“Rooms”, i forum di Facebook

Com'è fatta la nuova applicazione di Facebook: serve per creare stanze su qualsiasi argomento e discutere senza usare la propria identità

Facebook ha presentato Rooms, una nuova applicazione che serve per creare forum di discussione su qualsiasi argomento e all’interno dei quali è possibile intervenire utilizzando pseudonimi e comunque un’identità diversa da quella del proprio profilo sul social network. Proprio su questo aspetto si erano concentrati nelle settimane scorse diversi siti di tecnologia, dopo un primo articolo pubblicato in tema dal New York Times, ipotizzando che Facebook stesse provando a costruire una nuova app per favorire comunicazioni anonime e volatili – il cosiddetto “web temporaneo” – e fare concorrenza a Snapchat. In realtà in questo caso le anticipazioni erano piuttosto fuori strada: la cosa rilevante di Rooms non è infatti l’anonimato, ma la possibilità di creare piccoli gruppi di discussione sui temi più disparati; ed è importante anche il suo essere totalmente scollegata da Facebook, con cui almeno per ora non condividerà informazioni.

Rooms per ora esiste solo per gli iPhone, è in inglese e può essere scaricata solamente negli Stati Uniti, anche se è probabile che in tempi relativamente brevi sia messa a disposizione di altri paesi, Italia compresa. Dopo averla installata, l’app dà le indicazioni per costruire una stanza e diverse possibilità di personalizzazione. Bisogna decidere il nome da dare alla discussione, il set di colori da usare per la grafica, un’immagine che descriva efficacemente l’argomento scelto, il set di emoji che si possono utilizzare e l’icona e il testo da utilizzare per il proprio tasto “Mi piace” personalizzato.

rooms1

Terminata la costruzione della stanza, si possono infine invitare i partecipanti. Gli inviti funzionano attraverso il sistema QR Code, il codice a barre bidimensionale che può essere letto dagli smartphone di solito per estrarre dati utili per accedere a siti e servizi web. Rooms associa a ogni nuova stanza un QR Code univoco, impresso su una sorta di biglietto virtuale. Chi ha creato la stanza può usarlo in due modi: o per invitare direttamente qualcuno che conosce inviandogli il codice tramite un messaggio o una email su smartphone, oppure diffondendo in giro il suo QR Code se vuole che alla stanza si uniscano anche persone che non conosce.

qr-code-rooms

Nel primo caso la persona che riceve il codice deve semplicemente salvarlo tra le immagini del suo smartphone: quando aprirà Rooms, l’applicazione cercherà automaticamente tra le foto recenti salvate sul telefono alla ricerca di QR Code, garantendo l’accesso alla giusta stanza in modo automatico. Come per tutte le applicazioni che utilizzano immagini, anche nel caso di Rooms dovrà essere l’utente a dare il permesso all’app di cercare tra le sue foto.

Il secondo caso prevede invece che il QR Code sia esposto da qualche parte online, magari nel proprio profilo Facebook, su un blog, attraverso un tweet oppure stampato e affisso in alcuni luoghi. Un negoziante che ha realizzato una propria stanza su Rooms potrebbe per esempio attaccarlo alla vetrina del suo negozio, oppure fare in modo che sia stampato dal registratore di cassa insieme allo scontrino fiscale.

In ogni stanza a cui si partecipa è possibile assumere un’identità diversa. Il sistema a inviti tramite QR Code per ora è l’unico possibile per arrivare alla stanza creata da qualcuno. Rooms non mostra una classifica delle stanze più frequentate, né classifiche o selezioni di particolari argomenti.

La moderazione dei contenuti spetta alla persona che ha creato la stanza, che ha anche il compito (e l’interesse) di mantenere l’ordine tra gli iscritti che la frequentano. Come i moderatori sui forum, i creatori delle stanze possono decidere di eliminare contenuti non in tema, rimuovere commenti e bandire gli utenti molesti dalle conversazioni.

Josh Miller, responsabile del progetto Rooms e in passato cofondatore del servizio per le discussioni online Branch, poi acquisito da Facebook circa un anno fa, ha spiegato di avere proposto la sua idea a Mark Zuckerberg poco dopo l’acquisizione della sua società. Gli spiegò che Facebook aveva un problema: rendeva complicata la condivisione di interessi comuni tra persone che non si conoscono. I Gruppi che si possono creare sul social network sono comunque vincolati all’identità dei singoli partecipanti, cosa che secondo Miller impedisce a ogni utente di esprimersi in modi diversi e con diverse identità a seconda degli argomenti trattati. Da qui l’idea di un sistema completamente diverso, naturalmente impostato in modo da essere complementare a Facebook per evitare una concorrenza diretta e poco proficua.

Miller con il suo Rooms vorrebbe riportare in auge i forum e i sistemi di comunicazione dei primi tempi di Internet, quando non esistevano ancora i social network e le conversazioni in molti casi avevano meno vincoli di tipo sociale. L’idea è offrire quell’esperienza sugli smartphone e mescolarla con le esperienze che abbiamo ogni giorno sui social network.