L’arcivescovo Josef Wesolowski è stato arrestato in Vaticano
L'ex nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana era già sotto inchiesta per pedofilia: ora si trova agli arresti domiciliari all'interno di Città del Vaticano
Oggi, martedì 23 settembre, l’ex nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana, l’arcivescovo Josef Wesolowski, è stato arrestato dagli agenti della gendarmeria del Vaticano nell’ambito di un’inchiesta per pedofilia a suo carico. Wesolowski ha 66 anni ed era già sotto inchiesta per pedofilia sia a Santo Domingo che in Polonia dove, in base a degli accordi internazionali, il paese ha diritto di perseguire i suoi cittadini anche per reati commessi all’estero. La notizia dell’arresto è stata data in serata durante il telegiornale su La7 e poco dopo è arrivata una conferma anche da padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa sede, che in un comunicato ufficiale ha spiegato che Josef Wesolowski è agli arresti domiciliari a causa delle sue condizioni di salute:
«Oggi il Promotore di Giustizia del Tribunale di prima istanza dello Stato della Città del Vaticano ha convocato l’ex nunzio mons. Wesolowski, a carico del quale aveva avviato un’indagine penale. Al prelato, già condannato in prima istanza dalla Congregazione della dottrina della fede alla riduzione allo stato laicale al termine di un processo amministrativo penale canonico, sono stati notificati i capi di imputazione del procedimento penale avviato a suo carico per gravi fatti di abuso a danni di minori avvenuti nella Repubblica Dominicana. L’iniziativa assunta dagli organi giudiziari dello Stato è conseguente alla volontà espressa del Papa, affinché un caso così grave e delicato venga affrontato senza ritardi, con il giusto e necessario rigore, con assunzione piena di responsabilità da parte delle istituzioni che fanno capo alla Santa Sede».
L’inchiesta per presunti casi di pedofilia a carico dell’ex arcivescovo polacco – nominato da Giovanni Paolo II – era partita dalla Repubblica Dominicana per dei fatti che risalivano agli anni tra il 2008 e il 2013. Wesolowski avrebbe adescato dei ragazzini su una spiaggia di Santo Domingo pagandoli per ricevere delle prestazioni sessuali. Il Corriere della Sera scrive che «le accuse sono emerse dopo l’uscita di un’inchiesta della giornalista dominicana Nuria Piera, uscita nel settembre 2013, che sosteneva che il sacerdote pagava per fare sesso con minori e frequentava una zona di Santo Domingo famosa per la prostituzione minorile. Un diacono, suo ex collaboratore, avrebbe anche riferito di avergli procurato giovani per rapporti sessuali». Nell’agosto del 2014 il New York Times aveva pubblicato un’inchiesta in cui aveva ricostruito le accuse contro l’arcivescovo con molte testimonianze dirette di minorenni che erano stati adescati e abusati.
Dalla Repubblica Dominicana, la documentazione era stata trasmessa alla magistratura polacca e la procura di Varsavia aveva chiesto informazioni sullo status legale di Wesolowski: a gennaio le autorità del Vaticano avevano fatto sapere che, godendo dell’immunità diplomatica ed essendo cittadino vaticano, l’arcivescovo non poteva essere estradato (tra Santa Sede e Polonia non ci sono infatti accordi in questo senso). Nell’agosto del 2013, Wesolowski era stato però richiamato in Italia. In Vaticano era stato sottoposto al giudizio canonico da parte della Congregazione per la dottrina della fede (organismo della Curia incaricato di «promuovere e tutelare la dottrina sulla fede ed i costumi in tutto l’orbe cattolico») il cui primo grado si era concluso lo scorso 26 giugno con la riduzione allo stato laicale di Wesolowski stesso che aveva poi dovuto affrontare un processo penale seguito dalle autorità di polizia e dalla magistratura vaticana. Contro questa decisione Wesolowski aveva fatto appello: il giudizio dovrebbe arrivare nelle prossime settimane. Questa mattina Wesolowski è stato convocato negli uffici del tribunale vaticano dove è arrivato verso le 15: intorno alle 17 è stato arrestato.
Il caso di Wesolowski era stato citato anche nel rapporto pubblicato a maggio dal Comitato Onu Contro la Tortura in cui si sosteneva che il Vaticano non aveva contrastato in modo adeguato gli abusi da parte di esponenti del clero. Nel documento, il Comitato aveva precisato nove raccomandazioni e una di queste riguardava l’ex nunzio: «Quanto al caso dell’arcivescovo Joseph Wesolowski, ex nunzio nella Repubblica domenicana egli dovrà o essere estradato a Porto Rico oppure dovrà essere sottoposto a processo penale in Vaticano, poiché non gli può essere riconosciuta l’immunità».