Israele e il “tizio del budino”
Il Washington Post ha raccontato la storia di un giovane israeliano, che sta generando parecchie polemiche
di Anthony Faiola – Washington Post @Anthony_Faiola
Il tizio del budino è stato smascherato! È Naor Narkis, 25enne sviluppatore di app per smartphone. E se non sapete niente di questa storia del tizio del budino, evidentemente non vivete in Israele né in Germania.
Narkis – che ha rivelato la sua identità per la prima volta al Washington Post – ha tirato in ballo un putiferio nelle scorse tre settimane dopo aver diffuso su internet la sua decisione di lasciarsi dietro i prezzi alti di Tel Aviv e seguire un gruppo di giovani israeliani emigranti nella conveniente e sciccosa Berlino. Nonostante l’ombra dell’Olocausto, ha invitato altri suoi concittadini a seguire il suo esempio – allestendo il 29 settembre scorso una pagina Facebook anonima dal titolo Olim Le Berlin [“immigrati a Berlino”]. Ha fatto discutere già persino la scelta di quel nome, un gioco di parole ricavato da uno slogan ebraico comunemente usato per invitare le persone a trasferirsi in Israele.
La pagina è diventata virale – e parte di un dibattito nazionale – dopo che Narkis ha pubblicato uno scontrino della spesa che includeva una versione locale di un budino molto popolare in Israele, che lì circola col nome “Milky”. Si vantava di aver acquistato una porzione molto più grande rispetto a quella tipicamente diffusa nel mercato israeliano, e a un terzo del prezzo. Rapidamente, si è cominciato a parlare di una “Milky-Rivoluzione” – e cioè di un possibile flusso migratorio di giovani israeliani che avrebbero potuto trovare migliori condizioni economiche nella simbolicamente importante, e innegabilmente conveniente, ex capitale della Germania nazista.
In poco tempo il tizio del budino – che è nato a Tel Aviv – è diventato un eroe popolare per alcuni, un malvagio anti-sionista per altri. In questo secondo gruppo rientra una serie di commentatori televisivi, politici e sopravvissuti all’Olocausto che hanno attaccato il misterioso tizio del budino. «Provo pena per gli israeliani che non ricordano più l’Olocausto e abbandonano Israele per un budino», ha detto il ministro dell’agricoltura Yair Shamir. Come reazione al dibattito sul budino, la principale catena di supermercati israeliana, Rami Levy, ha messo in offerta i budini al cioccolato, sebbene gli altri prodotti siano rimasti cari.
Nell’estate del 2011, in Israele ci sono state le più grandi proteste che si siano mai viste da quelle parti, quando centinaia di migliaia di israeliani hanno occupato le strade per protestare contro il costo molto alto della vita nel loro paese. All’epoca, quelle grandi manifestazioni di massa per poco non facevano cadere il governo di Benjamin Netanyahu. Da allora, nonostante le promesse dei vari leader politici sulla riduzione dell’alto costo della vita, di fatto è cambiato molto poco.
Intanto, in Germania, Narkis è diventato un fenomeno anonimo, con Bild che titola “A causa di un budino – una rivoluzione berlinese in Israele”. Ne ha scritto anche Spiegel, che nella versione online ha definito Berlino “il paradiso del budino!”.
Seduto in un caffè al Mitte, quartiere storico di Berlino, Narkis – un robusto ragazzo nato a Tel Aviv che ha passato sei anni nell’esercito israeliano – ha detto di essere rimasto inizialmente sorpreso dalle polemiche. Ha detto di aver ricevuto minacce di morte sul suo account Facebook, anche se dice di “non prenderle sul serio”. Ha detto di aver scelto di rimanere anonimo per concentrare l’attenzione sul messaggio – “Israele è troppo costosa per i giovani, e se non cambia qualcosa perderà un’intera generazione di quelli di noi che se ne andranno”. Ha svelato la sua identità adesso, dice, per cominciare a promuovere pubblicamente il suo messaggio.
Narkis è arrivato a Berlino cinque mesi fa, ha raccontato, dopo un primo tentativo a Parigi. All’inizio sembrava una scelta logica: i suoi nonni paterni erano migrati dalla Francia in Israele, e lui parla fluentemente francese. Però, oltre che il costo elevato della vita, una forte corrente di antisemitismo lo ha spinto a lasciare Parigi dopo pochi mesi. «Lì c’è gente che alle manifestazioni urla “ebrei fuori dalla Francia!”», ha detto Narkis. Al contrario, a Berlino ha trovato un clima accogliente verso gli israeliani sotto tutti gli aspetti.
«Sono sempre stato molto curioso riguardo la Germania, perché volevo capire una società che ha quasi sterminato la mia gente», ha detto Narkis, facendo notare che la cancelliera tedesca Angela Merkel di recente ha guidato una grande manifestazione contro l’antisemitismo. E oggi per le strade di Berlino «trovi il più basso livello di antisemitismo in Europa. Credo che i giovani tedeschi e quelli israeliani abbiano molto in comune. Siamo cresciuti sia noi che loro all’ombra dell’Olocausto. Ci capiamo da questo punto di vista».
Comunque la sua decisione è stata anche motivata dal fatto che Berlino è un posto conveniente e fico, la città per un numero incalcolabile di giovani e gente alla moda. Attualmente, a quanto dice, paga 425 euro al mese per una stanza singola in un appartamento con due camere da letto, che è quasi la metà del prezzo che pagherebbe per un posto del genere a Tel Aviv. Ha negato le congetture che sono state fatte in Israele secondo le quali sarebbe uno che lavora per un’agenzia immobiliare tedesca. Narkis si guadagna da vivere a Berlino lavorando come sviluppatore freelance di applicazioni per smartphone e dando lezioni di lingua: parla ebraico, inglese, arabo, tedesco, francese e spagnolo.
Gli hanno dato particolare dispiacere, dice, le accuse che ha ricevuto dai sopravvissuti all’Olocausto: «capisco i loro sentimenti riguardo Berlino, e li prendo molto sul serio. E io amo il mio paese, Israele». Dice Narkis che le autorità israeliane però devono svegliarsi e prendere atto del fatto che il costo della vita lì sta “costringendo i giovani all’esilio”. Dice che i suoi genitori – la madre è di origine ebraico-francese e il padre un ebreo iracheno – sostengono la sua iniziativa.
Anche se aveva inizialmente previsto di fermarsi a Berlino per qualche anno per guadagnare un po’ di soldi prima di tornare a casa, ora sta considerando di andare via prima. «Forse tornerò in Israele e farò qualcosa di più» riguardo questo tema, ha detto. «Mi mancano i miei genitori, e io manco a loro».
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