Il Canada ha trovato una delle navi di Franklin
Nel 1845 due navi partirono alla ricerca del passaggio a nord-ovest ma non se ne seppe più nulla: ora ne è stata individuata una, dopo decenni di ricerche
Il primo ministro canadese Stephen Harper ha annunciato martedì 9 settembre che una squadra di ricercatori ha trovato il relitto di una delle due navi della cosiddetta “spedizione perduta di Franklin”. Nel 1845 due navi guidate dall’ufficiale Sir John Franklin partirono dall’Inghilterra per trovare una rotta marittima che permettesse di arrivare in Asia passando da Occidente, il cosiddetto “passaggio a nord-ovest”. La spedizione però finì molto male: le navi sparirono e nonostante decine di spedizioni di soccorso non si seppe quasi nulla della fine che fecero i 129 membri dell’equipaggio.
Negli ultimi anni il governo canadese ha impiegato notevoli sforzi e risorse nella ricerca dei due relitti, tanto che alcuni hanno definito quella del primo ministro Stephen Harper “un’ossessione”. Harper in effetti era visibilmente emozionato durante la conferenza stampa di martedì – «insolitamente raggiante» secondo il Washington Post – e anche la gente in sala ha fatto un lungo applauso dopo l’annuncio di Harper (in una scena un po’ da film). Le ragioni dell’interesse particolare del Canada nel ritrovare la nave non sono solo legate all’aspetto scientifico della scoperta, ma in buona parte arrivano da più lontano e riguardano sia questioni di influenza sul mar Glaciale Artico, sia i valori fondativi della stessa identità nazionale canadese (ci arriviamo).
La spedizione di Franklin
Fin dalla fine del Quindicesimo secolo l’Inghilterra aveva inviato diverse spedizioni per esplorare il nord dell’Atlantico e trovare il passaggio a nord-ovest, per trovare una nuova rotta commerciale e per ragioni di orgoglio e prestigio nazionale. Il ghiaccio del mar Glaciale Artico però rendeva molto difficile la navigazione, e la maggior parte delle spedizioni non aveva ottenuto molti risultati. Nel 1845 la Marina organizzò una spedizione tecnologicamente molto avanzata: le navi, la HMS Erebus e la HMS Terror, appena ritornate da un viaggio di quattro anni in Antartide, avevano sia le vele che un motore a vapore e delle eliche, per farsi strada nel ghiaccio. La prua era rivestita di lamine di acciaio. Tra le attrezzature c’era anche una fotocamera per dagherrotipi, cibo in scatola per tre anni (che era un’invenzione recente) e un sistema di riscaldamento a vapore. Per guidare la spedizione fu scelto Sir John Franklin, un ufficiale di 59 anni con una lunga e apprezzata esperienza di esplorazioni artiche. Tra le altre cose Franklin era anche un reduce della famosa battaglia di Trafalgar, nel 1805, nella quale la flotta inglese sconfisse quella franco-spagnola durante le guerre napoleoniche.
La spedizione partì da Londra, con 129 uomini di equipaggio, e fece scalo in Groenlandia: le navi furono viste per l’ultima volta da alcuni balenieri il 26 luglio del 1845 e poi non se ne seppe più nulla. Dopo un paio d’anni trascorsi senza ricevere notizie, vennero organizzate spedizioni di ricerca per ritrovare le navi di Franklin. In totale le spedizioni furono 39, di cui molte finanziate da sua moglie Jane Franklin. Dopo diversi anni, mettendo insieme le testimonianze degli Inuit e un documento scritto a mano da un membro dell’equipaggio, si riuscì a ricostruire in parte quello che era successo: dopo qualche mese di navigazione, le navi erano rimaste bloccate nel ghiaccio a ovest dell’Isola di Re William. Franklin era morto l’anno seguente, insieme ad altri marinai, e i membri dell’equipaggio sopravvissuti avevano abbandonato la nave nel 1848 e si erano incamminati verso Sud: morirono tutti. Gli Inuit raccontarono ai ricercatori di aver visto una delle due navi affondare e degli uomini bianchi morire di fame. Negli anni Ottanta del Novecento furono trovati i cadaveri di tre dei marinai della spedizione. Nei corpi era presente un’alta quantità di piombo, che potrebbe aver causato la loro morte: secondo alcuni era stato assunto dai marinai attraverso il cibo in scatola, secondo altri dal contatto con le tubature della nave. Sulle ossa dei marinai furono poi trovate delle incisioni, che hanno accreditato le storie degli Inuit secondo cui i sopravvissuti praticarono il cannibalismo. Il passaggio a nord-ovest fu trovato solo decenni dopo, nel 1906, dall’esploratore norvegese Roald Amundsen, passando molto più a nord.
