Le nuove proteste in Pakistan
Almeno una persona è morta e 400 sono rimaste ferite negli scontri tra polizia e manifestanti guidati da un ex campione di cricket che chiedono le dimissioni del governo
Nella notte tra sabato e domenica, ad Islamabad, in Pakistan, ci sono stati scontri tra i manifestanti anti-governativi e la polizia che ha sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Almeno uno dei manifestanti è morto e altri 400 sono rimasti feriti. I manifestanti hanno cercato di raggiungere la residenza del primo ministro Nawaz Sharif del quale chiedono le dimissioni. Le proteste di questi giorni sono cominciate due settimane fa e sono guidate dal popolarissimo ex campione di cricket Imran Khan, leader del partito Pakistan Tehrik-i-Insaaf (PTI). Sharif è accusato di aver commesso dei brogli nelle elezioni del 2013 e negli ultimi mesi ci sono stati numerose proteste per chiedere le sue dimissioni. A giugno 14 manifestanti sono stati uccisi in una di queste manifestazioni e l’opposizione chiede che Sharif sia processato perché coinvolto nei loro omicidi.
La situazione in Pakistan resta molto complicata e questa settimana, nello scontro tra governo e partiti di opposizione, è entrato anche l’esercito. Secondo alcuni leader dei manifestanti, l’esercito pakistano avrebbe offerto una “mediazione” per giungere a una soluzione pacifica della crisi. Secondo molti analisti questa “mediazione” potrebbe essere l’anticamera di un colpo di stato militare. Il Pakistan è un paese che è stato governato dall’esercito per gran parte della sua storia. L’attuale primo ministro venne estromesso dal potere una prima volta nel 1999 proprio grazie a un colpo di stato appoggiato dai militari che portò al potere l’allora generale Pervez Musharraf.
Attualmente l’esercito sembra più vicino alle posizioni di Khan e del suo alleato Tahir ul-Qadri, leader del partito Pakistan Awami Tehreek (PAT, Movimento del popolo pakistano). Sharif, come in passato, resta un avversario dell’esercito. Nell’ultimo anno ha cercato di aumentare il controllo del governo civile sull’esercito e di migliorare le relazioni con l’India e l’Afghanistan. Inoltre, ha appoggiato il processo per tradimento nei confronti dell’ex generale Musharaff, secondo molti, irritando ulteriormente i capi dell’esercito. Il suo partito, la Lega dei Musulmani Pakistani, è un partito conservatore e di ispirazione religiosa.