La pace su Asterix
Il disegnatore del celebre fumetto e la figlia hanno deciso di interrompere le grandi battaglie giudiziarie che li opponevano da diversi anni
Il disegnatore di Asterix Albert Uderzo e la figlia Sylvie hanno annunciato in un comunicato di avere fatto pace e di aver deciso di interrompere, entrambi, tutte le battaglie giudiziarie che li opponevano da diversi anni. Sempre oggi la Corte di appello di Versailles ha confermato una precedente sentenza che affermava che il co-creatore della serie ha sempre mantenuto una piena capacità di assumere le proprie decisioni, cosa che era stata invece contestata dalla figlia che aveva presentato ricorso. Asterix è una celebre serie francese a fumetti creata nel 1959 da René Goscinny (testi) e Albert Uderzo (disegni), ambientata nell’antica Gallia al tempo di Giulio Cesare, che ha come protagonisti il guerriero gallico Asterix e il suo miglior amico Obelix (e poi il cane Idefix, il druido Panoramix, Falpalà e tanti altri). Si tratta della serie francese più venduta al mondo (352 milioni di album) e anche della più tradotta (111, tra lingue e dialetti).
La storia del contenzioso è molto complicata e ha inizio nel 2007, quando Sylvie Uderzo e suo marito Bernard de Choisy si opposero alla cessione alla casa editrice Hachette Livre delle edizioni Albert René, società creata da Albert Uderzo e titolare dei diritti di Asterix dopo la morte dell’altro autore del personaggio, René Goscinny. Sylvie Uderzo era stata nominata amministratrice delegata della società (ruolo che mantenne fino al 2007) e le era anche stato ceduto dal padre il 40 per cento delle quote. Nel 2008 Albert Uderzo vendette il 60 per cento che ancora controllava (il 40 per cento era suo, il 20 della moglie) ad Hachette per 12,7 milioni di euro (più 10 milioni di royalties). L’accordo con Hachette concedeva anche alla casa editrice il permesso di continuare le avventure del fumetto dopo la morte di Albert.
Nel marzo del 2011 anche Sylvie Uderzo vendette la sua parte di quote, ma dopo pochi mesi decise di presentare una denuncia contro ignoti per «abuso di debolezza» (cioè circonvenzione di incapace), accusando alcune persone intorno al padre, che ora ha 87 anni, di aver approfittato del suo stato di salute per influenzare la gestione dell’opera e della società. Albert Uderzo ha sempre smentito di essersi trovato in questo stato e, con la moglie, lo scorso dicembre aveva a sua volta denunciato la figlia e il genero per le “violenze psicologiche” derivate dalle cause giudiziarie intentate, che furono diverse, anche presso tribunali del lavoro, e da loro giudicate prive di fondamento. Dopo l’ultima sentenza della Corte di Versailles e dopo il comunicato congiunto di padre e figlia, la storia dovrebbe finire qui.