Le ricerche recenti e il ritrovamento
Il primo ministro canadese Stephen Harper (a destra) mentre il ricercatore Ryan Harris illustra i dettagli del ritrovamento della nave di Franklin.(AP Photo/The Canadian Press, Sean Kilpatrick)
A partire dal 2008 il Canada ha speso milioni di dollari per finanziare le ricerche delle navi. Le spedizioni hanno coinvolto diverse organizzazioni e società pubbliche e private e sono state coordinate soprattutto da Parks Canada, un’agenzia del ministero dell’Ambiente canadese che si occupa di tutelare il patrimonio naturale e storico del paese. Il problema è che finora nessuno sapeva bene dove cercare: gli esperti non erano d’accordo sul luogo dove più probabilmente si sarebbero potute ritrovare le navi. Le ricerche erano possibili poi solo in pochi giorni all’anno, in agosto (un periodo che gli Inuit chiamano la “Franklin season”) e le condizioni climatiche complicavano le cose, soprattutto il ghiaccio e il vento. In questi anni sono stati ritrovati diversi corpi e manufatti, finché il primo settembre scorso sono stati recuperati su un’isola nel golfo della Regina Maud due pezzi di una nave della marina inglese. Effettuando delle scansioni del fondale marino con il sonar di un sommergibile telecomandato, i ricercatori hanno ottenuto le immagini di una nave che hanno identificato con una delle due della spedizione di Franklin (non si sa ancora quale). La nave si trovava undici metri sotto il livello del mare, nelle acque dello stretto di Vittoria, e secondo Ryan Harris, uno degli archeologi che coordinavano le ricerche, il ponte è relativamente intatto e l’intera struttura è molto ben conservata. I ricercatori sono convinti di poter recuperare all’interno oggetti e documenti che possano spiegare meglio cosa successe alla spedizione, e come morì John Franklin.
Perché è così importante?
Da diversi anni il primo ministro canadese Stephen Harper nutriva un interesse particolare per le navi di Franklin: in una teca nel suo ufficio ha tenuto esposti per molto tempo diversi reperti recuperati negli anni dai ricercatori, e diverse volte aveva partecipato di persona alle ricerche. Martedì ha detto:
«Questo è davvero un momento storico per il Canada. [La spedizione di Franklin] è stato un grande evento canadese, un mistero e un oggetto di interesse per scienziati, storici, scrittori e cantanti, perciò penso che sia veramente un giorno importante nello scrivere la storia del nostro paese».
Secondo molti analisti però le motivazioni dell’attenzione di Harper per la spedizione di Franklin, oltre che a una genuina passione che gli viene ampiamente riconosciuta, sono dovute anche a un più generale interesse ad affermare l’egemonia del Canada sul mar Glaciale Artico: con lo scioglimento dei ghiacci, la rotta che collega l’Atlantico al Pacifico attraverso le isole canadesi sta diventando sempre più facile da navigare, e si prevede possa diventare economicamente strategica. Sempre per via del ritiro dei ghiacci si stanno aprendo nuove possibilità di estrarre petrolio, gas naturale e metalli preziosi. Da diversi anni le nazioni che possiedono territori nel Polo Nord – Stati Uniti, Russia, Canada, Norvegia e Danimarca – stanno litigando su chi possa effettivamente rivendicare la sovranità sui fondali marini dell’Artide, e il Canada in particolare sta cercando di consolidare i rapporti con le popolazioni locali. Per questo motivo Harper ogni anno visita diversi insediamenti nello Yukon e nel Nunavut, due regioni nell’estremo nord del Canada.
Un altro motivo per cui Harper voleva che fosse una spedizione canadese a ritrovare le navi dipende dalla sua appartenenza politica. Harper è il leader del Partito Conservatore del Canada, che tende a vedere romanticamente nel nord del paese il luogo dove è stata fondata la nazione, costruita su valori come il patriottismo, l’eroismo e la capacità di adattarsi alle condizioni climatiche avverse. Secondo il giornalista John Ibbitson i conservatori canadesi vogliono riscrivere i miti fondativi del paese, e il ritrovamento delle navi di Franklin si adatta perfettamente a questo tipo di narrazione.
Foto: l’immagine della nave di Franklin ottenuta con la scansione sonar. (AP Photo/Parks Canada, via The Canadian Press)