L’app che ci controlla dalla finestra
Si chiama "Placemeter" e propone a chi ha un vecchio smartphone di puntarlo sul marciapiede sotto casa per raccogliere dati sui flussi di persone e mezzi
In giro per il mondo ci sono centinaia di milioni di obiettivi che inquadrano e riprendono ciò che accade loro intorno, per motivi di ordine pubblico nel caso delle telecamere di sicurezza o per divertimento nel caso delle fotocamere sugli smartphone, usate per scattare fotografie e girare video destinati a essere condivisi pubblicamente o privatamente con i propri amici sui social network. La probabilità di essere ripresi in qualche luogo, talvolta a propria insaputa con grande preoccupazione per chi si batte per la tutela della privacy, potrebbe aumentare ulteriormente se nei prossimi anni applicazioni come Placemeter ottenessero il successo che sperano di avere i suoi fondatori.
L’idea alla base di Placemeter è piuttosto semplice: trasformare i propri vecchi smartphone in videocamere da puntare verso l’esterno per riprendere e misurare i flussi di persone per strada. Il progetto per ora è attivo nella sola zona di New York, negli Stati Uniti; per partecipare è sufficiente compilare un modulo di iscrizione al quale va allegata un’immagine con la vista che si vede dalla propria finestra. Quelli di Placemeter valutano il panorama e a seconda delle cose che mostra (marciapiede, incroci, negozi) fanno un’offerta in denaro, che sarà accreditata mensilmente sul conto del loro neo-iscritto.
L’azienda invia al suo iscritto una ventosa che serve da supporto per applicare lo smartphone al vetro della finestra che ha indicato. Terminata l’installazione, è sufficiente tenere sempre lo smartphone attaccato a una presa elettrica e avviare l’applicazione di Placemeter, che periodicamente invia i dati che ha raccolto grazie alla fotocamera del telefono al centro dati della società. Grazie al sistema, un iscritto con una finestra in una buona posizione può arrivare a ricavare fino a 50 dollari al mese.
L’applicazione utilizza una serie di algoritmi per misurare i flussi di persone sui marciapiedi, contare il numero di ingressi nei negozi che fanno parte dell’inquadratura e valutare l’andamento del traffico, compresa la velocità dei veicoli. Il sistema è tarato in modo per distinguere le automobili private da altri mezzi di trasporto, come per esempio i taxi. In questo modo è possibile avere dati piuttosto accurati su cosa succede in un pezzo di un isolato di New York. Placemeter sulla base delle informazioni raccolte dagli smartphone in giro per la città realizza mappe e altre statistiche, che possono essere utili per l’amministrazione cittadina per pianificare meglio servizi come quelli per il trasporto pubblico, oppure ai singoli privati per capire come migliorare la visibilità dei loro negozi e aumentare le probabilità che qualcuno ci entri dentro. L’azienda spera di potere vendere queste informazioni ai soggetti interessati, utilizzando il ricavato per mantenere la propria attività e pagare gli iscritti che partecipano al progetto.
Placemeter è una startup che esiste dallo scorso anno e di recente ha ottenuto circa 6 milioni di investimenti per la propria iniziativa. Sul suo sito spiega che le immagini in streaming che riceve dai vari smartphone non sono in alcun modo registrate, ma analizzate praticamente in tempo reale per calcolare i flussi di persone e mezzi di trasporto, senza sistemi per il riconoscimento facciale di chi compare nell’inquadratura. La qualità delle immagini inoltre è piuttosto bassa, altrimenti i video sarebbero troppo pesanti, e non permettono di distinguere con precisione le fattezze delle persone inquadrate.
Come spiegano sul Guardian, nonostante le rassicurazioni di Placemeter, negli ultimi tempi diversi osservatori hanno sollevato perplessità sul sistema di monitoraggio. In molti ritengono poco sicuro che una società privata si proponga come un sistema alternativo di registrazione dei movimenti delle persone in città, in alternativa ai servizi di telecamere a circuito chiuso gestiti dalle amministrazioni pubbliche.