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  • Domenica 19 ottobre 2014

Breve storia dell’Eibar

Cioè la squadra di calcio spagnola che viene da un piccolo paese basco e partecipa alla Liga grazie a una campagna di crowdfunding

Eibar's palyers celebrate after scoring during the Spanish league football match SD Eibar vs Real Sociedad at the Ipurua stadium in Eibar on August 24, 2014. AFP PHOTO/ RAFA RIVAS (Photo credit should read RAFA RIVAS/AFP/Getty Images)
Eibar's palyers celebrate after scoring during the Spanish league football match SD Eibar vs Real Sociedad at the Ipurua stadium in Eibar on August 24, 2014. AFP PHOTO/ RAFA RIVAS (Photo credit should read RAFA RIVAS/AFP/Getty Images)

Ieri sera il Barcellona, una delle più forti squadre di calcio in circolazione, ha giocato una partita di campionato contro l’Eibar, una delle squadre neopromosse della Liga. La partita è finita 3-0 per il Barcellona con gol di Xavi, Neymar e Lionel Messi. La cosa notevole, come hanno scritto diversi giornali, è che si è trattato probabilmente della partita più “squilibrata” del torneo: il Barcellona è assieme al Real Madrid la squadra più ricca e famosa di Spagna (quest’estate ha speso 94 milioni di euro per acquistare un solo giocatore: l’attaccante uruguayano Luis Suárez dal Liverpool), oltre che una delle squadre più forti d’Europa. Eibar è invece un piccolo comune di circa 27mila abitanti della provincia di Guipúzcoa, nella comunità autonoma dei Paesi Baschi: per dire, se tutti gli abitanti di Eibar andassero al Camp Nou – lo stadio del Barcellona – rimarrebbero liberi ancora 71mila posti.

L’Eibar è anche una delle squadre più povere della Liga: guadagna infatti molto poco sia dalla vendita dei biglietti delle proprie partite (lo stadio in cui gioca, l’Ipurúa, è molto piccolo) sia da quella dei diritti televisivi, che in Spagna vengono pattuiti squadra per squadra (al contrario dell’Italia, in cui la Lega Serie A gestisce una specie di “contratto collettivo”). Quest’estate l’Eibar ha comprato un solo giocatore – molti di quelli attualmente in rosa sono in prestito – e ha dovuto ricorrere a una elaborata strategia per raccogliere i circa 2,1 milioni di euro che le hanno permesso di iscriversi al campionato: il crowdfunding.

Dall’inizio
La Sociedad Deportiva Eibar è stata fondata nel 1940. I suoi colori sociali sono il rosso e il blu. Ha passato gran parte della sua storia in categorie professionistiche minori, fra cui la Segunda División (l’equivalente della Serie B) e la Segunda División B (la Serie C), in cui si trovava ancora nella stagione 2012-2013. Dal 2012 è allenata dal 39enne Gaizka Garitano, ex centrocampista della squadra fra il 2001 e il 2005. Nei due anni della gestione Garitano, l’Eibar ha ottenuto una doppia promozione, passando insomma dalla Serie C alla Serie A.

Le improvvise promozioni hanno causato diversi problemi alla società. Per prima cosa, lo stadio Ipurúa ha una capacità di 5.250 posti (per fare un esempio: 750 in meno di quello dell’Asti, che in Italia gioca in Serie D e non ha mai avuto una grande tradizione calcistica). Come in molti stadi di provincia, anche a Eibar molte persone riescono a seguire le partite dai palazzi adiacenti al campo. Il problema è che l’Ipurúa era già troppo piccolo per i parametri della Segunda División: nella Liga, per legge, tutti gli stadi devono avere una capacità di almeno 15mila posti. L’Eibar ha un anno per “rimediare”: il problema è che già nei prossimi anni la squadra potrebbe tornare in Segunda – o addirittura più in basso – e un eventuale piano di espansione dei posti a sedere si rivelerebbe inutile (l’anno scorso, nonostante la vittoria della Segunda, l’affluenza media è stata di 2900 persone).

 

Come ha detto il presidente Alex Aranzabal, nonostante l’Eibar non abbia debiti, ha rischiato di non potersi iscrivere alla Liga di quest’anno poiché non rispettava alcuni parametri economici (e nel caso non fosse riuscita a soddisfarli sarebbe dovuta retrocedere in Segunda B). Spiega il giornalista sportivo Sid Lowe sul Guardian:

Secondo una legge che nel 1992 obbligò tutte le squadre [della Liga] ad eccezione di Real Madrid, Barcellona, Athletic Bilbao e Osasuna a diventare società a responsabilità limitata, il loro capitale sociale deve ammontare almeno al 25 per cento della spesa media di tutte le squadre di Segunda, tolte le due più piccole e le due più grosse. Di conseguenza, l’Eibar doveva portare il proprio capitale sociale a 2.146.525 euro, aumentandolo di circa 1,7 milioni di euro.

I circa 10 milioni provenienti dai diritti televisivi, poi, sarebbero arrivati solo nel corso della stagione. A luglio l’Eibar ha fatto partire una raccolta fondi online per vendere quote fra tifosi ed ex giocatori – hanno partecipato anche i forti centrocampisti spagnoli Xabi Alonso e David Silva, che in passato hanno giocato in prestito nell’Eibar: la cifra è stata raggiunta con settimane di anticipo. Aranzabal ha detto a CNN che solo «il 36 per cento dei nostri investitori sono di Eibar: grazie alla nostra campagna online abbiamo investitori da oltre 50 paesi del mondo. È stato davvero incredibile».

Come sta andando l’Eibar nella Liga
Bene, per essere una neopromossa. Finora hanno ottenuto due vittorie (di cui una alla prima giornata contro la Real Sociedad, in una specie di derby), tre pareggi e tre sconfitte. Alla prima giornata, sette dei giocatori titolari erano gli stessi che due anni fa giocavano in Segunda B. In estate l’unico acquisto è stato Dani Nieto, ala sinistra comprata dal Barcellona B per 75mila euro. In prestito ci sono anche due giocatori già passati per la Serie A: l’attaccante 30enne Federico Piovaccari, in prestito dalla Sampdoria, e il terzino spagnolo 25enne Dídac Vilà, in prestito dal Milan. Finora l’Eibar ha realizzato 8 gol, tutti segnati da giocatori diversi.

nella foto: i giocatori dell’Eibar esultano dopo un gol in Eibar-Real Sociedad del 24 agosto 2014 (RAFA RIVAS/AFP/Getty Images)