La quarantena obbligatoria a New York
E il primo caso confermato di ebola in Mali, una bambina di due anni che è già morta e che potrebbe avere contagiato altre persone: le ultime novità
Fra venerdì e sabato, diversi media internazionali si sono occupati di tre nuove questioni relative a ebola, il virus che al momento ha causato più di 4.800 morti nella sola Africa occidentale, e di cui si teme la diffusione nel resto del mondo.
Venerdì 24 ottobre negli Stati Uniti i governatori degli stati di New York e del New Jersey – rispettivamente il democratico Andrew Cuomo e il repubblicano Chris Christie – hanno fatto sapere durante una conferenza stampa che tutte le persone che arriveranno in aereo dall’Africa occidentale dopo essere entrate in contatto con dei malati di ebola saranno sottoposte a una quarantena obbligatoria di 21 giorni (il periodo massimo di incubazione del virus). Gli aeroporti in cui verranno prese queste misure sono quello di Newark, in New Jersey, e il JFK International di New York. Le misure sono state decise dopo la diffusione della notizia del primo caso di ebola a New York. Si tratta di Craig Spencer: è un medico, ha 33 anni e fino allo scorso 14 ottobre si trovava in Guinea per dare assistenza ai malati di ebola attraverso uno dei programmi dell’organizzazione internazionale Medici Senza Frontiere (MSF). Secondo il New York Times le sue condizioni sono «stabili»: da ieri è in cura all’ospedale Bellevue di New York City.
Nel frattempo in Mali – paese che confina a sud con la Guinea, uno tra i più colpiti dall’epidemia di ebola – è stato confermato il primo caso di ebola: si tratta di una bambina di due anni che il 19 ottobre ha viaggiato in bus dalla Guinea, dove era andata con la nonna, per circa mille chilometri, passando anche per la capitale Bamako. Alcuni media internazionali hanno scritto che la bambina e la nonna erano andate in Guinea per partecipare al funerale della madre della bambina: l’Organizzazione mondiale della sanità ha detto comunque che sono ancora in corso delle indagini per capire cosa sia successo.
Stando alla maggior parte delle ricostruzioni, sembra comunque che durante il viaggio la bambina sanguinasse dal naso: se fosse confermato, significherebbe che era già contagiosa (un malato di ebola è infettivo solo dal momento in cui dimostra i primi sintomi). Il giorno successivo, la bambina è stata esaminata da un operatore sanitario di Kayes – una città di circa 120mila abitanti nel Mali occidentale – e successivamente, il 21 ottobre, ammessa nel reparto pediatrico nell’ospedale Fousseyni Daou della stessa città. La bambina è morta venerdì 24 ottobre, il giorno dopo che le era stata diagnosticata l’infezione da ebola. L’Organizzazione mondiale della sanità ha detto che sono attualmente in isolamento 43 persone venute a contatto con la bambina, e che in generale «desta preoccupazione lo stato di salute della bambina durante il viaggio, dato che ha offerto diverse opportunità per la diffusione del contagio – alcune di esse ad alto rischio – mettendo in pericolo molte persone».
L’Organizzazione mondiale della sanità ha anche annunciato che centinaia di migliaia di vaccini dovrebbero essere disponibili all’inizio del 2015. Il vice-direttore dell’agenzia, Marie-Paule Kieny, ha detto nel corso di una conferenza stampa che cinque nuovi vaccini saranno testati clinicamente a partire da gennaio, mentre per altri due vaccini è tuttora in corso la sperimentazione sull’uomo.
foto: gli oggetti che appartengono a Craig Spencer vengono selezionati da alcuni operatori sanitari, in quanto potrebbero contenere il virus (Bryan Thomas/Getty Images)