C’è un primo caso di ebola a New York
Un medico di 33 anni tornato di recente dalla Guinea è stato ricoverato dopo avere manifestato i primi sintomi della malattia, altre tre persone sono in isolamento
A New York è stata diagnosticata per la prima volta un’infezione da virus ebola. La persona contagiata si chiama Craig Spencer: è un medico, ha 33 anni e fino allo scorso 14 ottobre si trovava in Guinea per dare assistenza ai malati di ebola attraverso uno dei programmi dell’organizzazione internazionale Medici Senza Frontiere (MSF). Dopo una breve tappa in Europa, Spencer ha raggiunto gli Stati Uniti il 17 ottobre e, come consigliato da MSF, nei giorni seguenti si è provato due volte al giorno la temperatura per verificare l’eventuale comparsa della febbre, tra i primi sintomi della malattia.
Nella mattina di giovedì Spencer ha scoperto di avere 39,4 °C di febbre e ha allertato uno dei centri di coordinamento di MSF, che a sua volta ha avvisato le autorità sanitarie nell’area di New York. Poche ore dopo la chiamata, Spencer è stato ricoverato presso il Bellevue Hospital Center, che si trova nella parte meridionale della penisola di Manhattan, tra la First Avenue e la 26esima Strada. Non ci sono molte informazioni sulle condizioni del medico, ma secondo una fonte consultata dal New York Times, Spencer “sembrava molto malato” a tal punto da non essere chiaro perché non si fosse presentato prima in ospedale. Ora è in isolamento e sotto le cure del personale medico, che si è esercitato per settimane in previsione di un eventuale caso di ebola a New York.
In ospedale Spencer è stato più volte interrogato dalle autorità sanitarie e da quelle di polizia di New York, con l’obiettivo di ricostruire tutti i suoi spostamenti e i suoi contatti nelle 24 ore precedenti al momento in cui si è accorto di avere la febbre. Si è così scoperto che nella notte di mercoledì, quindi poche ore prima di accorgersi di essere malato, il medico ha viaggiato sulle linee A ed L della metropolitana, è rimasto per un po’ di tempo in una sala bowling di Williamsburg e poi è tornato verso la sua casa nella zona nord di Manhattan prendendo un’auto con autista fornita dal servizio Uber. Le autorità stanno cercando ulteriori dettagli e conferme sui suoi spostamenti analizzando le ricevute della sua carta di credito e le informazioni registrate dalla sua MetroCard, la tessera di accesso al trasporto pubblico di New York.
Nonostante i numerosi spostamenti a poche ore dallo sviluppo dei primi sintomi, le autorità sanitarie hanno detto di essere piuttosto ottimiste sul fatto che non ci siano stati altri contagi. Chi ha contratto il virus ebola diventa contagioso solo nel momento in cui manifesta i primi sintomi, perché fino ad allora la carica virale nel suo organismo non è tale da essere pericolosa per altre persone. Il contagio avviene inoltre per contatto diretto con i fluidi corporei della persona e non per via aerea come avviene con numerosi virus.
Per precauzione anche la compagna di Spencer è stata messa in quarantena, sempre al Bellevue. Due altri amici del medico, che lo hanno frequentato tra martedì e mercoledì, sono tenuti sotto controllo e in isolamento, ma non è chiaro se potranno restare nei loro rispettivi appartamenti o se dovranno essere ricoverati in ospedale. Al momento nessuna delle tre persone sotto più stretta osservazione ha manifestato sintomi riconducibili a un’infezione da ebola. Il virus impiega comunque in media tra i 4 e i 10 giorni (massimo 21) prima di manifestarsi attraverso febbre alta, nausea, tremori e sensazione di disagio diffusa.
Mary Basset, commissario per la salute pubblica di New York, ha rassicurato la popolazione durante una conferenza stampa, spiegando che Spencer “non aveva ancora uno stadio della malattia tale da costituire un pericolo quando ha viaggiato in metropolitana”. Per questo motivo, ha proseguito Basset “riteniamo estremamente improbabile, una probabilità vicina a zero, che ci possa essere stato qualche problema legato all’utilizzo della metropolitana”. Anche per l’autista di Uber non ci dovrebbero essere problemi, perché non è mai entrato in contatto diretto con Spencer. Per ulteriore precauzione, la sala da bowling di Williamsburg è stata invece chiusa temporaneamente, consentendo alle autorità sanitarie di fare un sopralluogo.
Non è ancora chiaro come Spencer abbia contratto ebola in Guinea. Medici Senza Frontiere ha spiegato che tutti i suoi membri seguono scrupolosamente le regole per proteggersi contro la possibilità del contagio, quando sono al lavoro nelle strutture dell’organizzazione per prestare soccorso ai malati. A ogni medico viene poi richiesto di seguire un protocollo di verifiche e controlli quando ritorna nel proprio paese. Spencer, a quanto pare, lo ha seguito e ha allertato MSF non appena ha scoperto di avere la febbre alta.
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