La biblioteca del futuro
È l'ambizioso progetto di un'artista scozzese: cento libri di diversi autori, uno per anno, saranno scritti e tenuti nascosti fino al 2114
Ad agosto scorso la 33enne artista scozzese Katie Paterson ha ideato e presentato un progetto che si chiama Future Library (“Biblioteca del futuro”), la cui completa realizzazione richiederà cento anni: ogni anno un diverso autore famoso sarà invitato a scrivere un’opera che sarà custodita nella biblioteca fino al 2114 senza che nessuno possa leggerla. Nel 2114, poi, tutti i libri saranno stampati utilizzando carta proveniente da mille alberi piantati esplicitamente per questa iniziativa nella foresta del Nordmarka di Oslo, in Norvegia. Paterson ha anche annunciato il nome della prima persona scelta da un gruppo di esperti e invitata a partecipare al progetto: la scrittrice e poetessa canadese Margaret Atwood. «Questo progetto, se non altro, crede che la specie umana sarà ancora in giro tra un secolo», ha detto Atwood.
Atwood – che ha 74 anni e ha ricevuto diversi premi per libri come Il racconto dell’ancella, L’assassino cieco e la trilogia MaddAddam – ha già cominciato a lavorare al libro che consegnerà a Future Library durante una cerimonia ufficiale che si terrà nel 2015. Paterson ha detto: «Era il mio sogno che Atwood scrivesse per Future Library. Immagino le sue parole crescere tra gli alberi, un’energia mai vista, attivata e materializzata, e gli anelli degli alberi diventare capitoli dei libri». L’area della foresta del Nordmarka in cui sono stati piantati gli alberi a maggio scorso è stata donata esplicitamente per l’iniziativa dalla città di Oslo. I manoscritti degli autori saranno invece conservati in una stanza speciale ricavata nella nuova biblioteca pubblica di Deichmanske, che aprirà nel 2018 a Bjørvika, Oslo: la stanza sarà internamente tappezzata con legni provenienti dalla foresta del Nordmarka.
Paterson ha detto che i cento contributi saranno «di autori di qualsiasi età e nazionalità, di qualsiasi stile e genere o insieme di generi, e di qualsiasi lingua», che sarà ciascun autore a decidere la lunghezza del testo che donerà all’iniziativa, e che soltanto il titolo del libro e il nome dell’autore saranno mostrati nella stanza della biblioteca, e niente altro. «Mi spaventa un po’ pensare che molti degli scrittori del progetto non sono ancora nati», ha detto Paterson. Atwood dice invece di non essere spaventata dall’idea e dalla consapevolezza che almeno una sua opera non sarà certamente pubblicata mentre lei è ancora viva, anzi: «così non devi trovarti in giro quando in caso di buone recensioni è tutto merito dell’editore, e in caso di cattive recensioni è tutta colpa tua», ha scherzato con il Guardian.
«È il genere di cosa a cui rispondi subito sì o no, e non stai lì a pensarci troppo», ha aggiunto Atwood, spiegando che questa iniziativa le ha ricordato l’usanza di seppellire piccoli oggetti quando si è bambini, «sperando che qualcuno in un futuro lontano li dissotterri». Atwood si è detta anche convinta che i lettori del 2114 avranno probabilmente bisogno di «un paleo-antropologo per tradurre parti del testo», perché «certamente in cent’anni il linguaggio sarà cambiato, magari non come tra il 1400 e oggi, ma comunque sarà diverso in qualche modo».