L’industria delle bacchette usa e getta
Soltanto la Cina ne produce 80 miliardi di paia all'anno, ed è un problema sia per l'ambiente che per la salute
Un articolo dell’Economist si è occupato dei pericoli ambientali e dei rischi per la salute dovuti alla produzione e all’uso delle bacchette di legno usa e getta per il cibo, tradizionalmente utilizzate in Asia orientale e sud orientale ma largamente diffuse anche nei tantissimi ristoranti etnici dei paesi occidentali. La Cina produce ogni anno circa 80 miliardi di paia di bacchette di legno usa e getta: solo nel 2013 ha esportato in tutto il mondo più di 10 mila tonnellate di legno in bacchette. A causa dei costi particolarmente bassi, una serie di provvedimenti presi dal governo per limitare e controllare questo mercato – una tassa del 5 per cento sulle esportazioni – non sembra aver influito in modo significativo sulla produzione.
Le bacchette di legno usa e getta sono solitamente ricavate dal bambù, dalla betulla o dal pioppo. Per questa produzione vengono abbattuti regolarmente ogni anno alberi alti 20 metri: alcuni di questi provengono da foreste a crescita rapida che possono essere rimboscate facilmente, ma la maggior parte no. La rapida diffusione della bacchette di legno usa e getta in tutto il mondo è solitamente motivata con ragioni di maggiore praticità, igiene e convenienza, rispetto alle bacchette riutilizzabili prodotte con altri materiali, come l’acciaio inossidabile. Quelle di legno – solitamente ritenute dai clienti una garanzia di massima igiene – possono teoricamente essere riutilizzate ma tendono a deteriorarsi e rompersi con l’uso.
Il Giappone è uno dei paesi in cui le bacchette di legno sono maggiormente diffuse: se ne usano e gettano circa 24 miliardi di paia all’anno, circa 200 paia a persona all’anno. Secondo un articolo sul Guardian, questa maggiore diffusione è in qualche modo riconducibile al precetto scintoista della purezza: tradizionalmente, fornire un nuovo paio di bacchette usa e getta era per un ristoratore l’unico modo per garantire ai propri clienti che il cibo che mangiavano non poteva essere contaminato. Nel resto del mondo, invece, la convenienza economica di usare un nuovo paio di bacchette – rispetto agli eventuali costi per il lavaggio di quelle riutilizzabili – rappresenta un altro motivo della maggiore diffusione delle bacchette di legno usa e getta.
Il costo di fabbrica di un paio di bacchette di legno usa e getta si aggira attualmente intorno a un terzo di centesimo di dollaro, e cioè 0,003 dollari (come a dire: ne occorrono circa cinque, di paia di bacchette, per mettere insieme un centesimo di euro). Si calcola che in Cina vengano gettati via ogni anno tra i 57 e gli 80 miliardi di paia di bacchette. Nell’ultimo decennio diverse università cinesi hanno lanciato una campagna di informazione dei rischi ambientali legati alla produzione delle bacchette, cercando di convincere le persone a riutilizzare bacchette personali e portarsele in giro quando vanno a mangiare fuori. Questo movimento non ha ricevuto molte attenzioni, spiega l’Economist: neppure quando il governo, nel 2006, ha imposta una tassa del 5 per cento sull’esportazione delle bacchette.
Un altro gruppo di attivisti, ultimamente, ha tentato un altro approccio concentrando l’attenzione sui rischi per la salute dovuti all’uso di bacchette di legno usa e getta trattate con prodotti chimici potenzialmente pericolosi. Nella fabbriche delle piccole città, le bacchette usa e getta sono solitamente scolorite con perossido di idrogeno, lucidate con la paraffina e trattate con anidride solforosa per prevenire la muffa. L’anno scorso una foto pubblicata da un attore molto popolare in Cina, Huang Bo, sul suo account Weibo – un sito cinese di microblogging simile a Twitter – mostrava un paio di bacchette immerse in acqua gialla: Bo sosteneva che fossero state le bacchette a colorare l’acqua, e che quell’acqua avesse un pessimo odore.
Il motore di ricerca cinese Baidu ha recentemente detto di essere al lavoro nella progettazione di “bacchette intelligenti” riutilizzabili, che saranno in grado di rilevare elementi contaminanti nell’olio riutilizzato in cucina.
Foto: China Photos/Getty Images