Obama contro l’IS
Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato stanotte un piano per "indebolire e distruggere" l'organizzazione estremista in Iraq e in Siria, bombardandola
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha tenuto un atteso discorso alla nazione nella serata di mercoledì 10 settembre (in Italia erano le 3 di notte passate di giovedì), annunciando di avere autorizzato un’espansione delle attività militari statunitensi per contrastare diversi gruppi islamisti e terroristi in Medio Oriente e in altri paesi arabi. Obama ha confermato che gli Stati Uniti stanno costruendo una coalizione internazionale per “indebolire e infine distruggere” lo Stato Islamico (IS), il gruppo estremista attivo in Siria e in Iraq, dove negli ultimi mesi ha conquistato diversi territori nella parte occidentale del paese. L’annuncio è in linea con quanto deciso la settimana scorsa dai leader della NATO, che si erano incontrati in Galles (Regno Unito) per discutere di vari temi legati alla sicurezza internazionale. Obama ha definito l’IS un “cancro da estirpare”, ricordando che sarà un processo lungo che potrebbe mettere a rischio soldati statunitensi.
Nei suoi 14 minuti di discorso, Obama ha ricordato che l’IS costituisce una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e che per questo motivo deve essere fermato: “Daremo la caccia ai terroristi che minacciano il nostro paese, ovunque si trovino. Questo significa che assumerò iniziative contro l’IS in Siria e in Iraq senza esitazione”. Ha poi aggiunto che la linea assunta dalla sua amministrazione “è un principio centrale della mia presidenza: se minacci l’America, non avrai nessun posto in cui stare tranquillo”.
Come era stato anticipato nelle scorse settimane, Obama non progetta di inviare soldati a combattere nuovamente sul suolo iracheno né in Siria. Il piano prevede una serie di attacchi aerei mirati, simili a quelli condotti negli ultimi anni in Yemen e Somalia, sui quali spesso il ministero della Difesa statunitense non ha diffuso notizie ufficiali. Gli Stati Uniti forniranno inoltre armi e risorse ai ribelli siriani ritenuti moderati, il cui interesse oltre a combattere il regime di Bashar al-Assad rimane evitare che l’IS si espanda nel paese. L’operazione avverrà grazie alla collaborazione dell’Arabia Saudita, il principale alleato nell’area degli Stati Uniti, che fornirà basi e altre risorse. Qualcosa di analogo era già stato fatto negli ultimi mesi, con un coinvolgimento di agenti della CIA, ma su una scala molto più ridotta.
Per quanto riguarda l’Iraq, Barack Obama ha spiegato che la nuova operazione di sicurezza porterà alla presenza di circa 1.600 soldati nel paese, che però non saranno coinvolti direttamente in azioni militari: “I soldati statunitensi non combatteranno: non saremo trascinati in una nuova guerra in Iraq”. Su questo punto Obama ha insistito molto nel suo discorso per rassicurare l’opinione pubblica statunitense, ripetendo che l’operazione contro l’IS “sarà diversa dalle guerre in Iraq e in Afghanistan”.
Obama ha spiegato che l’iniziativa militare comprende un alto livello di collaborazione con il governo dell’Iraq, mentre ha escluso qualsiasi possibilità di collaborare con il regime di Bashar al-Assad per contrastare l’espansione dell’IS in Siria: “Nella lotta contro l’IS, non possiamo fare affidamento sul regime di Assad che terrorizza la popolazione: un regime che non potrà mai riguadagnare la legittimità ormai perduta”. Ma molti analisti hanno fatto notare che – per quanto a Obama possa non piacere – la lotta contro l’IS farà comodo a due grandi avversari degli Stati Uniti, l’Iran e il regime di Assad. Obama ha detto che un pronunciamento del Congresso a favore degli attacchi contro l’IS sarebbe accolto con favore dall’amministrazione, come simbolo di unità delle istituzioni e del paese, ma che ha l’autorità per procedere anche senza un voto parlamentare.
Nella giornata di giovedì, il governo russo ha criticato duramente la decisione dell’amministrazione statunitense, dicendo che gli attacchi aerei americani contro i miliziani dello Stato Islamico in Siria sono una “grave violazione” del diritto internazionale. Il portavoce del ministro degli Esteri russo ha detto che senza un’approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – nel quale la Russia ha il potere di veto, dove quindi può bloccare qualsiasi risoluzione voglia – eventuali attacchi aerei verranno considerati come “un atto di aggressione”.
Miliziani dell’IS hanno diffuso nell’ultimo mese due video, nei quali viene mostrata la decapitazione di due giornalisti statunitensi, tenuti a lungo prigionieri dall’organizzazione. Le decapitazioni, spiegano i miliziani nei filmati, sono state decise in seguito all’avvio delle operazioni militari degli Stati Uniti contro di loro. La difesa statunitense aveva organizzato una missione, poi fallita, per provare a salvare i due giornalisti e altri prigionieri. Per ora la loro uccisione è stato l’unico attacco diretto verso gli Stati Uniti: Obama ha spiegato che a oggi non ci sono prove che l’IS stia organizzando attacchi terroristici contro l’America, ma ha ricordato che “se li lasciassimo fare, questi terroristi potrebbero costituire una minaccia crescente”.