Cosa fa la NATO con l’Ucraina
Una riunione in Galles dopodomani, con Obama e l'Ucraina invitata; un nuovo contingente di 4mila uomini; maggiori attenzioni in Estonia, Polonia e Romania
Giovedì e venerdì si terrà in Galles, nel Regno Unito, una riunione tra i rappresentanti degli stati membri della NATO alla quale parteciperà anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, dedicata soprattutto alla situazione in Ucraina e alla guerra condotta dai separatisti filorussi: lunedì l’esercito ucraino si è dovuto ritirare dall’area strategicamente rilevante dell’aeroporto di Luhansk. Secondo le anticipazioni di diversi media internazionali che citano fonti NATO, durante la riunione sarà decisa l’istituzione di un contingente militare che possa essere impegnato in tempi rapidi nell’est dell’Europa, per fare da deterrente alle azioni militari organizzate dal governo russo e per rispondere a eventuali attacchi.
Il contingente NATO
La NATO dovrebbe coinvolgere nell’operazione circa 4mila soldati, pronti a essere impegnati sul terreno in meno di 48 ore. I militari potranno fare affidamento su strumentazioni, armi ed equipaggiamenti già predisposti o in fase di allestimento in alcuni luoghi strategicamente importanti dell’Europa orientale. La NATO condurrà anche nuove esercitazioni e test per organizzare meglio la sua forza di intervento, e al tempo stesso mostrare al governo della Russia le sue capacità di risposta nel caso di un’offensiva.
Il piano su una forza militare di deterrenza è l’accordo più importante che gli stati membri della NATO dovranno raggiungere durante l’incontro di questa settimana, e si tratta di un punto fondamentale della strategia di Obama per affrontare la crisi ucraina. La sua partecipazione in persona alla riunione serve per dimostrare l’impegno degli Stati Uniti nel mantenere una forte presenza all’interno della NATO. Obama visiterà anche brevemente l’Estonia, uno dei paesi che secondo diversi analisti potrebbe correre dei rischi rispetto a potenziali nuove minacce del presidente russo Vladimir Putin, che fino a ora ha condotto le sue politiche espansionistiche nell’Europa orientale senza incontrare particolari ostacoli, come dimostrato dall’annessione della Crimea effettuata nel marzo scorso.
“Una grande guerra alle porte”
Il presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko, ha nuovamente accusato il governo della Russia di interferire nei combattimenti tra esercito ucraino e separatisti filo-russi nell’est del paese, parlando di una vera e propria “aggressione militare da parte di un paese confinante” che ha un duro impatto sull’andamento del conflitto. Poroshenko aveva già accusato in passato il governo russo di avere avviato di fatto un’invasione dell’Ucraina, circostanza costantemente negata dalla Russia, che dice invece di avere ammassato truppe e mezzi militari al confine tra i due paesi per tutelare i propri interessi. Il ministro della Difesa ucraino ha parlato di una “grande guerra alle porte, una cosa che l’Europa non vedeva dalla fine della Seconda guerra mondiale”. Il ministero degli Esteri russo ha definito “incredibili” e inaccettabili le accuse del ministro ucraino, con toni altrettanto aggressivi.
L’incontro della NATO in Galles non servirà solamente per stabilire un sistema di risposta rapido nel caso di attacco, ma anche per rassicurare gli stati membri più deboli sulla disponibilità dei paesi con maggiori risorse a difenderli e a dare loro sostegno. L’obiettivo è di dimostrare alla Russia che la NATO non sta sottovalutando le azioni militari nell’Ucraina dell’est, dove secondo l’organizzazione sono impegnati soldati russi al fianco dei separatisti. Il segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, ha spiegato che l’iniziativa “darà rassicurazioni sulla nostra disponibilità di forze ed equipaggiamenti adatti nel posto giusto al momento giusto”.
NATO e articolo 5
L’Organizzazione del Trattato Atlantico del Nord (NATO) esiste dal 1949 e fu fondata dai principali stati occidentali per tutelare i loro interessi, soprattutto di integrità territoriale, allora potenzialmente minacciati dall’Unione Sovietica e dai suoi stati satellite. L’organizzazione ha avuto un ruolo importante nel corso della Guerra Fredda – la contrapposizione tra i blocchi di alleanze che facevano capo a Stati Uniti e Unione Sovietica – e della cosiddetta politica della “deterrenza”. Caduto il muro di Berlino, a partire dagli anni Novanta la NATO ha iniziato un lento e continuo processo di riforma, che tra le altre cose ha portato ad aperture e collaborazioni proprio con la Russia, in buona parte sospese quest’anno dopo i fatti in Ucraina.
Attualmente fanno parte della NATO 28 stati, 22 dei quali sono membri dell’Unione Europea:
Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Baessi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Stati Uniti, Grecia, Turchia, Germania, Spagna, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia, Albania e Croazia.
Una delle regole più conosciute e discusse cui devono aderire tutti gli stati membri della NATO è l’articolo 5, di cui si è parlato molto anche in questi giorni. Stabilisce che ogni attacco subito da uno stato membro deve essere considerato come un attacco all’intera alleanza, che ha quindi il dovere di intervenire per rispondere in modo coordinato e unitario. Molti osservatori hanno fatto presente che se l’Ucraina facesse parte della NATO, una risposta militare da parte dell’organizzazione sarebbe inevitabile, una volta appurato il coinvolgimento della Russia negli attacchi. Attualmente l’Ucraina è in una sorta di lista di attesa per entrare nella NATO, processo lungo e che richiede diversi anni per essere attuato, ma diversi esponenti politici del paese vorrebbero accelerare la procedura per entrarvi il prima possibile alla luce di quanto sta accadendo nell’est del paese. Su questa eventualità gli stati membri più grandi della NATO hanno diverse perplessità.
All’incontro in Galles della NATO parteciperà anche Poroshenko, come osservatore esterno, per spiegare le necessità dell’Ucraina in questa fase del conflitto. L’organizzazione dovrebbe concordare sullo stanziamento di nuovi fondi e risorse come il carburante per l’utilizzo dei mezzi militari. La fornitura diretta ed esplicita di armi all’Ucraina resta un’ipotesi da escludere, anche se è al centro di un intenso dibattito, soprattutto negli Stati Uniti dove diversi membri del Congresso hanno invitato a dare maggiore sostegno all’esercito ucraino.
Mikhail Popov, vicepresidente del consiglio di sicurezza che offre consulenza al governo russo, ha spiegato che la Russia rivedrà la propria strategia militare anche sulla base delle iniziative avviate dalla NATO, compresi eventuali piani di espansione delle attività militari negli stati confinanti.
Presenza più visibile
Benché i rapporti tra Russia e Occidente siano nuovamente difficili, è probabile che nell’incontro di fine settimana della NATO si ribadirà la necessità di non violare gli accordi sottoscritti con il governo russo negli ultimi decenni, dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Uno di questi, concordato nel 1997, prevede l’impegno da parte della NATO a non organizzare e stabilire contingenti armati in forma permanente negli stati dell’Europa orientale. Rasmussen ha spiegato che si pensa a organizzare contingenti in grado di spostarsi spesso e senza una collocazione fissa nell’Europa dell’est, aggiungendo che in seguito alle decisioni di Vladimir Putin sarà inevitabile avere una “presenza più visibile della NATO” in alcune aree strategiche “per tutto il tempo che sarà necessario”. Ci saranno anche più pattugliamenti e ricognizioni aeree nelle repubbliche baltiche, sulla Polonia e sulla Romania.
Foto: il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen in una conferenza stampa il 1° settembre a Bruxelles, JOHN THYS/AFP/Getty Images