No, i terroristi non ci attaccheranno con il virus ebola
Affrontiamo una volta per tutte le minacciose "notizie" che si leggono da qualche tempo su certi giornali
di Nicholas G. Evans
Smettetela. Stop. Ebola non è una potenziale arma biologica per i terroristi. Non è, come riportato da Forbes e dal Daily Mail, un’arma bio-terroristica a bassa tecnologia dell’ISIS [anche alcune testate italiane, come AGI, il Giornale e Libero, hanno dato credito a questa tesi]. Non è l’ultimo gesto disperato di un lupo solitario in missione suicida, come ha detto Fox News. E non è un’arma biologica progettata per colpire gli americani, come ha dichiarato il leader di una setta islamica. Ebola esiste ed è spaventoso, ma questa epidemia non è un’arma biologica: a meno di voler diventare il più incompetente bio-terrorista della storia.
Innanzitutto, il virus ebola non si può considerare tra i candidati migliori per chi cerca un’arma biologica da diffondere. Ebola non si espande velocemente: il suo tasso di riproduzione, sulla scala che misura quanto è infettivo un virus, è 2 (quello della parotite, per esempio, è 10). Questo vuol dire che in una popolazione in cui tutti sono a rischio, ogni persona infettata da ebola dovrebbe statisticamente infettare solo due persone. Ma poiché chi ha ebola è infettivo solo quando mostra i sintomi, in una società con un buon sistema sanitario ci sono ottime possibilità di isolare l’epidemia.
Inoltre, contrariamente per esempio all’antrace, il sistema di trasmissione di ebola rende il virus davvero difficile da trasformare in un’arma. Le spore di antrace possono essere essiccate e trasformate in particelle così piccole da farle volare nell’aria e renderle inalabili. Ebola richiede la trasmissione di fluidi corporei. Questa cosa da sola praticamente elimina la possibilità che ebola sia usato come arma biologica. Un’organizzazione terrorista dovrebbe andare porta a porta con sacchetti di sangue e vomito per infettare appena una manciata di persone – non è molto pratico, e comunque probabilmente ve ne accorgereste.
(E no, anche se potreste averne sentito parlare, ebola non si diffonde per via aerea. Lo studio di cui tutti parlano, che avrebbe dimostrato che i maiali possono trasmettere ebola ai macachi attraverso un meccanismo sconosciuto che comprenderebbe le vie respiratorie, non ha dimostrato quello: i ricercatori hanno notato che poi i macachi non si contagiavano a vicenda. Quindi quello che abbiamo veramente imparato da questo studio è che i maiali possono trasmettere ebola)
E gli “starnutitori suicidi”, potrebbe chiedere qualcuno? Qualcuno che si infetti deliberatamente con ebola per poi passare il virus agli altri?
Sarebbe un gioco senza possibilità di vittoria per i terroristi. Una persona infettata con ebola non è infettiva finché non ha i sintomi, e a quel punto ha solo una piccola finestra di tempo per agire prima che la malattia abbia il sopravvento. Un terrorista che voglia infettare altre persone non resterebbe sano abbastanza a lungo da correre in giro a diffondere la malattia, e anche allora farebbe molta fatica a trasmettere il virus.
Veniamo allora alla possibilità che il virus ebola sia stato “creato”, che circola in molte teorie complottiste. Sappiamo che il virus è apparso per la prima volta nel 1976. Negli anni Settanta però l’ingegneria genetica era ancora ai suoi inizi: nessuno all’epoca avrebbe potuto creare un virus, neanche se avesse voluto. E quindi, a meno dell’esistenza di un bio-terrorista viaggiatore nel tempo, questa particolare teoria non regge.
E per quanto riguarda i giorni nostri? Potrebbe un gruppo di terroristi – o più probabilmente un programma governativo di armi biologiche, come quello studiato dall’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda – prendere ebola e modificare il virus per farlo diventare trasmissibile per via aerea o più contagioso? Improbabile. Perché? Primo: sarebbe veramente difficile. Non conosciamo abbastanza bene le mutazioni dei virus. Secondo: esistono già tutta una serie di orrendi virus che sono pronti per diventare armi. Virus come il vaiolo, per esempio. Se i terroristi si prendessero il disturbo di creare un’arma biologica, probabilmente sceglierebbero una malattia molto più comoda da usare di ebola.
Infine, anche se uno di questi scenari irreali si realizzasse, se un qualsiasi nemico affermasse di aver trasformato ebola in un’arma, chi gli crederebbe? Lo Stato Islamico e gli altri gruppi di militanti si basano su una reputazione accuratamente costruita. Esecuzioni ed esplosioni funzionano per i terroristi perché ci guadagnano qualcosa: la paura delle persone e il merito di aver creato quella paura. Invece in questo caso non avrebbero nulla da guadagnare nell’usare una malattia come ebola durante un’epidemia: sarebbe difficile provare che sia una cosa programmata, non potrebbero vantarsene.
La paura che una malattia infettiva possa essere usata come arma non è nuova. Nel 1918 il tenente colonnello Philip S. Doane disse di avere un sospetto che l’epidemia diffusa dal ceppo di influenza spagnola fosse un’arma biologica creata dalla Germania. Più recentemente un professore di epidemiologia australiano sostenne che la MERS (sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus) potesse essere un agente bio-terroristico. Le persone amano creare teorie che incolpino qualche orribile organizzazione per le epidemie, e amano crederci. Anche se il bio-terrorismo è possibile – i progressi della tecnologia lo stanno rendendo sempre più facile – per ora la natura è quasi sempre la vera colpevole delle epidemie.
Ebola non è un’arma: è una collisione tra gli esseri umani e il loro ambiente. Questa epidemia ha a che fare col fallimento della sanità pubblica in Guinea, Liberia e Sierra Leone. E col fallimento, da parte nostra, nell’agire e nell’assistere le persone di questi paesi.
Nei paesi sviluppati il pericolo più grande non è il terrorismo, ma la paura. Quella paura che sta portando i parlamentari a sostenere che serva intensificare i controlli, anche se è difficile che funzionino: è troppo difficile trovare le persone malate sui voli e non è semplice individuare chi è malato ma non presenta ancora i sintomi. Questa paura sta portando i politici a dichiarare che dovremmo chiudere la frontiere o bandire tutti i voli che arrivano dall’Africa Occidentale.
Quella paura è un’arma potente che può essere usata contro di noi. Il terrore ci sta portando a prendere pessime decisioni, e contro le nazioni ricche e sviluppate è molto più efficace di quanto possa esserlo ebola. Se vogliamo battere ebola dobbiamo prima vincere la paura. Per battere ebola dobbiamo preoccuparci meno dei terroristi e più di aiutare gli altri.
©Slate 2014