Nuovi scontri a Hong Kong
Un centinaio di persone ha occupato un edificio governativo della città chiedendo più democrazia e autonomia da Pechino: più di 60 manifestanti sono stati arrestati
Nella notte tra venerdì 26 e sabato 27 settembre circa cento persone sono riuscite a entrare in un cortile del palazzo del governo a Hong Kong – regione amministrata in maniera speciale dalla Cina – mentre altre centinaia protestavano all’esterno dell’edificio, oltre un cordone creato dalla polizia. Alla fine i manifestanti, soprattutto studenti, sono stati allontanati con l’aiuto di spray urticanti: circa trenta sono rimasti feriti, mentre oltre sessanta persone sono state arrestate dalla polizia. L’irruzione nel palazzo del governo arriva dopo settimane di proteste e manifestazioni a favore della democrazia, su una questione che riguarda il controllo che la Cina continuerà ad esercitare sulla politica di Hong Kong anche in occasione delle prossime elezioni locali.
Più di mille studenti di liceo e delle università hanno manifestato pacificamente nei giorni scorsi, mentre nuove proteste sono state annunciate per il primo di ottobre. Questa ultima serie di proteste è cominciata lo scorso agosto, quando il governo cinese ha ufficializzato che alle prossime elezioni che si terranno a Hong Kong – a suffragio universale – la lista dei candidati sarà composta soltanto da persone approvate da uno speciale comitato che sarà a sua volta nominato dal governo di Pechino (Hong Kong è un’ex colonia britannica ceduta alla Cina nel 1997.
Le proteste in realtà durano da molti mesi e lo scorso giugno l’organizzazione Occupy Central ha organizzato un referendum in cui chiedeva ai cittadini di Hong Kong se desiderassero maggiore autonomia dalla Cina. Il referendum è stato considerato illegale dal governo locale e da quello cinese. Gli scontri di questi giorni, però, sono tra i più violenti degli ultimi anni. Hong Kong è stato per lungo tempo un possedimento del Regno Unito ed è stato restituito alla Cina nel 1997. La città gode di una forte autonomia dal governo centrale e di una maggiore libertà rispetto al resto del paese (ai suoi cittadini, ad esempio, è consentito manifestare contro il governo).