Il più fedele alleato musulmano degli USA contro l’IS
Il primo ministro del Kosovo ha scritto una lettera in cui motiva il totale appoggio alla guerra contro lo Stato Islamico: "siamo il paese più filoamericano del mondo"
Il primo ministro del Kosovo Hashim Thaçi ha scritto sul Guardian una lettera in cui esprime e motiva il totale appoggio da parte del suo paese – la cui popolazione è quasi interamente di religione musulmana – alla guerra contro il movimento dello Stato Islamico (IS), definendo il Kosovo “uno dei paesi più filoamericani al mondo”, e respingendo ogni accusa secondo cui il Kosovo sarebbe rifugio di integralisti islamici. Da diversi giorni, il Kosovo viene citato dalla stampa internazionale come uno dei paese facenti parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti per combattere l’IS: lo stesso Thaçi, tramite la sua pagina Facebook, aveva garantito l’aiuto del Kosovo alla “alleanza globale emergente che combatte il grande diavolo”. Nella lettera Thaçi dichiara sia profonda gratitudine verso gli Stati Uniti – relativamente all’intervento della NATO del 1999 per fermare la guerra nei paesi dell’ex Jugoslavia – sia una certa vicinanza all’Unione Europea, in vista di una possibile entrata futura nell’Unione stessa (Thaçi è leader del partito di orientamento socialdemocratico ed europeista).
“Il presidente Obama ha presentato una strategia per combattere l’Isis, e noi sosteniamo pienamente questa strategia”, scrive Thaçi, pur ammettendo che il Kosovo dispone di risorse militari limitate: “Giocheremo un ruolo attivo nell’impedire a qualsiasi individuo indottrinato nelle strade delle città del Kosovo di unirsi all’Isis, e distruggeremo le reti di reclutamento”. Thaçi fa riferimento al modo in cui i media internazionali si sono occupati del Kosovo in anni recenti ricordando che il suo paese – fin dall’intervento statunitense in Iraq e in Afghanistan, e poi durante la guerra in Libia e in Siria – sia stato variamente citato a livello internazionale, sia da esponenti di estrema destra che da esponenti di estrema sinistra, come precedente (per qualcuno, dice Thaçi, il Kosovo è un caso di fallimento della politica di “interventismo neoliberal”).
Il Kosovo ha ottenuto l’indipendenza dalla Serbia nel 2008, dopo quasi dieci anni di amministrazione delle Nazioni Unite seguita all’intervento della NATO per interrompere il massacro in corso ordinato dal presidente serbo Slobodan Milošević (migliaia di persone furono uccise, decine di migliaia di donne violentate, ricorda Thaçi, prima dell’intervento guidato da Stati Uniti e nazioni europee). È attualmente riconosciuto come Stato dalla maggior parte dei paesi dell’Unione Europea e degli Stati membri delle Nazioni Unite, sebbene non abbia ancora uno status giuridico univocamente riconosciuto (non è riconosciuto dalla Russia né dalla Serbia, per esempio, anche se esistono da tempo rapporti diplomatici tra i due paesi).
La stragrande maggioranza della popolazione del Kosovo è di religione musulmana (95,60 per cento, nel 2011). Thaçi nega categoricamente le accuse che di recente il Kosovo possa essere un paese rifugio di integralisti islamici e un bacino di reclutamento dei militanti in Iraq e in Siria. “Il governo della Repubblica del Kosovo sta prendendo misure decisive per arrestare il flusso di giovani, spesso provenienti da comunità emarginate, verso le zone di guerra in Iraq e in Siria”, scrive Thaçi, segnalando che di recente sono stati arrestati 45 sospetti militanti. Thaçi ricorda inoltre che già ai tempi della guerra alla fine degli anni Novanta, quando lui era leader dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (UÇK), ai jihadisti fu impedito di unirsi come volontari.
Scrive Thaçi: “Il Kosovo è uno dei paesi più filoamericani al mondo. Guidando dall’aeroporto di Pristina al mio ufficio al centro della capitale, si attraversa Bill Clinton Boulevard, George Bush Avenue e Bob Dole Street. Quando il membro del Congresso Tom Lantos visitò il Kosovo prima della caduta del muro di Berlino, descrisse il Kosovo come una delle regioni più filoamericane e filodemocratiche al mondo”.
Il primo ministro del Kosovo Hashim Thaci accoglie il vice segretario di Stato statunitense Hoyt Brian Yee a Pristina, il 21 novembre 2013.
(ARMEND NIMANI/AFP/Getty Images)