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  • Scienza
  • Domenica 31 agosto 2014

Il problema dell’orso M4 in Veneto

Repubblica racconta la storia di un orso chiamato M4 che nelle Alpi venete ha ucciso 23 vacche da giugno ad oggi: gli allevatori chiedono che venga ucciso

Una estesa discussione, che ha coinvolto anche diversi esponenti politici, è cresciuta di nuovo nelle ultime settimane intorno al tema degli animali selvaggi e pericolosi ma anche in pericolo in alcune regioni italiane. Intorno a cosa fare di un’orsa catturata in Trentino ci sono state manifestazioni e proteste. Su Repubblica di sabato, invece, Jenner Meletti ha raccontato le preoccupazioni e i problemi degli allevatori delle malghe con un altro orso, in Veneto.

I camion sono già pronti. Via tutti dalle malghe: vacche e manze, pecore, asini e uomini. Via anche i cani, che tanto non servono a nulla. Da quando su queste montagne è arrivato l’orso, stanno sempre accanto alla casa, tremano e non seguono più le vacche al pascolo. Malga di Campo Mandriolo, altezza metri 1.709, al confine con il Trentino. «Andiamo via subito — dicono Fabio e Modesto Spiller dell’azienda agricola La Ferrata — anche se dovremmo restare fino al 30 settembre. L’orso mi ha distrutto la mandria. Dal 21 giugno ad oggi ha ucciso 8 vacche e un vitello. Ne ha ferite altre due, che poi ho dovuto abbattere. Mi restano altre 58 vacche e una ventina di vitelli, ma non so dove siano. L’orso non fa male solo alle mucche che colpisce. Crea il panico e le bestie terrorizzate scappano nei boschi, cadono nei dirupi».

In qualche malga accendono i fuochi, quando scende il buio. Sperano di tenere lontano M4, dove M sta per maschio e 4 è il numero della provetta con il suo Dna. M4 ha anche un nome, Genè, e un soprannome: il Biondo, perché accanto alle bestie ammazzate sono stati trovati peli del collo di questo colore. Due quintali di peso, sei anni di vita. È l’orso più predatore d’Italia. L’anno scorso ha ucciso 15 bovini sul monte Baldo (8 sul versante trentino, 7 su quello veneto) e da metà giugno ad oggi 23 fra vacche, manze e vitelli, 2 asini e una capra nell’altopiano di Asiago. «Quanti siano i bovini dispersi — dice Fabio Spiller — lo scoprirò se e quando potrò radunare gli animali scappati. Ho già trovato anche vitelli morti che non sapevo nemmeno fossero nati. In malga le vacche sono sempre all’aperto e quando partoriscono nascondono il piccolo per proteggerlo dai predatori. Lo prendono con sé tre o quattro giorni dopo, quando cammina bene. Ho visto uno di questi vitellini morti accanto alla madre che era stata sventrata dall’orso e non poteva dargli il latte. Viene da piangere, quando trovi la vacca con gli occhi sbarrati dal terrore, con la schiena spezzata dalla zampata dell’orso, la pancia aperta e ancora viva. Quelli che parlano della libertà dell’orso, della sua natura di predatore e del suo benessere, dovrebbero venire qui e osservare le mie bestie massacrate».

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foto: un orso bruno nel bioparco di Roma (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/GettyImages)