La Catalogna rinuncia al referendum
Il governo locale ha annullato il voto dopo l'intervento della Corte Costituzionale ma ha detto che il 9 novembre si svolgerà comunque una consultazione popolare in vista delle elezioni anticipate (ma non tutti sono d'accordo)
Il governo regionale della Catalogna ha annullato il referendum sull’indipendenza dalla Spagna, progettato per il prossimo 9 novembre. Lo scorso settembre la Corte Costituzionale aveva infatti accettato il ricorso del governo di Madrid. Il testo del decreto sul referendum era stato approvato dal Parlamento catalano il 19 settembre scorso, il giorno in cui erano arrivati i risultati del referendum fallito sull’indipendenza della Scozia. La legge di fatto inseriva in un quadro giuridico la convocazione di un referendum indipendentista in Catalogna, soprannominato 9-N dalla stampa spagnola. La notizia delle rinuncia è stata data dal presidente della Catalogna Artur Mas che ha comunque proposto una specie di alternativa: organizzare delle “elezioni plebiscitarie” per capire la volontà dei catalani sul futuro politico della loro comunità.
Resta dunque fissata la data del 9 novembre: quel giorno si svolgerà una sorta di grande sondaggio aperto a tutti i cittadini con più di 16 anni di età. Saranno aperti dei seggi grazie al lavoro di circa 20 mila volontari e il quesito sarà lo stesso della consultazione bocciata: «Volete che la Catalogna sia uno Stato?» e, in caso affermativo, bisognerà rispondere alla seconda domanda: «Volete che questo Stato sia indipendente?». Questa formula non esiste nel diritto spagnolo. I risultati si conosceranno il 10 novembre. Secondo diversi professori di diritto costituzionale intervistati dal quotidiano El País, non avrà alcuna conseguenza o validità giuridica.
«La gente potrà comunque depositare il proprio voto e l’effetto sarà lo stesso» ha detto Mas. In questa sua decisione, Mas ha precisato anche di non aver ottenuto l’appoggio di tre partiti (su quattro) favorevoli all’indipendenza e ha ammesso che il suo consenso «si è incrinato». Alcuni partiti (in particolare Esquerra Republicana de Catalunya, ERC) vorrebbero infatti proseguire sulla strada già avviata, violando però la decisione della Corte. «La consultazione del 9 novembre sarà una consultazione preliminare prima di quella finale» ha detto Mas facendo riferimento allo svolgimento di elezioni regionali anticipate, nella speranza che portino a una larghissima vittoria dei partiti favorevoli all’indipendenza. Condizione necessaria, però, ha concluso il Presidente della Catalogna, è che questi partiti si presentino con liste e programmi congiunti.
La Catalogna è una regione nordorientale della Spagna di quasi otto milioni di abitanti (circa il 19 per cento della popolazione del paese, che produce il 19 per cento del suo PIL): ha come capitale Barcellona e possiede una propria fortissima identità culturale e storica, a cominciare dalla lingua, il catalano. Dispone già di un proprio parlamento nell’ambito di un complesso sistema di autonomie, che da tempo lavora allo svolgimento di un referendum consultivo sull’indipendenza. Fin dall’inizio, il percorso verso il referendum era stato piuttosto complicato: il parlamento catalano aveva annunciato il referendum alla fine del 2013 basandolo su una dichiarazione di sovranità approvata un anno prima, che però la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittima.