Ci saranno le elezioni anticipate in Grecia?
È probabile, scrive l'Economist, e Alexis Tsipras, del partito di estrema sinistra Syriza, sarebbe il favorito: il governo guidato dal centrodestra intanto ha chiesto un voto di fiducia
Diversi giornali internazionali, tra cui l’Economist di oggi, parlano della possibilità che in Grecia si svolgano elezioni anticipate. L’occasione potrebbe presentarsi il prossimo 12 febbraio con la possibile mancata elezione del nuovo presidente della Repubblica che attualmente è Karolos Papoulias: Nea Dimokratia (il partito di centro destra al governo di cui fa parte il premier Antonis Samaras) e il Pasok (il partito socialista del vice premier Evanghelos Venizelos) potrebbero infatti non riuscire a raggiungere i 180 voti necessari per l’elezione in parlamento del nuovo capo di stato. I due partiti insieme hanno 154 parlamentari su 300, gli altri 26 dovrebbero raccoglierli attraverso una serie di trattative e accordi soprattutto con i partiti indipendenti. Se queste trattative dovessero fallire, il presidente in carica dovrebbe sciogliere il parlamento e convocare nuove elezioni. E, secondo l’Economist, Alexis Tsipras, leader del partito di estrema sinistra Syriza, sarebbe il favorito per la vittoria.
Avevamo lasciato Alexis Tsipras a maggio di quest’anno quando era stato scelto dal Partito della Sinistra Europea (SE) come candidato alla presidenza della Commissione europea. Il risultato generale non ne aveva permesso l’elezione ma in Grecia Syriza aveva ottenuto quasi il 27 per cento dei voti staccando di 3,8 punti il partito del premier conservatore Antonis Samaras. Tsipras, già in quel momento, aveva parlato di «grande disarmonia tra la volontà del popolo e l’attuale Parlamento» chiedendo elezioni anticipate. Diversi analisti avevano però fatto notare che la richiesta era piuttosto fragile, avendo Syriza mantenuto i voti che aveva preso alle elezioni politiche del 2012.
Sempre a maggio, poi, si era votato in Grecia per rinnovare le amministrazioni di 325 comuni e i presidenti di 13 regioni e Syriza (ma anche il partito Alba Dorata, quello di estrema destra di cui diversi dirigenti sono accusati di varie attività violente e illegali e si trovano in carcere) aveva ottenuto un buon risultato. Anche in queste votazioni diversi candidati di Nea Dimokratia non solo erano stati sconfitti ma erano rimasti in alcuni casi esclusi anche dal ballottaggio. E in luoghi piuttosto significativi dove non accadeva da almeno quarant’anni: ad Atene, per esempio, e anche nella regione dell’Attica.
La conferma della popolarità di Syriza – e anzi di un guadagno di consensi – risulta da tre recenti sondaggi. Uno di questi, condotto da Public Issue e pubblicato lo scorso 27 settembre, ha mostrato che Syriza ha un vantaggio di 11 punti percentuali rispetto a Nea Dimokratia. Syriza è al 36 per cento, Nea Dimokratia al 25: seguono To Potami (nuova formazione politica creata da un giornalista televisivo di successo e che raccoglie gli scontenti dei vecchi partiti tradizionali) è al 9,5, Alba Dorata è al quarto posto con il 7,5 per cento e il Pasok al 5,5.
Facendo una proiezione di queste cifre in parlamento (nel caso cioè in cui questi numeri venissero effettivamente confermati con il voto), Syrizia otterrebbe 146 seggi, Nea Dimokratia solo 66, To Potami 25, Alba Dorata 20. Circa il 54 per cento delle e degli intervistati ha poi detto che sarebbero necessarie delle elezioni anticipate.
In questi ultimi anni Tsipras è diventato in Grecia il rappresentante delle critiche più severe alle politiche di austerità dell’Unione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea, mostrandosi allo stesso tempo radicalmente diverso rispetto ad Alba Dorata e agli altri movimenti anti-europei di destra. I temi politici su cui continua ad insistere sono il salario minimo mensile, la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, la creazione di 300 mila nuovi posti di lavoro e, in generale, l’alleggerimento fiscale delle fasce di cittadini più colpite dalla crisi (una proposta in questo senso è stata già presentata: riguarda l’abolizione dell’aumento della tassa speciale sul gasolio per il riscaldamento e la fornitura gratuita di elettricità alle famiglie più bisognose).
Antonis Samaras, il primo ministro, ha risposto (entrando di fatto, secondo molti analisti, già in campagna elettorale) dicendo che il bilancio del prossimo anno prevede una serie di agevolazioni fiscali per le famiglie duramente colpite dalla cosiddetta “austerità”, la riduzione delle aliquote fiscali per le aziende e i liberi professionisti (al 20 per cento dall’attuale 26), e la riduzione delle tasse per le auto di lusso fino al 30 per cento. Samaras è consapevole del fatto che in Parlamento potrebbe non avere più alcuna maggioranza disposta ad approvare nuove misure di austerità e ha parlato della possibilità di chiudere un anno prima del previsto l’accordo con la “troika” europea rinunciando all’ultima rata di circa 10 miliardi di euro prevista per il 2015.
Per allontanare la possibilità di elezioni anticipate e dare una dimostrazione di forza, qualche giorno fa i leader dei due partiti che formano il governo di coalizione (Antonis Samaras di Nea Dimokratia e Evanghelos Venizelos del Pasok) hanno infine deciso di chiedere un voto di fiducia al parlamento sull’azione del governo. Si dovrebbe votare la prossima settimana.