I paesi arabi contro l’IS
Alcuni sono disposti a collaborare agli attacchi aerei, dicono gli Stati Uniti: intanto a Parigi i rappresentanti di 30 paesi stanno discutendo le prossime mosse
Secondo quanto dichiarato domenica 14 settembre dalle autorità militari statunitensi, e riferito dal New York Times, “diversi” paesi arabi si sono offerti di partecipare agli attacchi aerei contro lo Stato Islamico in Iraq e in Siria. In particolare, un funzionario del Dipartimento di Stato ha detto che le autorità curde e irachene hanno chiesto agli Stati Uniti di intervenire al confine tra Siria e Iraq per indebolire le forze dell’IS largamente presenti in quei territori. Per il momento, hanno specificato gli Stati Uniti, non sono tuttavia previsti piani per intensificare gli attacchi aerei.
Le dichiarazioni del governo statunitense seguono di alcune ore la diffusione del video dell’IS in cui viene mostrata la decapitazione di un prigioniero britannico, dopo quelle di due giornalisti americani avvenute nelle settimane scorse. Intanto oggi, a Parigi, è in corso un incontro tra i leader, i ministri degli Esteri e i primi ministri dei 30 paesi di tutto il mondo – 10 arabi – interessati a discutere provvedimenti e azioni contro lo Stato Islamico. Le autorità statunitensi hanno sostenuto la necessità di ottenere almeno il sostegno dell’Iraq, dei curdi e dei ribelli “moderati” siriani prima della pianificazione di un qualsiasi intervento congiunto tra le forze della coalizione occidentale e quelle dei paesi arabi disposti a fornire collaborazione.
Dal 10 settembre scorso, giorno in cui l’amministrazione Obama annunciò la campagna contro l’IS, ci sono stati più di 150 attacchi aerei statunitensi. Nelle ultime ore si è molto discusso riguardo l’identità – non esplicitamente rivelata dagli Stati Uniti – dei paesi arabi che avrebbero offerto la propria disponibilità per effettuare interventi militari contro l’IS. Il New York Times – come la maggior parte degli osservatori internazionali – ha escluso che qualsiasi forma di collaborazione possa arrivare da Siria e Iran, tra i più convinti nemici degli Stati Uniti in tempi recenti, per quanto entrambi beneficerebbero dell’indebolimento dell’IS.
L’ayatollah Ali Khamenei – il più importante e influente personaggio politico iraniano – ha confermato queste impressioni, negando qualsiasi possibilità di cooperazione con gli Stati Uniti e dicendo che gli Stati Uniti “hanno le mani sporche”. Uscendo da un ospedale dopo aver subito un intervento chirurgico, Khamenei ha aggiunto che il Segretario di Stato americano John Kerry – impegnato in viaggi diplomatici nei paesi mediorientali – avrebbe personalmente chiesto collaborazione al ministro degli esteri iraniano Javad Zarif, e che quest’ultimo si sarebbe rifiutato di offrirla.
Iran won’t cooperate with U.S. to combat ISIS in Iraq, country’s supreme leader Ayatollah Khamenei said on Twitter. http://t.co/8kkTX5LMcU
— CNN Breaking News (@cnnbrk) 15 Settembre 2014
Domenica John Kerry ha detto: «Posso dirvi in questo preciso luogo e momento che abbiamo paesi in questa regione, e paesi al di fuori di questa regione, oltre agli Stati Uniti, tutti preparati a fornire assistenza militare, per veri e propri attacchi, se questo dovesse rendersi necessario». Il presidente Obama, durante un discorso tenuto sabato, ha invocato una campagna “mirata” contro l’IS, che combini le forze aeree americane, aiuto da parte dei paesi alleati e “maggiore supporto” dalle varie forze che stanno combattendo i terroristi sul loro territorio.
L’amministrazione Obama, spiega il New York Times, starebbe tentando di raccogliere consenso intorno all’idea di una coalizione in parte costituita anche da paesi mediorientali e arabi. I funzionari del Dipartimento di Stato hanno detto che questi paesi potrebbero offrire il loro supporto anche in modi alternativi, che non siano necessariamente bombardamenti: per esempio potrebbero fornire supporto logistico e armi alle forze che combattono lo Stato Islamico sul territorio. Le autorità militari statunitensi hanno comunque ribadito che molti di questi paesi hanno offerto collaborazione anche per eventuali attacchi aerei, e che da questo punto di vista l’Iraq sarebbe il paese più attrezzato e strutturato. Tuttavia alcuni scetticismi riguardo l’estensione di questa coalizione, spiega il New York Times, sono alimentati dal fatto che finora non ci sono state grandi collaborazioni militari di questo genere tra il governo iracheno sciita e i paesi sunniti del Golfo Persico.
Altri paesi citati dal New York Times come possibili membri di una coalizione araba contro lo Stato Islamico sono gli Emirati Arabi Uniti, che fornirono collaborazione per alcuni attacchi aerei in Libia nel 2011, e il Qatar, che ospita una base militare americana.
Foto: Il presidente dell’Iraq Fouad Massoum, a sinistra, discute con il presidente francese François Hollande, a Parigi, lunedì 15 settembre.
(AP Photo/Etienne Laurent, Pool).