Jennifer Lawrence sulle foto rubate e messe online
Ne parla in un articolo sul nuovo numero di Vanity Fair Usa
Sulla copertina del nuovo numero di Vanity Fair Usa – che sarà in edicola negli Stati Uniti giovedì 9 ottobre, mentre l’edizione digitale sarà disponibile già da domani – c’è Jennifer Lawrence, protagonista della serie di film di “Hunger Games” e premio Oscar nel 2013 per “Il lato positivo”. Le foto dell’attrice erano tra quelle rubate e rese pubbliche in agosto e in settembre sul sito di condivisione di immagini 4chan e sul sito di condivisione di link Reddit.
Nell’articolo su Vanity Fair Lawrence parla, tra le altre cose, di questi episodi e dice molto chiaramente che cosa ne pensa:
«Solo perché sono una figura pubblica, solo perché sono un’attrice, non significa che me la sono cercata. Non è una logica conseguenza. È il mio corpo, e dovrebbe essere una mia scelta, e il fatto che non lo sia è assolutamente disgustoso. Non posso credere che viviamo in un mondo del genere».
L’attrice racconta di aver provato più volte a scrivere una dichiarazione senza però riuscirci e spiega anche il motivo per cui aveva scattato quelle foto (per l’ex compagno):
«Ogni singola cosa che provavo a scrivere mi faceva piangere o arrabbiare. Ho cominciato a scrivere delle scuse, ma non avevo niente di cui dovermi scusare. Sono stata in una relazione piena d’amore, sana, bella per quattro anni. Era una storia a distanza, o il tuo ragazzo guarda film porno o guarda te».
Lawrence affronta anche la quesitone dal punto di vista legale («Non è uno scandalo. È un crimine a sfondo sessuale. È una violenza sessuale. È disgustoso. La legge va cambiata, noi dobbiamo cambiare») e critica non solo chi ha sottratto e reso pubbliche le foto, ma anche chi le ha guardate. Dopo la comparsa su 4chan, le immagini sono state condivise migliaia di volte online e “Jennifer Lawrence nuda” è stata l’espressione più frequente su molti social network, soprattutto su Twitter:
«Chiunque abbia guardato quelle foto ha perpetrato un reato sessuale. Dovrebbe nascondersi dalla vergogna».