I dieci gruppi terroristici più pericolosi
Una società di analisi statunitense ha fatto la classifica basandosi sulle loro attività tra agosto e settembre, il primo posto è facile da indovinare, ma c'è qualche sorpresa
IntelCenter è una società privata statunitense che offre i suoi servizi alle agenzie di intelligence: è stata fondata nel 1993 a Washington e studia soprattutto il comportamento dei gruppi terroristici di tutto il mondo usando una serie di indicatori. Tra questi, IntelCenter ha elaborato il Group Threat Index (GTI), cioè un indice che misura la pericolosità di tutti i gruppi terroristici inclusi nel database della società e che considera «il numero degli allarmi per terrorismo e delle persone uccise, il volume di messaggi scambiati tra i membri di un gruppo e i video e le foto diffusi». Più alto è il GTI e più pericoloso è il gruppo.
IntelCenter ha diffuso una classifica dei dieci gruppi più pericolosi considerando il periodo tra il 15 agosto e il 15 settembre, sulla base del GTI. Il lavoro di IntelCenter è interessante perché non si limita a considerare il numero delle persone uccise o il numero degli attacchi compiuti: è espressione dell’insieme delle capacità e competenze (capabilities) e degli obiettivi di ciascun gruppo terroristico preso in esame, anche se non può essere considerato definitivo.
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Tra i primi dieci gruppi terroristici con più alto GTI figurano, come ci si poteva aspettare, lo Stato Islamico e diversi affiliati di al Qaida. Gli unici sciiti in classifica sono i ribelli yemeniti houthi, che una decina di giorni fa hanno preso il controllo di San’a’, capitale dello Yemen. Al decimo posto, un po’ a sorpresa, ci sono le FARC, il gruppo che da anni sta negoziando con il governo colombiano per mettere fine alla guerriglia armata. (Precisazione: su cosa si debba considerare “terrorismo” si discute da decenni, anche nei tribunali internazionali. La classifica considera solo i gruppi inseriti nel database di IntelCenter. Non tutti, per esempio, sono inclusi nella lista dei gruppi terroristici del dipartimento di Stato americano).
1. Stato Islamico (IS). GTI: 812
È il gruppo estremista sunnita che dall’estate di quest’anno controlla ampi territori tra Siria e Iraq in cui ha istituito un Califfato Islamico. È nato da una scissione con al Qaida: in Siria combatte contro il presidente sciita Bashar al Assad e contro i gruppi ribelli che si oppongono ad Assad (tra cui al Qaida), in Iraq combatte contro l’esercito iracheno e i curdi, nel nord del paese. È considerato il “gruppo terroristico più ricco della storia“, grazie soprattutto alla vendita di petrolio proveniente da giacimenti e raffinerie che controlla e al sistema molto articolato di estorsioni ai danni di imprenditori e di vendita di ex-proprietà governative ed equipaggiamenti militari americani. Gli Stati Uniti gli hanno dichiarato guerra da alcune settimane, e un’altra sessantina di stati ha accettato di entrare nella coalizione per combatterlo.
2. Al Shabaab. GTI: 285
È una milizia somala di estremisti islamici che ha annunciato la sua affiliazione ad al Qaida nel 2012. Gli shabaab sono i responsabili dell’attacco terroristico al centro commerciale di Nairobi, in Kenya, nel settembre 2013 (volevano punire il governo keniano per avere mandato le sue truppe in Somalia nel 2011). Da tempo all’interno di al-Shabaab c’è una divisione tra due fazioni: i più estremisti, legati all’ideologia globale di al Qaida, e quelli che vorrebbero portare avanti una lotta locale per il controllo del territorio.
3. Boko Haram. GTI: 235
È un gruppo estremista islamico che opera da diversi anni in Nigeria, e in particolare nel nord, nello stato di Borno. Ad aprile 2014 Boko Haram ha rapito oltre 200 studentesse nigeriane a Chibok, in una delle sue azioni più riprese dalla stampa internazionale (molte sono state liberate). Il leader del gruppo è Abubakar Shekau, conosciuto per la brutalità e violenza dei suoi attacchi: Shekau – definito anche da sua madre “fuori di testa” – è stato dato per morto diverse volte. Nel maggio di quest’anno è stato definito dal Dipartimento di stato americano “l’uomo più ricercato dagli Stati Uniti in Africa”.
