Lo Zambia ha un presidente bianco
Ad interim, dopo la morte del presidente Sata: Guy Scott è il primo bianco a guidare uno stato africano dopo la fine dell'apartheid
Il presidente dello Zambia, Michael Sata, è morto a Londra a seguito di «un improvviso episodio di accresciuta frequenza cardiaca». Sata, che aveva 77 anni, si trovava da circa una settimana nel Regno Unito per essere curato da una malattia di cui non si sa molto: da tempo circolavano notizie e ipotesi, mai ufficialmente confermate, sul suo fragile stato di salute. Ultimamente era apparso raramente in pubblico, lo scorso 25 settembre non aveva potuto tenere il suo discorso all’Assemblea delle Nazioni Unite a New York a causa di un malore e quando, sempre in settembre, in uno dei suoi ultimi discorsi in pubblico si era rivolto al Parlamento, aveva scherzato sulle sue assenze dicendo: «non sono morto».
In una riunione del Consiglio dei ministri mercoledì è stato nominato presidente a interim il suo vicepresidente, Guy Scott, in attesa di tenere delle nuove elezioni nei prossimi 90 giorni (lo Zambia è una repubblica presidenziale con elezione diretta del presidente). Scott è così divenuto il primo bianco a guidare uno stato africano dopo la fine dell’apartheid e della presidenza De Klerk in Sudafrica, due decenni fa. La Costituzione del paese escluderebbe che Scott possa candidarsi come presidente poiché i suoi genitori non sono nati sul territorio nazionale ma sono emigrati dal Regno Unito negli anni Venti.
Conosciuto con il soprannome di “King Cobra” per le sue affermazioni taglienti, Sata era presidente dello Zambia dal 2011, quando vinse le elezioni contro il presidente uscente Rupiah Banda (alla sua quarta candidatura consecutiva) e permise a quella che per vent’anni era stata l’opposizione di tornare al potere. In passato aveva lavorato anche alle pulizie della Victoria Station di Londra, aveva una lunga carriera politica nel suo paese ed era stato ministro del Lavoro e della Sicurezza sociale. Durante la sua carriera politica ha litigato e combattuto a lungo le aziende cinesi che gestiscono molte delle miniere di rame del paese, con cui recentemente aveva trovato un accordo.