Le accuse contro Josef Wesolowski
Nei documenti contro l'ex nunzio apostolico arrestato in Vaticano e accusato di abusi sui minori si parla di un archivio informatico con migliaia di foto e video pedopornografici
Josef Wesolowski, l’ex nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana arrestato in Vaticano il 23 settembre nell’ambito di una inchiesta per pedofilia, possedeva apparentemente un archivio con migliaia di fotografie e immagini di minori senza vestiti o costretti a fare sesso con persone adulte. Stando al capo di imputazione contro Wesolowski, in molti casi il materiale sarebbe stato scaricato direttamente da Internet, mentre in altri le foto e i video sarebbero stati realizzati direttamente con cellulari e fotocamere. I file sono stati trovati su un computer della Nunziatura di Santo Domingo: con l’indagine delle autorità vaticane si intende scoprire chi fossero gli eventuali complici di Wesolowski.
Come spiega Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, che ha potuto consultare i documenti dell’inchiesta, nel capo di imputazione si fa esplicito riferimento a “reati commessi in concorso con persone ancora ignote” sulle quali ci sono già diversi indizi, che potrebbero portare alla loro identificazione in tempi relativamente brevi. Nella perizia informatica si parla della “particolare abilità dell’imputato a utilizzare strumentazione elettronica che può essere reperita per connessioni illecite”. Secondo l’accusa Wesolowski avrebbe “mostrato di perseguire con modalità fortemente consultive” il suo interesse per il materiale pedopornografico. Si parla di oltre 100mila file a sfondo sessuale e di decine di migliaia di fotografie cancellate dall’hard disk del computer della Nunziatura. Altri file sarebbero stati trovati sul computer portatile di Wesolowski.
L’analisi delle email e di altri sistemi utilizzati da Josef Wesolowski per comunicare online negli ultimi anni potrebbe fornire ulteriori elementi, soprattutto sulle persone con cui l’ex nunzio era in contatto per lo scambio delle immagini e dei video con minori. Scrive Sarzanini:
Gli investigatori sono convinti che Francisco Javier Occi Reyes, il diacono arrestato dalla polizia dominicana nel giugno 2013 che poi ha denunciato Wesolowski alle alte gerarchie vaticane con una lettera, sia soltanto una pedina di un gioco più grande. E per questo hanno esteso gli accertamenti a tutti i Paesi dove l’alto prelato è stato prima di arrivare a Santo Domingo. E soprattutto alle persone che avevano con lui rapporti frequenti.
Nei documenti del processo contro Wesolowski sono citate anche le testimonianze di tre bambini, che avrebbero subito molestie nella Repubblica Dominicana. Non è ancora chiaro quanti minorenni nel corso degli anni siano stati coinvolti nella vicenda, ma secondo le ricostruzioni circolate finora si dovrebbe trattare di decine di minori.
Josef Wesolowski ha 66 anni ed era già stato messo sotto inchiesta per pedofilia sia a Santo Domingo sia in Polonia, perché in base agli accordi internazionali ogni paese ha il diritto di perseguire i propri cittadini anche per i reati commessi all’estero. L’ex arcivescovo polacco, nominato da Giovanni Paolo II, era da tempo al centro delle attenzioni di magistrati e istituzioni internazionali per le accuse di pedofilia nei suoi riguardi. Lo scorso agosto il New York Times aveva pubblicato un’inchiesta piuttosto dettagliata dove ricostruiva le accuse contro Wesolowski, basandosi sulla testimonianza diretta di minorenni che avevano dichiarato di essere stati adescati e di avere subito abusi.
Lo scorso 26 giugno la Congregazione per la dottrina della fede, l’organismo che in Vaticano si occupa di “promuovere e tutelare la dottrina della fede in tutto l’orbe cattolico”, aveva deciso in primo grado la perdita dei suoi privilegi di vescovo. L’ex nunzio si era appellato contro la decisione e un nuovo pronunciamento in tema dovrebbe essere reso noto nelle prossime settimane.
La vicenda della Nunziatura di Santo Domingo era stata citata nel rapporto diffuso a maggio dal Comitato delle Nazioni Unite Contro la tortura, nel quale si criticava il Vaticano per avere fatto poco per perseguire i casi di abusi verso i minori da parte degli esponenti del clero. Il documento faceva esplicito riferimento a Wesolowski dicendo che fosse necessaria la sua estradizione o l’avvio di un processo penale direttamente in Vaticano.
La decisione di arrestare Wesolowski e di sottoporlo a processo per abusi su minori e possesso di materiale pedopornografico non ha precedenti per il Vaticano. Se condannato, l’ex nunzio potrebbe ricevere una pena fino a 7 anni di carcere. L’arresto ha comunque permesso a Wesolowski di evitare, almeno per ora, l’estradizione verso Santo Domingo o la Polonia, dove sarebbe stato giudicato da tribunali regolari. Nell’ambito di un più forte contrasto ai casi di abusi sui minori nella Chiesa, giovedì 25 settembre papa Francesco ha intanto disposto la rimozione di monsignor Rogelio Ricardo Livieres Plano, arcivescovo di Ciudad del Este in Paraguay, che si sospetta abbia nascosto alcuni casi di pedofilia nella propria diocesi.