I bambini immigrati spariti in Italia
Sono migliaia, arrivano soprattutto in Sicilia e scappano o vengono rapiti e inseriti in reti criminali, dice un'inchiesta del Guardian
Secondo un documento diffuso dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali italiano, dall’inizio del 2014 i minori non accompagnati arrivati in Italia dal nord Africa sono stati oltre 12mila: di questi poco più di 3mila – un quarto del totale – non si trovano più. I funzionari del ministero hanno detto che la loro scomparsa è legata probabilmente a giri di sfruttamento sessuale e lavoro minorile. Il giornalista freelance italiano Luca Muzi si è occupato della questione sul Guardian, intervistando anche diverse organizzazioni non governative (ong) che lavorano con gli immigrati in alcune delle zone costiere della Sicilia più interessate all’immigrazione clandestina.
In Italia l’accoglienza per i minori non accompagnati funziona così: una volta entrati sul territorio italiano, nel caso in cui non siano accompagnati da un familiare, i minori passano automaticamente sotto la custodia dello stato. Normalmente vengono mandati nei centri di prima accoglienza e poi vengono inseriti in vari programmi di educazione e integrazione e dati in adozione a famiglie italiane.
Nella realtà, tra impicci burocratici e malfunzionamenti delle strutture, le cose vanno in modo diverso. Il primo problema, scrive Muzi sul Guardian, riguarda l’inadeguatezza delle strutture di accoglienza nell’assorbire il flusso degli immigrati che arrivano in Italia. Ad Augusta, per esempio, di recente in una sola notte sono arrivati 1.500 migranti, di cui 250 bambini: in questo porto orientale della Sicilia, circa 45 chilometri a sud di Catania, nell’ultimo anno sono arrivati più di 4mila dei 12mila minori non accompagnati registrati dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Francesco Puglisi, funzionario di Augusta responsabile per l’immigrazione, ha detto a Muzi: «Non abbiamo le strutture adeguate per dare protezione a un così grande numero di persone».
Il risultato è che gli stessi minori rimangono per mesi nei centri di prima accoglienza, senza essere nemmeno inseriti nei programmi di educazione e integrazione previsti dalla legge. Oppure scappano, o vengono rapiti. Una ong che lavora a Catania, sulla costa orientale della Sicilia, ha raccontato a Muzi che molti minori eritrei hanno cominciato a essere rapiti nei parchi e nelle stazioni ferroviarie. Elvira Iovino, direttrice del Centro Astalli – un centro di accoglienza per gli immigrati a Catania – ha detto:
«Molti bambini eritrei si rifiutano di essere identificati dalle autorità al loro arrivo nel paese, perché la Convenzione di Dublino (PDF) non permette loro di chiedere asilo in altri paesi una volta che si sono registrati in Italia. Mentre dormono alla stazione dei treni, vengono intercettati da reti di trafficanti che promettono loro un rifugio e un lavoro. Ma poi vengono chiusi nelle case, e se le famiglie non pagano per la loro liberazione vengono fatti lavorare vendendo droga, oppure prostituendosi o lavorando nei campi. Sono tutte attività molto redditizie per queste reti criminali»
Secondo il Guardian molti di questi minori arrivano poi fino a Roma, dove nella maggior parte dei casi vengono sfruttati dalle reti criminali che li hanno “presi in custodia” o vengono costretti a fare diversi tipi di lavori per ripagare il viaggio verso l’Italia. Mariella Chiaramonte, capo della stazione di polizia di Tivoli, a Roma, ha detto al Guardian che negli ultimi anni il mercato di Guidonia (pochi chilometri da Roma) è diventato un posto dove lo sfruttamento del lavoro minorile è molto diffuso: «La situazione è fuori controllo. Anche quando portiamo questi bambini nei centri per le adozioni, nessuno controlla se vanno a scuola. Crediamo che ci sia un legame tra chi porta illegalmente i bambini in Italia e chi li sfrutta nei mercati».