Gli effetti di ebola dove non c’è ebola
Come quelli sul turismo in Gambia, paese dell'Africa occidentale dove finora non c'è stato un solo contagiato: e per l'economia nazionale potrebbe essere un disastro
Riguardo il tema più generale dell’enfasi e della drammatizzazione di una parte dell’informazione su ebola, il Guardian ha raccontato il caso specifico del Gambia, paese dell’Africa occidentale in cui ebola non c’è ma dove si è visto comunque un crollo del turismo. Di fatto, ci sono al momento più casi di ebola in Texas, negli Stati Uniti, che in Gambia. In Gambia la stagione turistica si è aperta all’inizio di questa settimana: secondo i dati previsti e comunicati dal ministro del Turismo Benjamin Roberts, il numero di turisti rispetto alle stagioni passate potrebbe ridursi del 50-60 per cento. Le ripercussioni per il paese potrebbero essere piuttosto gravi, considerando che circa un quinto del prodotto interno lordo (PIL) del Gambia arriva dal turismo, e che circa metà della popolazione vive al di sotto della soglia considerata di povertà.
Omar Jarju, gestore del Djeliba Hotel, ha detto che attualmente il suo hotel è occupato soltanto al 47 per cento, mentre l’anno scorso nello stesso periodo era occupato al 67 per cento. «Ogni giorno ricevo mail di clienti che mi dicono di esser stati avvisati di non venire. Mi chiedono “Omar, sei stato contagiato dal virus ebola?”, e io rispondo “Oh, cielo, certo che no!”. Il virus ebola ci sta uccidendo, sia che siamo stati contagiati sia che no», ha detto Jarju. Sulla pagina Facebook del Djeliba Hotel è stato pubblicato un avviso in cui si spiega chiaramente che “non c’è un solo caso di ebola registrato in Gambia” e che il Gambia è uno dei paesi completamente “liberi” dal virus.
Roberts, il ministro del Turismo, ha spiegato che quando i media internazionali parlano di ebola usano spesso nei titoli l’espressione “Africa occidentale”, finendo per mettere insieme i paesi colpiti dall’epidemia – Sierra Leone, Liberia e Guinea – con altri paesi in cui invece non è stato registrato finora neppure un caso, come in Gambia. Per questo motivo, il ministero del Turismo sta pianificando una serie di interventi con gli operatori turistici per minimizzare i contraccolpi derivanti da questo genere di informazione (un video di spiegazione sarà diffuso su YouTube nei prossimi giorni, per esempio). Il Gambia è uno dei 14 paesi africani segnalati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in cui l’adozione di efficaci contromisure per contenere un’eventuale diffusione del virus è già una priorità dei rispettivi governi (gli altri sono Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Ghana, Guinea-Bissau, Costa d’Avorio, Mali, Mauritania, Nigeria, Senegal, Sud Sudan e Togo).
Il governo gambiano ha assicurato che tutte le misure per prevenire un’epidemia di ebola sono state prese. Il ministro della Sanità Omar Sey ha spiegato che gli screening di ebola vengono già effettuati in tutte le zone di confine del paese, che è attiva una linea telefonica 24 ore su 24 per le segnalazioni, e che la popolazione è già stata ragguagliata – via radio, televisione, manifesti, campagne video sui social network, messaggi telefonici e altro – su come riconoscere i primi sintomi della malattia. È anche stato segnalato che l’OMS ha dichiarato quasi completamente estinti i focolai di ebola in Senegal: questo frapporrebbe di fatto un’ulteriore “barriera” tra i paesi interessati dall’epidemia e il Gambia (geograficamente, il Gambia è completamente inglobato nel Senegal).
In Gambia il turismo dà lavoro a circa 70 mila persone: è la seconda più grande fonte di ingresso di capitali esteri nel paese, di grande importanza per l’importazione di beni fondamentali, come il riso. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, a causa delle pestilenze, della siccità e delle inondazioni cicliche che hanno colpito il paese fin dal 2011, attualmente circa 200 mila persone in Gambia hanno bisogno di assistenza alimentare urgente.
Foto: (Djeliba Hotel)