a un certo punto riprovi a introdurre una tassa come quella proposta in questi giorni; sarà fondamentale, in quella circostanza, l’opinione delle società di telecomunicazioni, che in questi giorni hanno osteggiato il progetto del governo.
Orban è allo stesso tempo molto apprezzato e popolare in Ungheria e molto contestato dall’Unione Europea, che lo accusa di metodi autoritari e non democratici. Nel 2012 l’UE ha contestato la compatibilità di alcune riforme, come quella elettorale, col diritto europeo; nel 2013 ha protestato per le riforme costituzionali che fra le altre cose hanno ridotto la possibilità per i partiti politici di fare campagna elettorale attraverso i media nazionali. Orbàn è stato eletto nell’aprile 2010 con due terzi della maggioranza, e riconfermato quattro anni dopo grazie anche ad una campagna elettorale poco equa, secondo l’Organizzazione per la Cooperazione in Europa. Orban ha espresso la sua visione a lungo termine per l’Ungheria in un discorso tenuto il 26 luglio scorso in Romania, dicendo di voler trasformare il paese in uno Stato “illiberale”. Ha continuato parlando in modo ammirato di Russia, Cina e Turchia, dicendo che l’Ungheria rimarrà una democrazia ma sarà basata su «un approccio differente, speciale, nazionale».