“American Sniper”, il film su Chris Kyle
Il primo trailer del film di Clint Eastwood sulla storia pazzesca del “più infallibile cecchino nella storia d'America”, che avete letto anche sul Post
Giovedì 1° gennaio 2015 uscirà nei cinema in Italia American Sniper, il nuovo film diretto da Clint Eastwood, uno dei più apprezzati registi americani contemporanei. Il film racconta la storia vera di Chris Kyle, membro del Team 3 dei Navy SEAL, il corpo speciale della marina militare americana, e comunemente definito “il più infallibile cecchino nella storia dell’esercito americano”. Si ritiene che il tiratore scelto Chris Kyle abbia ucciso in totale 160 nemici nelle diverse campagne militari a cui prese parte, dal 2003 al 2009, tanto da essere noto tra i combattenti iracheni col soprannome “il diavolo di Ramadi”, dal nome della città in cui Kyle fu impegnato prevalentemente, durante la guerra in Iraq.
La sua incredibile storia è stata raccontata in un lungo articolo del New Yorker nel giugno 2013 – e sul Post – e in un libro autobiografico di grande successo, scritto da Kyle e intitolato proprio “American Sniper”, da cui il film di Clint Eastwood è tratto. Il film sarà distribuito da Warner Bros. Pictures, che ne ha diffuso il primo trailer ufficiale in italiano. Chris Kyle è interpretato dall’attore statunitense Bradley Cooper, due volte candidato all’Oscar.
L’episodio nella scena del trailer è uno dei fatti realmente accaduti, tra quelli raccontati da Kyle nella sua autobiografia, e si riferisce a uno dei primi bersagli durante la campagna in Iraq, nel 2003: una donna avanzava verso uno degli avamposti americani a Nassiriya, tenendo un bambino per mano e una granata nell’altra mano. A una giornalista di Time che nel 2012 gli chiese se si fosse mai pentito anche di uno soltanto dei suoi 160 colpi mortali, Kyle rispose di no, che ha sempre sparato per difendere i suoi compagni da un pericolo. La pericolosità di Kyle e la sua notorietà crescente indusse i ribelli iracheni a mettere su di lui una taglia di 80 mila dollari.
Il film di Eastwood affronta anche la parte della storia di Kyle che non si svolse in missione, che è un pezzo importante di tutta la storia. Una volta tornato a casa, dopo il congedo, Kyle soffrì di disturbo post-traumatico da stress (PTSD), una patologia molto diffusa tra i veterani di guerra. Una delle abitudini che, a suo dire, contribuirono alla sua guarigione o comunque a farlo stare meglio – insieme all’aiuto della sua famiglia e di sua moglie – fu frequentare e aiutare i reduci di guerra che soffrivano del suo stesso disturbo, cercando di condividere con loro racconti, pratiche e hobby in comune. La popolarità di Kyle negli Stati Uniti, ancora più amplificata dai riconoscimenti che ottenne, lo rese di fatto un modello di riferimento per altri giovani militari.
Bradley Cooper, nella parte di Chris Kyle, e Sienna Miller, nella parte di Taya Renae Kyle, moglie di Kyle.
Foto: Warner Bros.
Alcune parti del racconto autobiografico di Kyle – comunque marginali rispetto alla straordinarietà della sua storia – sono stati oggetto di controversia e non furono confermati da alcuni giornalisti che si sono occupati di Kyle (Nicholas Schmidle del New Yorker, tra tutti in particolare). Furono contestati anche certi aneddoti che coinvolgono alcuni personaggi secondari della storia, che ebbero controversie – anche legali – con Kyle. Sono circolati infine alcuni dubbi riguardo il numero preciso di nemici uccisi da Kyle durante le campagne militari.
Nella sua autobiografia, Kyle racconta che molte persone gli chiedono quanti nemici ha ucciso, e dice che la sua risposta standard è: «La risposta fa di me di meno o di più di un uomo? Il numero non è importante per me. Vorrei solo averne uccisi di più. La Marina dice che come cecchino ho ucciso più uomini io che qualsiasi altro membro dell’esercito americano, passato o presente. Credo sia vero».
Foto: Warner Bros.