John Grisham e il discorso su pedofilia e pedopornografia
In un'intervista sul suo prossimo libro, Grisham ha affrontato lo spinosissimo tema delle pene severe per chi scarica immagini pornografiche di minorenni
Lo scrittore americano John Grisham, autore di romanzi del genere legal thriller celebri e venduti in tutto il mondo, ha dato un’intervista al quotidiano britannico Daily Telegraph che è stata subito molto ripresa e commentata dai media americani e internazionali per alcune prese di posizione controverse dello stesso Grisham sulla pedofilia. Nell’intervista, organizzata per promuovere il prossimo libro dello scrittore, Gray Mountain, Grisham ha parlato delle persone che si limitano a guardare materiale pedopornografico su internet, sostenendo che si possa trattare di un crimine involontario o sbadato, che si può commettere facilmente premendo «il pulsante sbagliato». Grisham ha spiegato che non tutti gli adulti che fruiscono della pornografia infantile sono persone che commettono materialmente abusi sessuali: secondo Grisham molti semplicemente finiscono sui siti di pornografia minorile spingendosi troppo oltre.
Ora abbiamo le prigioni piene zeppe di gente della mia età. Maschi bianchi di sessant’anni, in prigione, che non hanno mai fatto male a nessuno, che non toccherebbero mai un bambino. Ma vanno su internet una sera, iniziano a navigare, probabilmente dopo aver bevuto troppo o roba del genere, e premono il bottone sbagliato, vanno troppo in là, e finiscono su porno minorile, amen. È successo ad un mio amico della facoltà di Legge. Non hanno fatto del male a nessuno, ok? Meritano un qualche tipo di punizione, ok. Ma dieci anni in prigione? E ce ne sono così tanti, così tanti colpevoli di reati sessuali, che li mettono tutti nella stessa prigione, come se fossero un mucchio di pervertiti o qualcosa del genere. Migliaia. Siamo diventati matti con questa storia del carcere. Non provo pietà per i veri pedofili. Dio, per favore sbatteteli dentro. Ma così tanti di questi tizi non meritano pene dure, eppure le ricevono. Un mio amico, parlo di dieci anni fa, beveva. Beveva senza controllo. E andò su un sito – c’era scritto, aspiranti puttane, sai, di 16 anni, o qualcosa del genere, un sito stupido. Beh, ci è andato, ha scaricato qualcosa. Erano ragazze di 16 anni che sembrava ne avessero 30. Sai, erano tutte vestite in tiro e cose così, e lui era un po’ così. Non avrebbe dovuto farlo, è stato stupido. Ma non erano bambini di dieci anni, e lui non ha toccato nessuno. E Gesù, una settimana dopo gli bussano alla porta: l’FBI. Ed era una trappola messa su dalla Royal Canadian Mounted Police per beccare le persone, i pedofili. Ed è andato in galera per tre anni.
Grisham – che da molti anni è impegnato in una campagna contro le ingiuste condanne negli Stati Uniti – in pratica dice che le persone che guardano materiale pedopornografico e i “veri pedofili” sono due cose diverse. Il dibattito esiste da tempo ma raramente emerge perché ha implicazioni molto sensibili e rischiose. Negli Stati Uniti in passato ci sono state delle prese di posizioni simili a quella di Grisham, specialmente dopo che si scoprì che in qualche caso il sistema penale americano prevede persino pene più lunghe per chi guarda materiale pedopornografico su internet rispetto a chi commette fisicamente abusi sessuali su minori. Lo scorso gennaio poi la Corte Suprema non era riuscita a stabilire se una persona che guarda foto o video di abusi su minori possa o meno essere obbligata a risarcire economicamente la vittima con la stessa somma di chi ne ha abusato inizialmente.
Altri però sostengono che scaricare pornografia minorile significa rendersi complice di un crimine che è tutto meno che senza vittime, quando il materiale è rappresentato da foto o video di bambini veri mentre vengono violentati, sfruttati o abusati in altro modo. Il New York Times Magazine aveva ad esempio raccontato la storia di una ragazza di nome Nicole, violentata a nove anni da un parente che poi caricò il video su internet, perché altri pedofili potessero vederlo. Negli ultimi quindici anni la lunghezza delle pene per chi commette reati legati alla pedopornografia è aumentata del 500 per cento, e si è discusso più volte di quanto debba essere punito chi si limita a guardare foto o video pornografici di minori, e se l’età dei minori faccia una differenza. L’anno scorso una commissione americana apposita, presieduta dalla giudice del Massachussetts Patti Saris, ha stabilito che le linee guida per la pornografia minorile sono superate. Saris ha spiegato: «A causa dei cambiamenti nell’utilizzo delle tecnologie legate a internet, l’attuale struttura che regola le pene necessita di una revisione. Chi commette crimini nell’ambito della pedopornografia può comportarsi in una serie di modi che riflettono diversi gradi di colpevolezza e di pericolosità sessuale, che non sono al momento tenuti in considerazione dalle linee guida».
Secondo altri esperti, invece, si dà troppa importanza alle punizioni e non abbastanza alla prevenzione. Elizabeth J. Letorneau, un’esperta di abusi sessuali su minori della John Hopkins Bloomberg School of Public Health, ha spiegato in un articolo pubblicato dal settimanale Time: «Troppo spesso la nostra attenzione, le nostre risorse e la nostra indignazione sono concentrati su cosa succede dopo che un crimine è stato commesso: dobbiamo chiederci come possiamo prevenire gli abusi sui minori». Secondo Letorneau la pedofilia è un problema di cui dovrebbe occuparsi la sanità pubblica, e sostiene che si debba smettere di stigmatizzare chi chiede aiuto, pur non minimizzando la serietà dei crimini sessuali. «Il problema del comportamento deve continuare a essere condannato, ovviamente. Ma la richiesta di aiuto dovrebbe essere incoraggiata e facilitata con interventi efficaci di professionisti».
Aggiornamento – Dopo aver ricevuto molte critiche, soprattutto da parte di commentatori online, John Grisham si è scusato. «Le cose che ho detto due giorni fa al Telegraph non volevano in alcun modo solidarizzare con le persone condannate per reati sessuali, specialmente le molestie sui minori. Non riesco a pensare a niente di più deprecabile. Mi dispiace di aver detto quelle cose e mi scuso con tutti».