La grande operazione antiterrorismo in Australia
800 poliziotti hanno arrestato 15 persone a Sydney e Brisbane, accusate di simpatizzare con lo Stato Islamico e voler decapitare in pubblico cittadini australiani
La sera di mercoledì 17 settembre a Sydney e Brisbane, in Australia, la polizia ha compiuto quella che ha definito “la più grande operazione antiterrorismo della storia del paese”. L’operazione ha coinvolto 800 uomini e ha riguardato alcuni presunti sostenitori dello Stato Islamico accusati di voler compiere esecuzioni pubbliche in territorio australiano. Quindici persone sono state arrestate con l’accusa di cospirazione e progettazione di attentati terroristici. Il livello di allarme terrorismo era stato spostato solo una settimana fa da “medio” ad “alto” – dopo di che rimane solo “estremo” – per la prima volta da quando è stato introdotto questo sistema nel 2003.
Il primo ministro australiano, il conservatore Tony Abbott, ha detto in una conferenza stampa al termine dell’operazione di polizia: «esortazioni dirette sono arrivate da un australiano che apparentemente ricopre un ruolo rilevante nella gerarchia dello Stato Islamico e che ha una rete di appoggio in Australia che gli permette di condurre delle uccisioni dimostrative in questo paese». Secondo Abbott, l’operazione della polizia australiana non è stata giustificata da un semplice “sospetto”, quanto piuttosto da prove rilevanti raccolte dalle forze di sicurezza sulle intenzioni delle persone arrestate.
Tra i piani delle persone arrestate, ha detto la polizia, c’era compiere delle decapitazioni pubbliche di persone scelte a caso, e in territorio australiano. Un cittadino australiano 22enne, Omarjan Azari, si è presentato giovedì pomeriggio di fronte al tribunale centrale a Sydney per rispondere di reati legati alle attività terroristiche. Azari è al momento l’unico tra gli arrestati contro cui è stata formalizzata un’accusa: gli altri 14 sono al momento in custodia della polizia secondo le leggi antiterrorismo del paese. Jon Donnison, inviato di BBC a Sydney, ha scritto che la notizia ha provocato grande preoccupazione e agitazione tra la popolazione australiana, anche all’interno della comunità musulmana che vive nel paese.
Già la scorsa settimana la polizia australiana aveva compiuto un’operazione in un centro islamico che aveva portato all’arresto di due uomini con l’accusa di svolgere attività terroristiche. Le autorità australiane si occupano da diverso tempo di indagare su possibili infiltrazioni dello Stato Islamico nel territorio nazionale: stando alla stampa locale, circa sessanta australiani stanno combattendo assieme ai miliziani dell’IS in Iraq e in Siria e un altro centinaio di persone appoggia attivamente il gruppo. Quindici miliziani australiani sono rimasti uccisi fin qui, tra cui due per avere compiuto degli attacchi suicidi. Le maggiori preoccupazioni per il governo australiano riguardano l’ipotesi che alcuni combattenti ora in Siria e in Iraq possano tornare in Australia e compiere attentati (è la stessa preoccupazione dei governi statunitense ed europei).
L’Australia ha accettato di far parte della “grande coalizione” guidata dagli Stati Uniti per combattere lo Stato Islamico in Iraq e in Siria. Il primo ministro Abbott ha “dichiarato guerra” all’IS lo scorso 15 settembre e ha annunciato che 200 forze speciali australiane saranno impiegato sul territorio iracheno, insieme a 400 uomini dell’aeronautica. Abbott ha aggiunto che il recente coinvolgimento delle truppe australiane in questi due paesi del Medio Oriente non ha aumentato le possibilità di un attacco terroristico contro obiettivi australiani. L’operazione antiterrorismo più grossa compiuta in Australia prima di quella di giovedì risaliva al 2005, quando 13 persone furono arrestate con l’accusa di avere progettato degli attacchi terroristici a Sydney e Melbourne.