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  • Giovedì 23 ottobre 2014

Cosa succede a Gerusalemme

Netanyahu ha fatto rafforzare la presenza di militari in città dopo che mercoledì un palestinese ha investito in auto una bambina di tre mesi, uccidendola, e altre sette persone

Israeli police officers inspect a car at the scene of an attack in Jerusalem, Wednesday, Oct. 22, 2014. A Palestinian motorist with a history of anti-Israel violence slammed his car into a crowded train station in Jerusalem on Wednesday, killing a three-month-old baby girl and wounding several people in what police called a terror attack. (AP Photo/Sebastian Scheiner)
Israeli police officers inspect a car at the scene of an attack in Jerusalem, Wednesday, Oct. 22, 2014. A Palestinian motorist with a history of anti-Israel violence slammed his car into a crowded train station in Jerusalem on Wednesday, killing a three-month-old baby girl and wounding several people in what police called a terror attack. (AP Photo/Sebastian Scheiner)

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ordinato di rafforzare le misure di sicurezza e la presenza di militari a Gerusalemme dopo che mercoledì un’auto guidata da un palestinese ha investito un gruppo di persone, uccidendo una bambina di tre mesi e ferendo altre sette persone. Netanyahu ha preso questa decisione d’accordo con il ministro della Sicurezza pubblica, Yitzhak Aharonovitch, il capo della polizia Yohanan Danino e con Yoram Cohen, capo dei servizi segreti israeliani (Shin Bet). «Come dico da mesi, la situazione a Gerusalemme è intollerabile: dobbiamo agire in maniera inequivocabile contro ogni violenza in città. Oggi più che mai è chiaro che dobbiamo inviare forze di polizia nei quartieri dove ci sono dei problemi, posizionandole in modo strategico e ampliandone il numero in modo significativo».

La sera di mercoledì 22 ottobre a Gerusalemme, vicino alla cosiddetta Collina delle Munizioni (Tachmòshet) nella parte nord della città, un uomo alla guida di un’auto ha sterzato all’improvviso dalla strada verso un gruppo di persone che aspettava il tram: una bambina di tre mesi (alcuni dicono fosse cittadina americana, ma non ci sono conferme) è morta dopo essere stata portata d’urgenza in ospedale; altre sette persone sono rimaste ferite: una di loro ha 20 anni ed è in gravi condizioni. L’uomo sulla macchina ha poi cercato di scappare a piedi ma è stato raggiunto dal proiettile di un agente che si trovava nelle vicinanze, è stato ricoverato ed è morto qualche ora dopo. Si chiamava Abdel Rahman Al-Shaludi, aveva 20 anni, era palestinese ed era già stato in carcere. AFP riporta che era il nipote di un ex leader militare di Hamas, Muhi al-Din Sharif, ucciso in Cisgiordania nel 1998.

Non è ancora chiaro se l’uomo abbia agito di propria iniziativa o se si sia trattato di un attacco organizzato da Hamas. Si tratta comunque di un tipo di attentato – investire qualcuno appositamente – usato piuttosto di frequente a Gerusalemme. Lo scorso agosto un uomo palestinese alla guida di una scavatrice ha capovolto un autobus, uccidendo un uomo e ferendo altre cinque persone. Questa mattina su Twitter il ministro della Difesa, Moshe Ya’alon, ha scritto che l’attacco è «il risultato dell’odio verso gli ebrei» generato dall’Autorità palestinese. E lo stesso Netanyahu ha accusato il presidente palestinese Mahmoud Abbas: «Ecco come si comportano i partner del presidente Abu Mazen, che giusto pochi giorni fa ha incitato a colpire gli ebrei a Gerusalemme».

Netanyahu si riferiva alla situazione in corso nella Spianata delle Moschee (uno dei luoghi religiosi più contesi al mondo) e nel quartiere di Silwan. Nella Spianata delle Moschee si trova uno dei luoghi più sacri all’Islam, la Moschea di Al-Aqsa, dove ai musulmani sono imposte da Israele diverse limitazioni. Qualche giorno fa il presidente dell’Autorità palestinese aveva invitato i palestinesi a usare «tutti i mezzi» necessari per difenderlo e preservarlo dai coloni israeliani. Silwan si trova a Gerusalemme est appena a sud delle mura della città vecchia, un’area che da qualche tempo è interessata da un’intensa attività di colonizzazione. L’uomo che ha compiuto l’ultimo attacco sulla macchina era originario proprio di questo quartiere. Solo nell’ultima settimana si sono trasferite nella zona nove famiglie israeliane; per ora gli ebrei sono solo poche centinaia in mezzo a decine di migliaia di palestinesi. Nonostante il loro numero sia ancora esiguo la loro presenza, protetta dalla forze dell’ordine e anche da servizi di sicurezza privati, è vista come una provocazione dalla gente del posto.