L’altra città assediata dallo Stato Islamico
Si chiama Ramadi, si trova a 130 chilometri a ovest di Baghdad: è strategicamente molto più importante di Kobane, e se l'IS dovesse conquistarla sarebbe un guaio
I miliziani dello Stato Islamico (IS) sono vicini a conquistare Ramadi, capitale della provincia irachena occidentale di Anbar e città a maggioranza sunnita. L’amministrazione locale ha chiesto aiuto al governo centrale iracheno di Baghdad, guidato dallo sciita Haydar al-‘Abadi, mentre alcune fonti militari americane hanno definito “fragile” la situazione in città. Ramadi è considerata strategica da molti analisti: è su una delle strade principali che collegano la Siria orientale – dove si trovano molte basi dello Stato Islamico, tra cui la “capitale” del Califfato, Raqqa – e Baghdad. Secondo funzionari dell’amministrazione locale, Ramadi potrebbe cadere nel giro di dieci giorni.
Mentre l’attenzione della stampa mondiale era concentrata in particolare su Kobane, la città curda assediata dall’IS nel nord della Siria al confine con la Turchia, nelle ultime settimane le milizie dello Stato Islamico hanno continuato la loro avanzata nella provincia di Anbar, nonostante un mese fa l’aviazione americana avesse attaccato le posizioni dell’IS attorno alla diga di Haditha, a circa 150 chilometri a nord-ovest di Ramadi.
Secondo diversi analisti, l’IS può guadagnare molto di più dalla conquista di Ramadi piuttosto che dalla caduta di Kobane. Ramadi al momento è una delle ultime città non controllate dall’IS nella parte alta della valle dell’Eufrate: se dovesse cadere, lo Stato Islamico otterrebbe delle linee di rifornimento senza sostanziali ostacoli che dal confine siriano arriverebbero fino alle porte della capitale irachena Baghdad. Nella città sono presenti anche diverse basi militari dell’esercito iracheno che una volta conquistate permetterebbero alle milizie dell’IS di rifornirsi di armi, munizioni ed equipaggiamenti.
Secondo Daveed Gartenstein-Ross, un analista intervistato dal Financial Times, l’attacco a Kobane è stato addirittura un errore strategico da parte dell’IS che si è mosso a causa del suo odio per i curdi, più che per considerazioni strategiche. Nella provincia di Anbar, invece, i comandanti delle milizie islamiche hanno dimostrato una certa abilità tattica e fino ad ora sono riusciti a continuare la loro avanzata nonostante la resistenza dell’esercito iracheno e i bombardamenti americani.
Anbar era stata uno dei centri delle insurrezioni governative anche durante la precedente guerra civile in Iraq, tra il 2006 e il 2007. All’epoca i ribelli guidati da al Qaida furono sconfitti anche grazie alla strategia messa in campo dal generale David Petraeus, che aumentò la presenza di truppe americane e contemporaneamente si alleò con i leader sunniti locali, armandoli contro al Qaida. Nel gennaio di quest’anno Anbar è stata una delle prime città a cadere in mano allo Stato Islamico (quando non era ancora avvenuta la frattura con al Qaida), molti mesi prima della conquista di Mosul, l’evento che ha spinto molti giornali e siti internazionali a occuparsi dell’ISIS. Nel corso dell’estate l’esercito iracheno, aiutato da consiglieri americani, ha messo in atto una strategia simile a quella del generale Petraeus ed è riuscito a riconquistare Ramadi. Ma la ritirata delle milizie dello Stato Islamico si è rivelata soltanto temporanea.