Il problema dell’orso M4 in Veneto

Repubblica racconta la storia di un orso chiamato M4 che nelle Alpi venete ha ucciso 23 vacche da giugno ad oggi: gli allevatori chiedono che venga ucciso

Una estesa discussione, che ha coinvolto anche diversi esponenti politici, è cresciuta di nuovo nelle ultime settimane intorno al tema degli animali selvaggi e pericolosi ma anche in pericolo in alcune regioni italiane. Intorno a cosa fare di un’orsa catturata in Trentino ci sono state manifestazioni e proteste. Su Repubblica di sabato, invece, Jenner Meletti ha raccontato le preoccupazioni e i problemi degli allevatori delle malghe con un altro orso, in Veneto.

I camion sono già pronti. Via tutti dalle malghe: vacche e manze, pecore, asini e uomini. Via anche i cani, che tanto non servono a nulla. Da quando su queste montagne è arrivato l’orso, stanno sempre accanto alla casa, tremano e non seguono più le vacche al pascolo. Malga di Campo Mandriolo, altezza metri 1.709, al confine con il Trentino. «Andiamo via subito — dicono Fabio e Modesto Spiller dell’azienda agricola La Ferrata — anche se dovremmo restare fino al 30 settembre. L’orso mi ha distrutto la mandria. Dal 21 giugno ad oggi ha ucciso 8 vacche e un vitello. Ne ha ferite altre due, che poi ho dovuto abbattere. Mi restano altre 58 vacche e una ventina di vitelli, ma non so dove siano. L’orso non fa male solo alle mucche che colpisce. Crea il panico e le bestie terrorizzate scappano nei boschi, cadono nei dirupi».

In qualche malga accendono i fuochi, quando scende il buio. Sperano di tenere lontano M4, dove M sta per maschio e 4 è il numero della provetta con il suo Dna. M4 ha anche un nome, Genè, e un soprannome: il Biondo, perché accanto alle bestie ammazzate sono stati trovati peli del collo di questo colore. Due quintali di peso, sei anni di vita. È l’orso più predatore d’Italia. L’anno scorso ha ucciso 15 bovini sul monte Baldo (8 sul versante trentino, 7 su quello veneto) e da metà giugno ad oggi 23 fra vacche, manze e vitelli, 2 asini e una capra nell’altopiano di Asiago. «Quanti siano i bovini dispersi — dice Fabio Spiller — lo scoprirò se e quando potrò radunare gli animali scappati. Ho già trovato anche vitelli morti che non sapevo nemmeno fossero nati. In malga le vacche sono sempre all’aperto e quando partoriscono nascondono il piccolo per proteggerlo dai predatori. Lo prendono con sé tre o quattro giorni dopo, quando cammina bene. Ho visto uno di questi vitellini morti accanto alla madre che era stata sventrata dall’orso e non poteva dargli il latte. Viene da piangere, quando trovi la vacca con gli occhi sbarrati dal terrore, con la schiena spezzata dalla zampata dell’orso, la pancia aperta e ancora viva. Quelli che parlano della libertà dell’orso, della sua natura di predatore e del suo benessere, dovrebbero venire qui e osservare le mie bestie massacrate».

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foto: un orso bruno nel bioparco di Roma (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/GettyImages)