Da dove provengono gli stranieri che combattono in Siria?
L'ha mostrato il Washington Post con un'infografica (al primo posto c'è la Tunisia, e in Europa arrivano soprattutto dal Regno Unito)
Il Washington Post ha pubblicato un’immagine molto chiara e immediata che mostra la provenienza dei combattenti stranieri che sono andati in Siria a combattere la guerra che va avanti da oltre tre anni tra le forze governative e altre milizie sciite vicine al presidente Bashar al Assad, e i ribelli. I numeri usati dal Washington Post sono stati elaborati partendo dai dati forniti dalla CIA (Central Intelligence Agency, l’agenzia di intelligence statunitense per l’estero) e del Soufan Group, una società che fornisce servizi di intelligence a governi e organizzazioni multinazionali: si parla di 15mila miliziani provenienti da almeno 80 stati del mondo, soprattutto dal Nord Africa e dall’Europa.
Stando alle informazioni raccolte negli ultimi mesi, tutti i combattenti che provengono dall’estero sono schierati dalla parte dei ribelli: molti di loro si sono uniti allo Stato Islamico (IS), il gruppo estremista che controlla ampie zone di territorio tra Siria e Iraq. Il paese che più “rifornisce” la Siria di combattenti è la Tunisia – si crede che molti dei 3.000 tunisini in Siria si siano affiliati allo Stato Islamico -, considerato l’unico paese in cui si è affermato un sistema democratico dopo le cosiddette “primavere arabe”. Dagli Stati Uniti, a differenza di quanto si potrebbe pensare dati i toni spesso allarmistici dell’amministrazione americana, si stima provengano non più di 130 combattenti. Il paese europeo più coinvolto da questo fenomeno è il Regno Unito, con 488 combattenti: l’Italia è invece uno dei meno coinvolti, con 50 combattenti.