I cimeli della Costa Concordia
La nave è in corso di smantellamento al porto di Voltri, Genova, ma intanto online è nato un commercio (illegale) di oggetti e suppellettili del relitto
Dallo scorso luglio, il relitto della Costa Concordia – naufragata il 13 gennaio del 2012 a poca distanza dalle coste dell’Isola del Giglio, causando la morte di 32 persone – si trova nel porto di Voltri, a Genova. Le operazioni di smantellamento e demolizione sono iniziate. Il progetto prevede il recupero di buona parte dei materiali, mentre il resto sarà inviato a impianti per lo smaltimento di rifiuti speciali. È prevista anche la triturazione di ogni suppellettile, oggetto e arredo che abbia il marchio della nave da crociera, ma già dai primi giorni successivi al naufragio è molto fiorente il mercato e il commercio (anche online) di cimeli di vario genere.
Nel cantiere di Genova Voltri dove il consorzio Ship Recyling sta procedendo alla demolizione della Costa Concordia è da qualche settimana posizionato un nuovo impianto: un trituratore. Nei suoi ingranaggi finisce tutto quanto recuperato dal relitto e non destinato al riciclaggio, perché deteriorato dall’acqua o perché porta il marchio Costa Concordia. La compagnia armatoriale ha messo nero su bianco nel contratto con il consorzio che spetta a Costa-Carnival decidere il destino di quello che è a bordo della nave naufragata il 13 gennaio del 2012 davanti all’Isola del Giglio. E l’obiettivo di Carnival (casa madre di Costa) è impedire che cimeli con il nome Concordia siano inseriti nel circuito dei collezionisti dei recuperi navali perpetuando il ricordo di quel naufragio.
Sulla Concordia grava una damnatio memoriae. Come ha detto pochi giorni fa a Marghera, in occasione della presentazione della nuova ammiraglia di Costa, l’ad di Fincantieri Giuseppe Bono, il desiderio di armatori e costruttori è di «guardare avanti», «scurdammece ‘o passato» ha concluso. Ma è difficile. E non solo per l’enorme relitto trasformato in cantiere. Ci sono 32 vittime e un processo che vede come principale imputato il comandante Francesco Schettino a impedire la rimozione del ricordo. Ma il relitto sì, quello si può scomporre e privare di ogni identità. È ciò che si appresta a fare il consorzio separando e stoccando ogni componente della nave, un’impresa che impegnerà 53 ditte. Se qualcosa con il marchio Concordia dovrà essere salvato, per essere affidato a associazioni o istituzioni, lo deciderà Costa. In ogni caso è battaglia contro il commercio di memorabilia iniziato all’indomani del naufragio, su eBay ma attivo anche per altre vie battute dai collezionisti. Chi ha comprato ad esempio la campana di bordo rubata il 15 marzo del 2012 e mai ritrovata? Le campane storiche, molto richieste perché rare (la campana si identifica con la «vita» della nave e viene rimossa prima della demolizione), si aggirano sui 4.000 euro, ma quella della Concordia è un «fuori mercato». Un anno fa il capo della Protezione civile Gabrielli disse «sappiamo chi l’ha presa», ma la pista si è persa nel nulla.