Il video dell’attentatore a Ottawa
La polizia canadese ha diffuso le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza intorno al memoriale e al Parlamento, e fornito ulteriori dettagli sui fatti di mercoledì
La polizia federale canadese ha diffuso il video girato dalle videocamere di sorveglianza intorno al National War Memorial e al Parlamento di Ottawa durante la sparatoria di mercoledì: un uomo armato di fucile è stato ucciso dai commessi responsabili della sicurezza del Parlamento dopo che aveva sparato a un soldato, uccidendolo, davanti al National War Memorial. Nel video si vede l’uomo armato arrivare in macchina davanti a uno degli ingressi del complesso del monumento (l’ingresso ovest, alle 9.50 del mattino), frenare bruscamente e scendere dalla macchina, mentre alcuni passanti si allontanano di corsa da lui. Poco dopo si vede l’attentatore rubare un’altra macchina e dirigersi verso il blocco centrale del Parlamento con le portiere ancora aperte.
Nelle ultime ore sono circolate altre informazioni riguardo l’uomo armato ucciso dagli agenti: Michael Zehaf-Bibeau, che aveva 32 anni e ha attaccato da solo, si trovava in Canada dal 2 ottobre scorso per “risolvere un problema col suo passaporto”, ha detto il commissario della polizia federale canadese Bob Paulson. Zehaf-Bibeau si trovava a Ottawa nel tentativo di ottenere un passaporto per andare in Siria, dove si sarebbe unito alle forze dello Stato Islamico, scrive il National Post (questo dettaglio è stato confermato da sua madre, Susan Bibeau, che ha parlato con la polizia dopo l’attacco). Paulson ha detto che, pur essendo noto alle autorità, Zehaf-Bibeau non apparteneva a quel gruppo di 93 persone ad “alto rischio” su cui la polizia sta indagando e di cui si è parlato nei giorni scorsi (a quel gruppo apparteneva invece l’uomo che quattro giorni fa ha investito due soldati a Montréal, uccidendone uno). La pratica per concedergli il passaporto era stata sospesa a causa di alcuni precedenti penali minori, come possesso di droga e violenze. Non sono ancora chiari i motivi specifici che hanno indotto Zehaf-Bibeau all’attacco, ha detto Paulson, ma le autorità ritengono che le difficoltà nell’ottenimento del passaporto siano stati parte delle sue motivazioni.
La polizia ha detto di non aver rilevato collegamenti tra Zehaf-Bibeau e l’uomo che lunedì scorso ha investito due soldati nel parcheggio di un centro commerciale vicino a una base militare a Montréal, prima di essere ucciso dalla polizia a Saint-Jean-sur-Richelieu, nella provincia del Québec, al termine di un inseguimento in macchina. La polizia ha anche specificato che Zehaf-Bibeau non aveva porto d’armi e che non è noto come abbia fatto a procurarsi il fucile Winchester 30-30 con cui ha condotto l’attacco. Fin dal 2 ottobre scorso Zehaf-Bibeau era ospite all’Ottawa Mission, una struttura di accoglienza per senzatetto: altri ospiti della struttura hanno riferito che nei giorni scorsi lo avevano sentito urlare al telefono contro alcuni dipendenti di concessionarie di macchine usate, che rifiutavano di vendergli una macchina a causa della sua mancanza di requisiti. Un altro ospite dell’Ottawa Mission ha detto di aver sentito dire a Zehaf-Bibeau che “loro” gli avevano rubato il passaporto. Il National Post riporta che la madre di Zehaf-Bibeau è vicepresidente dell’Immigration and Refugee Board of Canada, e che suo marito, Belgasem Zahef, è di origini libiche e gestisce un ristorante a Montréal.
Sono emersi anche alcuni nuovi dettagli riguardo i momenti della sparatoria in Parlamento. Scrive il National Post che – contrariamente alle notizie circolate in un primo momento – il primo ministro del Canada, Stephen Harper, seguendo il protocollo di sicurezza per casi del genere, è rimasto nascosto per circa quindici minuti in una specie di armadio segreto, nella stanza in cui si trovava insieme agli altri parlamentari dalle 9.30, orario di inizio regolare delle discussioni parlamentari. L’incidente di mercoledì ha sollevato alcune polemiche riguardo la sicurezza all’interno dell’edificio e riguardo la relativa facilità con cui l’attentatore è riuscito ad accedervi. Alcuni parlamentari che si trovavano nell’aula principale al momento della sparatoria hanno detto di aver sentito il rumore “assordante” degli spari e di aver creduto a lungo che si trattasse di un gruppo di attentatori piuttosto che di una sola persona. Altri si sono chiesti se le porte di legno dell’aula principale del Parlamento siano sufficienti a impedire l’eventuale passaggio di proiettili, e perché quelle porte non siano di metallo.