4. Talebani. GTI: 234
Fanno parte di un movimento politico fondamentalista islamico emerso per la prima volta in Afghanistan nella prima metà degli anni Novanta, sotto la guida spirituale di Mullah Mohammad Omar. Nel corso degli anni Novanta i talebani si sono avvalsi dell’appoggio dei servizi segreti pakistani per aumentare la loro influenza nel paese. Nel 1996 hanno istituito l’Emirato Islamico dell’Afghanistan, che è finito nel 2001 dopo l’invasione americana. Ancora oggi i talebani operano sia in Afghanistan che in Pakistan, mantenendo un’alleanza con al Qaida: i leader del gruppo fanno parte della Shura di Quetta, con base a Quetta, in Pakistan.
5. Ribelli houthi. GTI: 140
È un gruppo di ribelli di religione sciita proveniente dal nord dello Yemen che dal 2004 organizza rivolte contro il centrale. A settembre di quest’anno sono riusciti a prendere il controllo di San’a’, la capitale yemenita, e hanno firmato un accordo con il governo per mettere fine agli scontri. I loro oppositori li hanno accusati di avere ricevuto grande sostegno dall’Iran, paese a maggioranza sciita in competizione con tutti gli stati sunniti del Medio Oriente.
6. Al Qaida nella Penisola Arabica (AQAP). GTI: 134
AQAP è conosciuto anche col nome Ansar al-Sharia: è presente soprattutto in Yemen e Arabia Saudita (nella penisola arabica, appunto) e considerato il più attivo all’interno dell’organizzazione-ombrello al Qaida. È nato nel gennaio 2009 dalla fusione tra le divisioni di al Qaida in Yemen e Arabia Saudita e dall’anno successivo è considerato dall’amministrazione americana il ramo di al Qaida più pericoloso in assoluto. Il gruppo ha pubblicato in passato i magazine online Voice of Jihad e Insipire. Gli attacchi di AQAP si sono intensificati di recente in Yemen, come risposta alla conquista di fatto del potere da parte dei ribelli sciiti houthi.
7. Fronte Islamico. GTI: 115
È una coalizione di gruppi di ribelli che combatte nella guerra in Siria contro il presidente Bashar al Assad. È nata il 22 novembre 2013, è di orientamento islamista e comprende sette gruppi, tra cui Ansar al-Sham. Ansar al-Sham, il gruppo principale della coalizione, ha subito un durissimo attacco il 9 settembre di quest’anno nella provincia di Idlib, in cui sono stati uccisi 27 suoi importanti esponenti, tra cui il leader Hassan Abboud. Il Fronte Islamico combatte anche contro lo Stato Islamico e contro l’Esercito Libero Siriano, considerato il gruppo più moderato tra i ribelli siriani e l’unico “affidabile” dall’amministrazione americana.
8. Consiglio della shura dei rivoluzionari di Bangasi. GTI: 100
È una coalizione militare con base a Bengasi, città del nord-est della Libia, composta da milizie islamiste e jihadiste, tra cui Ansar al-Sharia e Libya Shield 1. È nata nel giugno 2014 come risposta a due fatti: l’avvio dell’Operation Dignity dell’ex colonnello Khalifa Haftar (uno dei personaggi più forti e controversi della storia recente della Libia) e la sconfitta dei candidati islamisti nelle elezioni della Camera bassa del parlamento. Diversi gruppi della coalizione sono associati ai Fratelli Musulmani che hanno la loro roccaforte a Misurata.
9. Fronte al-Nusra. GTI: 93
È l’unico “rappresentante” di al Qaida in Siria. È nato alla fine del 2011 e in breve tempo è diventato il gruppo militarmente più forte di tutto il fronte dei ribelli nella guerra siriana contro Bashar al Assad (prima di essere superato negli ultimi mesi dall’IS). È stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche dagli Stati Uniti nel dicembre 2012. L’obiettivo di al Nusra è quello di far cadere il regime di Assad e sostituirlo con uno stato sunnita islamico: stando alle informazioni disponibili, sembra che il gruppo non abbia mandato di organizzare azioni fuori dai confini della Siria.
10. Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC). GTI: 80
È gruppo è marxista e anti-imperialista nato nel corso degli anni Sessanta in Colombia. Si è presentato per lungo tempo come difensore dei ceti agricoli più poveri, con l’obiettivo di rovesciare il governo e instaurare uno stato comunista. I suoi principali canali di finanziamento sono il traffico di droga, le estorsioni – di cui sono spesso oggetto proprio i contadini – e i rapimenti (come quello di Ingrid Betancourt). Nell’ultimo decennio le operazioni dell’esercito hanno seriamente danneggiato la guerriglia. Da oltre un anno vanno avanti i colloqui tra FARC e governo colombiano per mettere fine alle violenze.