I bambini di Minya
Una fotografa francese ha raccontato le condizioni dei bambini che lavorano nelle pericolose cave di calcare in Egitto
Non esiste una statistica ufficiale sul lavoro minorile in Egitto ma le cifre vanno dagli 1,3 ai 3 milioni di bambini. Uno dei posti peggiori in cui molti si trovano a lavorare, spesso già a 7-8 anni, sono le cave di calcare di Minya, una città che si trova a circa 250 chilometri a sud del Cairo, lungo la sponda occidentale del Nilo. Le cave sono oltre 300 e impiegano 15 mila persone, spesso neo-laureati che non riescono a trovare un impiego migliore.
Il lavoro nelle cave è estremamente faticoso e pericoloso per gli adulti, e lo è ancora di più per bambini e adolescenti: devono maneggiare ogni giorno macchinari vecchi e rudimentali, dotati di lame affilate per tagliare la pietra e privi di dispositivi di sicurezza. Incidenti più o meno gravi – a volte anche mortali – accadono ogni giorno, anche a causa dei macchinari elettrici e dei numerosi cavi scoperti. Inoltre la polvere calcarea provoca problemi respiratori e malattie polmonari. A causa delle difficili condizioni molti ragazzini che lavorano nelle cave arrivano a dimostrare anche 20 o 30 anni, per la pelle del viso rovinata e ricoperta di rughe. Le ambulanze inoltre non arrivano fino alle cave e nei dintorni ci sono solo ospedali privati; spesso in caso di incidente gli operai rinunciano a fare denuncia a patto che il datore di lavoro paghi le cure. Molti vengono semplicemente licenziati senza alcun tipo di risarcimento.
Gli orari di lavoro vanno dalle 16 alle tre del mattino in primavera ed estate, e dalle 7 del mattino alle 16 in autunno e inverno, per un guadagno dell’equivalente di 11 euro a settimana, più di quanto guadagni un muratore o un contadino. Nonostante le cave siano molto pericolose, le famiglie continuano a mandare i bambini a causa della crisi economica e grazie ai buoni stipendi.
Myriam Abdelaziz, una fotografa francese di origine egiziana, ha raccontato nel suo progetto Menya’s Kids le difficili condizioni di vita e di lavoro dei bambini nelle cave. Abdelaziz aveva ricevuto da una ong internazionale il compito di documentare la situazione delle donne nei dintorni della città, ma poi aveva scoperto l’esistenza delle cave e dei bambini che ci lavorano. Abdelaziz si è laureata all’International Center of Photography di New York nel 2006 e da allora ha pubblicato con importanti testate come Time, Marie-Claire, Newsweek, Smithsonian, Le Monde, Courrier International e The British Journal of Photography. Secondo Lens, un’autorevole rivista di fotografia e fotogiornalismo, Abdelaziz è particolarmente apprezzata per la fotografia documentaristica e al contempo concettuale, e per la sua capacità di raccontare storie con una eccezionale attenzione all’estetica e alla composizione delle immagini. Menya’s Kids si può guardare interamente sul sito di Abdelaziz, dove si trovano anche gli altri suoi lavori.