I mini shuttle militari americani
Un'astronave senza pilota è tornata sulla Terra dopo 675 giorni in orbita non si sa a fare cosa: l'esercito americano non ha detto molto e questo ha alimentato varie teorie
Lo spazioplano X-37B dell’Aeronautica militare statunitense – un aereo senza pilota che ha caratteristiche in comune con aeroplani e navicelle spaziali – è tornato sulla Terra lo scorso 17 ottobre, dopo essere rimasto in orbita per 675 giorni non si sa a fare cosa. Sull’aereo spaziale automatico che vola senza esseri umani a bordo si sono fatte molte ipotesi, negli ultimi anni: la Difesa degli Stati Uniti ha detto che esiste ma non ha mai dato informazioni chiare su quali possano essere i suoi utilizzi e a che cosa siano servite finora le sue missioni. L’atterraggio è avvenuto presso la base aerea di Vanderberg in California. La missione era iniziata nel dicembre del 2012, quando l’X-37B era partito per l’orbita terrestre per svolgere operazioni non note e con un carico a bordo mai dettagliato dall’Aeronautica statunitense.
Esteticamente l’X-37B ricorda una sorta di Space Shuttle in piccolo; anche molte cose del suo funzionamento ricordano le astronavi della NASA, che dal 2011 non volano più. Lo spazioplano decolla in verticale e torna sulla Terra compiendo un normale atterraggio, dopo essere rientrato nell’atmosfera terrestre. È lungo meno di 9 metri e raggiunge un’apertura alare di circa 4,5 metri. A bordo non ha moltissimo spazio per trasportare carichi nello Spazio, anche perché un peso eccessivo influirebbe sulle sue capacità di manovra.
L’Aeronautica statunitense possiede almeno due X-37B e negli ultimi anni li ha utilizzati per compiere diverse missioni sperimentali, sulle quali è stata particolarmente vaga. Gli spazioplani sono costruiti da una divisione di Boeing, uno dei più grandi produttori di aeroplani al mondo e tra i principali partner della Difesa statunitense e della NASA. Da quando esistono, gli X-37B hanno compiuto almeno tre missioni spaziali. La prima risale all’aprile del 2010 ed è durata 225 giorni dal decollo, mentre la seconda realizzata con un altro spazioplano è partita dalla Terra nel marzo del 2011 ed è durata 469 giorni in orbita. Quella terminata la settimana scorsa è stata fino a ora la più lunga di tutte, tra le tre missioni note.
In mancanza di informazioni chiare e ufficiali sugli scopi del progetto, negli ultimi anni sono circolate svariate ipotesi – talvolta anche piuttosto fantasiose e complottistiche – sugli X-37B. C’è chi ha ipotizzato che si tratti di un nuovo tipo di arma spaziale, forse realizzata allo scopo di sabotare in orbita satelliti nemici. Altri hanno ipotizzato che lo spazioplano sia utilizzato per spiare le attività degli altri paesi che dispongono di tecnologie spaziali, e in particolare per tenere sotto controllo le missioni della Cina e il suo ambizioso progetto per costruire una propria stazione spaziale.
Tutte queste ipotesi sono state più volte smentite dai responsabili dell’Aeronautica degli Stati Uniti. La versione ufficiale è che gli X-37B sono semplicemente spazioplani utili per sperimentare nuove tecnologie spaziali. La pagina del progetto ricorda che le missioni fino a ora compiute hanno avuto due scopi: testare nuovi sistemi riutilizzabili per andare e tornare dall’orbita terrestre, realizzare esperimenti i cui risultati possono essere analizzati al ritorno dei campioni sulla Terra.
In effetti diversi esperti di aviazione e di tecnologie spaziali sono scettici sul fatto che gli X-37B possano essere utilizzati per sabotare satelliti altrui: non sono grandi a sufficienza e, a quanto se ne sa, hanno capacità di manovra in orbita molto limitate. Brian Weeden, consulente ed ex analista per l’Aeronautica statunitense, ha spiegato che probabilmente l’ultima missione è stata gestita per conto del National Reconnaissance Office, che si occupa dei satelliti spia statunitensi.
Le osservazioni amatoriali hanno permesso nei mesi scorsi di identificare con una buona approssimazione la posizione e l’orientamento dell’X-37B mantenuto in orbita per 22 mesi. Sulla base di queste informazioni, Weeden ipotizza che possa essere stato usato per raccogliere informazioni su una o più delle aree geografiche “coperte” nel suo moto orbitale: Afghanistan, Medio Oriente, Africa, Sud-est asiatico e America Latina.
Ufficialmente, una nuova missione dell’X-37B non sarà organizzata prima del 2015. Lo sviluppo dello spazioplano fu avviato come un progetto della NASA alla fine degli anni Novanta, ma nel 2004 l’intera iniziativa fu affidata alla Difesa statunitense, e in particolare alla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), l’agenzia incaricata di sperimentare e testare i progetti più innovativi per le tecnologie militari, che possono poi avere impieghi anche in ambito civile.