Immagini dall’epidemia di Ebola, in Sierra Leone
Un reportage del Washington Post dai villaggi più colpiti dal contagio e dal centro di cura di Medici Senza Frontiere
di Todd C. Frankel – The Washington Post @tcfrankel
La provincia di Kailahun, in Sierra Leone, è al centro dell’area del contagio da Ebola: metà del casi di Ebola del paese sono stati registrati in questa zona. La provincia confina con la Guinea e la Liberia, le altre due nazioni più duramente colpite dall’epidemia di Ebola peggiore della storia.
A Kailahun Medici Senza Frontiere ha fondato un centro di cure con più di 80 posti letto. Prendersi cura dei pazienti di Ebola è un lavoro terribile e stressante. Il virus si trasmette attraverso i fluidi corporei: sangue, urina e sudore. I membri dello staff medico indossano un equipaggiamento protettivo che li copre dalla testa ai piedi. Viene tutto lavato con acqua clorata, la disinfezione è fondamentale. Non c’è cura verificata per l’Ebola, e il tasso di sopravvivenza è attorno al 50 per cento.
Lo staff non si occupa soltanto dei pazienti, ma anche della sepoltura dei morti. Le cerimonie tradizionali prevedono che siano i membri della famiglia a lavare il corpo e toccarlo prima della sepoltura. Ma il corpo di una persona morta di Ebola è estremamente contagioso. Il virus cola letteralmente dalla pelle. Molti casi di trasmissione della malattia si devono alle pratiche tradizionali che precedono la sepoltura. La Croce Rossa è stata quindi incaricata di occuparsi dei corpi delle persone che si sospetta siano morte di Ebola.
Da quando è cominciata l’epidemia nell’Africa Occidentale, più di 240 operatori sanitari sono stati infettati. «Il peso emotivo di fare questo lavoro è alto», ha detto Walter Lorenzi, capo della spedizione di Medici Senza Frontiere in Sierra Leone. «Lo stress può esserlo altrettanto».
@The Washington Post 2014