Il casino delle primarie PD in Emilia
A che punto è la scelta del candidato alle prossime elezioni regionali, tra ritiri di candidature, indagini della magistratura e malumori all'interno del partito
Quelli che fino a ieri erano i due principali candidati alle primarie del Partito Democratico per la presidenza della regione Emilia Romagna sono stati iscritti nel registro degli indagati, con l’accusa di peculato nell’ambito di un’inchiesta che prosegue da due anni sulle spese effettuate dai gruppi consiliari tra il 2010 e il 2011: Matteo Richetti (deputato) e Stefano Bonaccini (segretario regionale del PD e responsabile Enti locali in direzione nazionale). Non è ancora chiaro che cosa la Procura di Bologna contesti nello specifico a entrambi.
Qualche ora prima che circolasse la notizia dell’indagine, Richetti aveva ritirato la sua candidatura (ma i motivi non sono ancora chiari) mentre Stefano Bonaccini, ha dichiarato «di essere formalmente a disposizione per chiarire ogni eventuale addebito» e di voler «dare al più presto ogni opportuno chiarimento»: non ha detto nulla, invece, su un suo ipotetico ritiro dalle primarie. A oggi, quindi, oltre a Bonacini resta candidato Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì. Ma si parla già del fatto che le primarie potrebbero non farsi e che il PD nazionale potrebbe intervenire «per trovare una soluzione».
Da calendario, le primarie del PD di svolgeranno il prossimo 28 settembre, in tempo per le elezioni di novembre, rese necessarie dopo che all’inizio di luglio il governatore in carica Vasco Errani si è dimesso per una condanna in appello per falso ideologico.
Il ritiro di Richetti
Dopo la notizia dell’indagine a suo carico, l’avvocato di Matteo Richetti ha precisato che «la decisione del ritiro» dalle primarie «è stata una sua scelta politica per ragioni personali e per tenere unito il partito. Una scelta politica che non ha nulla a che vedere con questa che è una vicenda giudiziaria. Sono due cose disgiunte anche se mi rendo conto che la contemporaneità possa apparire singolare. Tuttavia conoscevamo da tempo l’esistenza di questo procedimento e vista la posizione che Richetti ricopriva era molto probabile che le indagini, perché di questo semplicemente si tratta, fossero anche su di lui».
Richetti aveva annunciato la decisione di ritirarsi inviando prima qualche riga ai suoi sostenitori («Ragazzi tutti, mandare questo messaggio mi costa un fegato nuovo») e poi scrivendo un messaggio su Facebook che parlava appunto dell’unità del partito e non faceva riferimento ad alcuna indagine: la sua candidatura avrebbe messo a rischio questa unità. La terza ipotesi, circolata sui giornali e attribuita a indiscrezioni provenienti dal partito, era che tra le motivazioni potessero esserci «forti pressioni da Roma» arrivate nelle ultime ore. A rispondere su questo è stata Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme, che ha detto: «Non è stato Renzi a chiedere a Richetti di non candidarsi».
Le candidature di Richetti e Bonaccini
Le candidature di Richetti prima e di Bonaccini poi erano state il risultato di una complessa fase di trattative finite male. Era infatti fallito un lungo tentativo di mediazione all’interno del partito su una candidatura “unitaria” che avrebbe ottenuto il sostegno di Pier Luigi Bersani, di Vasco Errani e anche di Matteo Renzi e che avrebbe messo in dubbio la necessità stessa di fare le primarie. Si era fatto il nome di Daniele Manca, sindaco di Imola e presidente dell’Anci dell’Emilia Romagna e si era parlato di ipotetiche contropartite in caso di rinuncia a candidature alternative a quella di Manca.
Comunque fossero andate le cose, in modo inaspettato Matteo Richetti aveva annunciato la sua candidatura, Daniele Manca aveva fatto sapere che non avrebbe partecipato e Bonaccini aveva dichiarato: «Visto che non si è riusciti a comporre il quadro su un nome più condiviso possibile, ho deciso di candidarmi alle primarie». Matteo Renzi aveva commentato: «Sono due amici, sarà una bella gara, voglio loro molto bene, sarà una sfida affascinante». E qualche giorno fa a Bologna, nel suo intervento di chiusura della Festa dell’Unità, Renzi aveva detto: «Avete fatto un bel casino, ma dopo le primarie tutti per uno».
Quindi?
A questo punto, non è chiaro se le primarie si faranno oppure no e se il partito nazionale cercherà, di nuovo, di trovare un candidato unitario. Che saltino le primarie è un’ipotesi piuttosto lontana: attualmente ci sono comunque due candidati (Bonaccini e Balzani) che hanno presentato le firme richieste per poter partecipare. Per quanto riguarda un terzo candidato che abbia l’appoggio delle varie “correnti” all’interno del partito è tornata a circolare l’ipotesi di Daniele Manca, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio o del ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Se così fosse, bisognerebbe a quel punto vedere che cosa potrebbero decidere Bonaccini e Balzani.