La tassa su Internet in Ungheria
Il governo di destra di Viktor Orbán vuole avere dai provider 50 centesimi di euro per ogni gigabyte di traffico dati: ci sono molte proteste
Il ministro ungherese dell’Economia, Mihaly Varga, ha presentato al Parlamento una proposta di legge che prevede di introdurre delle tasse ai provider, cioè alle imprese che forniscono le connessioni internet ad aziende e privati. L’imposta – inserita in un pacchetto fiscale più ampio – consiste in 150 fiorini ungheresi, circa 50 centesimi di euro, per ogni gigabyte di traffico dati; ha portato a immediate proteste un po’ da tutte le parti.
A poche ore dall’annuncio della nuova proposta di legge, oltre 100 mila persone hanno aderito a un gruppo su Facebook per contestarla; domenica prossima sarà organizzata una manifestazione di protesta davanti al Parlamento sostenuta anche dalla opposizioni («Solo le peggiori dittature vogliono controllare internet», ha detto uno degli autori della pagina Facebook). L’associazione ungherese delle aziende che lavorano nel settore delle tecnologie informatiche ha fatto sapere che a essere realmente colpite dalla tassa «non saranno le aziende ma i loro clienti, gli utenti, e tutti gli ungheresi», dato che le imposte si tradurranno in un aumento dei prezzi.
Magyar Telekom, l’operatore di telecomunicazioni più grande del paese, ha definito “drastica” la nuova tassa: potrebbe costare loro 10 miliardi di fiorini e che metterebbe in crisi gli investimenti nella banda larga. Ne ha poi chiesto il ritiro denunciando il fatto che gli operatori del settore non sono stati consultati (le azioni di Magyar Telekom sono scese di quasi il 4 per cento dopo l’annuncio). Si è pronunciata anche Neelie Kroes, commissaria europea uscente per l’agenda digitale nella commissione Barroso: al Financial Times ha spiegato che queste misure sarebbero un grave danno per l’economia digitale ungherese e che porteranno a un aumento dei prezzi in un paese, tra l’altro, che è già sotto la media europea per l’utilizzo di internet e l’accesso alla banda larga.
Il ministro Mihaly Varga ha detto che la nuova imposta potrebbe portare a un’entrata fiscale pari a 20 miliardi di fiorini l’anno (65 milioni di euro circa). Ma il traffico internet su rete fissa in Ungheria ha raggiunto 1,15 miliardi di gigabyte nel 2013 e 18 milioni di gigabyte da mobile: applicando la nuova tassa le entrate sarebbero ben superiori ai 20 miliardi stimati dal ministro. La bassa stima annunciata fa quindi pensare, scrive Reuters, che verrà stabilito un limite all’imposta per singolo provider. Nel frattempo Fidesz, il partito di destra di Viktor Orbán – controverso primo ministro che nel 2014 è stato eletto per la terza volta e che è da anni molto criticato in Europa per le proprie riforme politiche considerate antidemocratiche – ha assicurato proprio che verranno presentate delle modifiche per fissare un limite massimo ai gigabyte tassabili.
Negli ultimi mesi il governo Orbán è intervenuto nel settore delle telecomunicazioni con un’altra contestata legge: ha cioè imposto una nuova tassa sulle entrate pubblicitarie che gli è costata numerose accuse di censura da parte dei media, soprattutto da parte delle testate indipendenti che si sono appellate alla commissione europea. Nonostante questo il partito del primo ministro continua a essere il più votato, come risulta dai buoni risultati ottenuti alle recenti elezioni locali.