Un nuovo giorno di proteste a Hong Kong
Migliaia di persone continuano a occupare strade e piazze della città, chiedendo libere elezioni: la Cina per adesso lascia fare ma domani sarà una giornata particolare
A Hong Kong, per il quarto giorno, decine di migliaia di persone stanno manifestando contro il governo cinese, chiedendo la possibilità di avere libere elezioni per indicare la nuova amministrazione locale. Nella notte tra lunedì e martedì migliaia di persone hanno continuato a occupare pacificamente strade e piazze della città, mentre la polizia ha tenuto sotto controllo i manifestanti a distanza, senza intervenire come aveva fatto nel fine settimana con il lancio di lacrimogeni per provare a disperdere la folla. Il numero di manifestanti rispetto ai primi giorni è diminuito, ma è prevista una grande partecipazione alle proteste delle prossime ore e di mercoledì, giorno di festa nazionale in Cina.
Migliaia di persone hanno trascorso la notte nelle strade intorno all’Ammiragliato di Hong Kong, nel pieno centro della città. Per proteggersi da possibili interventi della polizia, alcuni hanno costruito barricate e altre protezioni dietro alle quali dormire, senza dovere abbandonare le loro postazioni. Nelle prime ore del mattino, come era già avvenuto lunedì, i manifestanti hanno ripulito le aree occupate dai rifiuti e molti di loro sono andati al lavoro, ripromettendosi di tornare a manifestare verso sera.
Le occupazioni delle strade interessano principalmente tre aree di Hong Kong, due sull’isola vera e propria in cui si trova la città, e un’altra nella penisola collegata alla Cina, nei pressi di Mongkok. In molti si stanno preparando per la grande manifestazione prevista per mercoledì, quando in tutta la Cina sarà festa nazionale per festeggiare il primo ottobre, giorno nel quale le forze comuniste guidate da Mao Zedong proclamarono ufficialmente la nascita della Repubblica popolare cinese nel 1949.
Leung Chun-ying, il governatore di Hong Kong, ha chiesto ai manifestanti di interrompere “immediatamente” le proteste, liberando le strade del centro e degli altri quartieri della città dove si sono riuniti. Ha ricordato che gli stessi organizzatori delle manifestazioni, cioè gli aderenti a Occupy Central, avevano detto che se il loro movimento fosse finito fuori controllo avrebbero per primi chiesto l’interruzione delle proteste: “Chiedo loro di mantenere questa promessa che hanno fatto alla comunità, e di fermare immediatamente le loro iniziative”.
Tra le richieste di chi protesta ci sono le dimissioni di Leung, che però ha escluso questa possibilità, ricordando che “qualsiasi cambiamento dello staff prima dello sviluppo di elezioni a suffragio universale porterebbe solamente Hong Kong a proseguire con l’attuale modello di scelta dei suoi governatori”. A fine estate, il governo cinese ha stabilito che alle prossime elezioni del 2017 gli abitanti di Hong Kong potranno eleggere il loro governatore, a differenza di quanto era accaduto nel 2012 quando era stato scelto da un comitato. I candidati tra i quali potranno scegliere gli elettori saranno però pochi e, prima del voto, dovranno ricevere l’approvazione di un comitato speciale di Hong Kong, con strettissimi rapporti con il governo centrale cinese. Chi manifesta chiede invece che il processo sia pienamente democratico e che non ci siano interferenze da parte di Pechino.
Il governo cinese ha per ora lasciato all’amministrazione locale di Hong Kong il compito di gestire la sicurezza e di trattare con i manifestanti, ma inizia comunque a esserci una certa preoccupazione per il prolungarsi delle proteste. Il ministro degli Esteri cinese ha ricordato che si tratta di una “questione interna” e ha invitato la comunità internazionale a non intromettersi nella vicenda, dando il proprio sostegno ai manifestanti. Diversi paesi, come il Regno Unito che per quasi un secolo e mezzo ha controllato Hong Kong, ha inviato le autorità cinesi a rispettare il diritto degli abitanti della regione a manifestare pacificamente. Per il governo centrale le proteste sono comunque illegali e devono finire. Le notizie su quanto sta accadendo a Hong Kong sono censurate dai media cinesi e diversi social network e sistemi di comunicazione online sono stati bloccati in Cina, per evitare che siano diffuse fotografie e informazioni sulle proteste.