Cosa sono gli “stress test” della BCE
Servono per valutare la salute delle banche europee, e quanto sono pronte a un'eventuale nuova crisi: MPS e Banca Carige non li hanno superati e oggi perdono molto in Borsa
Gli “stress test” della Banca Centrale Europea, i cui risultati sono stati resi noti domenica, hanno valutato negativamente, tra le altre, le banche italiane Monte dei Paschi di Siena e Banca Carige: entrambe stanno avendo perdite sensibili in Borsa a Milano in seguito al loro mancato superamento dei test. La prima è arrivata a perdere il 19 per cento, la seconda il 13 per cento circa, prima che le contrattazioni venissero sospese per eccesso di ribasso. Nel complesso la BCE ha stabilito che 13 banche e gruppi bancari europei non hanno sufficiente capitale per sopravvivere a un’eventuale nuova crisi economica o finanziaria.
Oltre al fatto che quattro delle banche che non hanno superato i test sono italiane, le valutazioni della BCE hanno concentrato l’attenzione di media e osservatori sugli “stress test”, su cosa sono e quali possibili ripercussioni possono avere sui mercati. Le analisi approfondite della BCE riguardavano 130 istituti di 19 paesi europei e si sono basate su dati aggiornati al 31 dicembre scorso: la stessa BCE ha già spiegato che, da allora, 10 banche su 23 complessivamente risultate non in regola hanno già migliorato il loro capitale. Quindi ora sono 13 quelle che hanno da sei a nove mesi di tempo, a seconda dei casi, per cercare di aumentare il loro capitale per non rischiare di essere chiuse.
Gli stress test – che si compongono di due parti, un test di base e uno “sotto stress” – sono una specie di esame effettuato dalla BCE per valutare lo stato di salute delle banche, dando conto di quelle che si trovano effettivamente in difficoltà: offrono quindi una valutazione positiva sullo stato delle altre, indirettamente. Fanno parte di una valutazione più ampia, il cosiddetto “comprehensive assessment”, che si compone anche di un’analisi sulla qualità degli attivi degli istituti (la cosiddetta “asset quality review”, spesso indicata come “AQR”).
In pratica, viene analizzato quanto “capitale”, ossia quanto denaro proprio (non “prestato”), possiede ciascuna banca: si tratta del denaro che la banca può eventualmente utilizzare nel caso in cui si verifichi la necessità di dover assorbire perdite improvvise determinate da una crisi economica. La soglia di capitale minimo da raggiungere per poter passare gli stress test è fissata da una percentuale che viene calcolata considerando tutte le attività della banca “pesate” per il rischio: per intenderci, prestiti molto rischiosi hanno una “peso” maggiore rispetto all’acquisto di titoli di stato, generalmente ritenuti un investimento più sicuro.
Attualmente, per superare gli stress test, le banche devono avere in capitale una somma uguale al 5,5 per cento di tutte le attività pesate per il rischio: quella è la quota al momento ritenuta necessaria per consentire a una banca di sopravvivere in caso di crisi finanziaria. Entro il 2016 questa quota dovrebbe raggiungere l’8 per cento. Uno degli obiettivi principali degli stress test è sostanzialmente migliorare la fiducia reciproca all’interno del sistema finanziario in modo da rendere più agevoli i prestiti tra una banca e l’altra.
Banca Carige e Monte dei Paschi di Siena – a cui mancano rispettivamente 814 milioni e 2,11 miliardi di euro di capitale, secondo le valutazioni della BCE – sono le banche italiane che non superano gli stress test: rappresentano solo queste due circa un terzo della carenza di capitale delle banche europee stimato dalla BCE. Inizialmente, tra le 23 banche valutate negativamente dalla BCE, per quanto riguarda gli istituti italiani, c’erano anche Banca Popolare di Milano e Banca Popolare di Vicenza, che però – come spiegato anche dalla Banca d’Italia – hanno aumentato il loro capitale rispetto alla fine del 2013 (il periodo considerato dalla BCE).
Foto: Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea. (Getty Images)