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  • Domenica 28 settembre 2014

Che fine ha fatto Kim Jong-un?

Non si fa vedere in giro da più di tre settimane, e sul suo conto circolano strane storie: che servono anche a capire come funzionano i media nordcoreani

di Adam Taylor– Washington Post @mradamtaylor

Kim Jong-un
North Korean leader Kim Jong-Un salutes as he watches a military parade to mark 100 years since the birth of the country's founder and his grandfather, Kim Il-Sung, in Pyongyang on April 15, 2012. The commemorations came just two days after a satellite launch timed to mark the centenary fizzled out embarrassingly when the rocket apparently exploded within minutes of blastoff and plunged into the sea. AFP PHOTO / Ed Jones (Photo credit should read Ed Jones/AFP/Getty Images)

Kim Jong-un, dittatore della Corea del Nord, non si fa vedere in giro dal 3 settembre: ha persino dato buca a un’importante seduta del Supremo Parlamento Popolare. Poche persone possono avere un’idea riguardo dove si trovi. Potrebbe essere malato. Potrebbe essere in corso una lotta di potere a Pyongyang, la capitale nordcoreana. Potrebbe semplicemente essere andato in vacanza, oppure essere fuggito in esilio. Il punto è che il mondo non ne ha la più pallida idea.

Per rendere l’idea della povertà di informazioni di cui disponiamo al momento, vale la pena esaminare uno degli articoli più credibili e interessanti relativi alla sua scomparsa: quello pubblicato da James Pearson su Reuters. Pearson è riuscito a trovare un frammento di notizia ufficiale infilato in un nuovo documentario su Kim trasmesso dalla televisione di stato nordcoreana: in un passaggio del video dove vengono mostrate delle immagini di Kim mentre zoppica, una voce in sottofondo dice: «la ricchezza e la prosperità del nostro sistema socialista è possibile grazie agli scrupolosi sforzi del nostro comandante, che continua ad illuminare la via per la nostra gente nonostante patisca qualche fastidio».

La parola “fastidio”, in realtà, potrebbe riferirsi a molte cose diverse: a una malattia cronica, o una mortale, oppure semplicemente a un paio di scarpe scomode. Il New York Times traduce la frase in modo leggermente diverso ma ugualmente vago, e scrive che Kim «non si sente bene».

Chiunque abbia letto ciò che dicono i media nordcoreani controllati dal governo non sarà sorpreso. Mentre alcune testate ufficiali come KCNA, l’agenzia di stampa statale, e Rodong Sinmun – il quotidiano del comitato direttivo del Partito dei Lavoratori – usano spesso un linguaggio “guerrafondaio” notevolmente elaborato per attaccare i propri nemici, le notizie che riguardano le cose interne al paese sono presentate nel modo più scarno possibile, con poche spiegazioni e di certo nessuna verifica. Le condizioni di salute dei due predecessori di Kim Jong-un – Kim Jong-il e Kim Il-sung – non furono mai menzionate dalla televisione statale, severamente controllata, ed è il motivo per cui quella frase contenuta nel documentario è così importante.

In circostanze del genere, queste micronotizie lasciate trapelare dai media statali sono la cosa migliore che il resto del mondo può sperare di ottenere. I giornalisti stranieri in visita nel paese sono tenuti sotto stretta sorveglianza, mentre l’unica testata occidentale a cui è permesso di avere un ufficio in Corea del Nord è Associated Press, che comunque subisce diverse restrizioni (Associated Press è anche l’agenzia che ha ottenuto dal governo nordcoreano di farsi dare un’intervista da Matthew Miller, cittadino statunitense condannato a passare i prossimi sei anni in un campo di lavoro della Corea del Nord).

Purtroppo la maggior parte delle notizie che arriva dalla Corea del Nord proviene da fonti poco affidabili: membri dell’intelligence sudcoreana, agenti segreti che vivono in Cina o disertori nordcoreani, per esempio. Anche se queste fonti possono fornire a volte buone dritte – come ad esempio il fatto che fra Kim e suo zio Jang Song Thaek ci fosse una lotta di potere: fatto poi confermato dal governo – è successo che alcune volte abbiano riportato notizie false che in seguito si sono diffuse estesamente sui media occidentali: è il caso dell’esecuzione di Jang effettuata da un branco di cani selvatici o della teoria che Kim avesse ucciso la sua ex fidanzata.

Il mondo è affascinato dalla Corea del Nord, e spesso sembra contento di credere alle notizie più astruse che riguardano il paese – che ci siano prove o meno: e nel caso della scomparsa di Kim non c’è differenza. Una delle notizie più strambe circolate recentemente è apparsa su un giornale inglese – che cita la fonte in maniera vaga – e suggerisce che Kim sia diventato dipendente dal formaggio svizzero: il Daily Mirror ha scritto che «il dittatore tracagnotto è diventato ghiotto di Emmental: se n’è abbuffato a tal punto che è ingrassato molto e per questo è costretto a zoppicare».

La cosa strana è che potrebbe esserci un fondo di verità: Kim ha palesemente messo su peso da quando è diventato il capo dello stato, e alcuni analisti hanno detto che la cosa potrebbe avergli causato seri problemi di salute. Adam Cathcert, direttore del sito che si occupa di Corea del Nord Sino-NK, ha detto che «qualsiasi spettatore attento nelle notizie serali che circolano all’interno del paese è già a conoscenza del fatto che Kim ultimamente zoppica. A volte ha persino bisogno di una macchina di quelle che si usano sui campi da golf, per spostarsi».

Alcuni suggeriscono che il dittatore abbia la gotta o il diabete, sebbene i suoi problemi di salute possano essere spiegati in maniera più semplice. Aidan Foster Carter, un professore di sociologia che si occupa di Corea del Nord all’università di Leeds, ha detto che Kim «ha bisogno di perdere peso, mangiare meglio e fare più esercizio: in questo caso, a mio parere, siamo di fronte a una soluzione più semplice di quella che immaginiamo».

foto: Ed Jones/AFP/Getty Images

©Washington Post 2014