Il ritorno dei Teletubbies
La BBC produrrà 60 nuovi episodi della bizzarra e discussa serie tv per bambini piccoli (si riaprirà l'annosa questione della sessualità di Tinky Winky?)
La BBC produrrà nuovi 60 episodi dei Teletubbies, una serie tv per bambini in età pre-scolare trasmessa per la prima volta nel marzo del 1997 in Gran Bretagna e creata da Anne Wood. Fin dalla messa in onda alcuni dissero che si trattava del lavoro di un genio e di un progetto innovativo; altri invece criticarono la serie sostenendo che la trama fosse ripetitiva e i personaggi spaventosi («Questi alieni spaventeranno i nostri figli», disse per esempio un potenziale acquirente tedesco dei diritti del programma all’Independent). Tutti però dovettero riconoscere l’immediato successo della serie e si trovarono d’accordo almeno su una cosa: la serie era stranissima.
I Teletubbies sono quattro (Tinky Winky, Dipsy, Laa-Laa, Po) e sono impersonati da altrettanti attori che indossano dei costumi colorati (viola, verde, giallo e rosso). Sono paffuti e con facce da bambini. Sulla pancia di ciascuno c’è un rettangolo usato come uno schermo televisivo che mostra brevi filmati di vita quotidiana di bambini piccoli, mentre sulla testa di ogni personaggio c’è un’antenna di forma diversa: assomigliano a degli alieni, insomma, e sono completamente asessuati. I Teletubbies vivono a TeletubbyLandia, in una casa a forma di cupola su una collina dove è sempre primavera, dove ci sono dei fiori (anche parlanti) e dei conigli. In ogni episodio c’è il sole, che contiene al suo interno il viso di un neonato sorridente. Nella maggior parte delle puntate – che durano circa 25 minuti ciascuna – i Teletubbies se ne vanno in giro pronunciando versi o frasi molto semplici e ripetitive, per esempio “Ciao ciao” o “Tante coccole”.
Dopo soltanto un anno di trasmissione la serie aveva ottenuto un pubblico rilevante: due milioni di spettatori per ogni episodio, 630 milioni di euro di vendite tra gadget e oggetti vari e la messa in commercio di una serie di libri per bambini in età pre-scolare. La sigla del programma – Teletubbies say ‘Eh-Oh’ – aveva venduto più di un milione di copie ed era rimasta in testa alla classifica inglese per trentadue settimane. Nel giro di due anni “I Teletubbies” erano in onda in 120 diversi paesi e tradotti in 45 lingue. In Italia la serie fu trasmessa da Raitre a partire dal 2000; oggi è trasmessa da RAI YoYo.
Visto il successo e la diffusione dei personaggi, alcuni psicologi iniziarono a mettere in dubbio il fatto che la “trama” avesse effettivamente un valore educativo e se fosse giusto far vedere la tv a bambini così piccoli. Qualcuno paragonò addirittura i colori e la ripetitività dei personaggi all’esperienza che si prova sotto l’effetto di droghe psichedeliche. Qualcun altro sostenne che Tinky Winky, il pupazzo viola con in testa l’antenna a forma di triangolo, fosse omosessuale. Questa storia divenne nel tempo una specie di leggenda metropolitana: secondo i produttori dello show entrò nella cultura popolare di quegli anni come il famoso vestito blu di Monica Lewinsky. Dopo la trasmissione delle prime puntate della serie il Guardian descrisse il personaggio viola come «un’icona gay che se ne va in giro in modo molto effeminato».
Quando la tv statunitense PBS comprò i diritti per distribuire la serie negli Stati Uniti, la discussione sulla sessualità di Tinky Winky arrivò anche da quelle parti: il Washington Post titolò “Il gay Tinky Winky, il nuovo Ellen Degeneres” (suggerendo che il Teletubbie avrebbe preso il posto della famosa presentatrice americana come icona gay) mentre la famosa rivista gay The Advocate disse: «È diventato un’icona gay e gli stessi fondamentalisti che boicottano Disney si agiteranno nel vederlo».
Nel 1998 il reverendo americano evangelico battista Jerry Falwell – uno molto vicino all’estrema destra, che si definisce il fondatore dell’industria anti-gay – aveva scritto sulla pubblicazione dell’università che ha fondato una critica alla “cultura dei Teletubbies”. Il titolo era: «Allarme genitori: Tinky Winky ha fatto coming out». Nell’articolo, il reverendo diceva: «È viola, il colore dei gay; la sua antenna ha la forma triangolare, simbolo dei gay; ostenta una borsetta rossa. Da cristiano penso che l’esempio dello stile di vita gay di Tinky Winky stia danneggiando la moralità dei bambini».
Il produttore dei Teletubbies, Kenn Viselman, rispose alle critiche del reverendo durante il programma televisivo della NBC “Today”: «Stiamo parlando di un programma per bambini da uno ai quattro anni. Se avesse omosessuali al suo interno, i bambini non lo capirebbero in ogni caso. Per la cronaca, comunque, non ce li ha. Tinky Winky è semplicemente un dolce, tecnologico bambino con una borsa magica». Alcuni giornali avevano poi sottolineato l’assurdità dell’intera vicenda: i Teletubbies sono creature asessuate, che non possono essere né eterosessuali né omosessuali. Un giornalista aveva commentato: “I Teletubbies non hanno genitali, come potrebbero avere una qualche sessualità?”. Omosessualità a parte, nel tempo circolarono critiche sempre più forti al valore educativo generale del programma. A causa delle numerose pressioni esercitate da alcuni specialisti dell’educazione, nel 2001 la BBC decise di interrompere lo show. Due mesi fa il canale ne ha invece annunciato il ritorno: ne verranno prodotti altri 60 nuovi episodi.